Kiev apre a un vertice di pace “il prima possibile, magari a luglio“, mentre Mosca accoglie positivamente l’iniziativa lanciata da Papa Francesco. Mentre sul terreno continua lo scontro tra gli eserciti russo e ucraino, con bombardamenti che si sono registrati anche nella notte e nella mattinata di venerdì, dai vertici dei due governi arrivano flebili segnali di distensione che potrebbero rappresentare la base per dei colloqui di pace. Colloqui che non possono però partire senza un cessate il fuoco.

Non è da escludere che possa trattarsi di una strategia per prendere tempo, con gli eserciti di entrambe le parti estremamente provati da oltre un anno di guerra senza sosta e con le scorte militari che iniziano ad andare in sofferenza, ma le parole pronunciate in giornata fanno ben sperare gli osservatori e tutti gli attori che puntano alla pace. A parlare per prima è stata la Russia attraverso il suo ministero degli Esteri che “valuta positivamente” l’iniziativa del Papa per una missione di pace per l’Ucraina. Parole in contrasto con quelle ben più dure usate a pochi minuti di distanza dal vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev, che però ha ormai abituato l’opinione pubblica a dichiarazioni che innalzino la tensione tra le parti: l’ex presidente ha affermato che il conflitto in Ucraina potrebbe continuare per “decenni” se “l’essenza stessa del governo neonazista” di Kiev non viene eliminata. “Questo conflitto sarà duraturo, forse decennale. È una nuova realtà, nuove condizioni di vita”, ha affermato aggiungendo che se il governo ucraino in carica resterà al potere “ci saranno tre anni di tregua, altri due di conflitto e poi tutto ricomincerà” di nuovo.

Le dichiarazioni più rilevanti sono invece quelle che arrivano dal capo dell’ufficio presidenziale ucraino, Andriy Yermak, in un’intervista all’agenzia di stampa russa Interfax. Yermak ha detto che un vertice per la pace “è necessario” e l’Ucraina vuole che si tenga “il prima possibile, l’ideale sarebbe luglio”. Tuttavia, ha precisato seguendo la linea tracciata dal presidente Zelensky durante gli ultimi incontri diplomatici con i leader europei e cinesi, la base per questo summit dovrebbe essere il piano di 10 punti presentato da Kiev. Ed è questo lo scoglio da superare per le diplomazie.

“Oggi è necessario un vertice di pace – ha spiegato Yermak – Tutti comprendono questo fatto. Inoltre, tutti accettano come assolutamente logica e giusta l’argomentazione secondo cui il piano di pace ucraino dovrebbe esserne la base. I 10 punti del Presidente Volodymyr Zelenskyy. Ora la posizione dell’Ucraina è chiara, il nostro piano è la base, ma siamo pronti ad ascoltare tutti quei Paesi che rispettano la nostra sovranità e integrità territoriale. Siamo pronti ad accettare alcuni elementi di altre proposte”. Anche sulle modalità e tempistiche, Yermak dà delle indicazioni: “Attualmente ci si interroga su dove e quando tenere il vertice di pace. Naturalmente, vogliamo che si tenga il prima possibile. L’ideale sarebbe a luglio. Sono in corso consultazioni in merito. È molto importante che si tratti di un vertice a cui partecipino sicuramente i leader del Sud globale. E, secondo le mie sensazioni, siamo molto vicini al successo di queste consultazioni. Ci aspettiamo un gran numero di partecipanti al vertice”.

Ad accogliere positivamente le dichiarazioni delle parti è anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha ribadito: “Tutte le iniziative di pace verranno sostenute, purché poi la pace non sia la sconfitta dell’Ucraina“. Non sono ancora arrivate le reazioni di Cina e Usa, i due altri grandi interlocutori nel conflitto, anche se da Washington, dopo le operazioni militari che hanno portato allo sconfinamento di uomini legati a Kiev nella regione russa di Belgorod, è arrivato un altro avvertimento all’Ucraina sul fatto che questo tipo di azioni non saranno sostenute dagli alleati americani: “Abbiamo ancora una volta reso molto chiaro agli ucraini quali sono le nostre aspettative sull’attaccare la Russia. Non vogliamo incoraggiarlo o consentirlo e di sicuro non vogliamo che nessuna attrezzatura prodotta negli Stati Uniti venga utilizzata per attacchi sul suolo russo – ha affermato John Kirby in un’intervista – E abbiamo ottenuto assicurazioni dagli ucraini che rispetteranno queste aspettative. Siamo stati molto chiari sul fatto che vogliamo che l’Ucraina sia in grado di difendere il proprio suolo, il proprio territorio. Sono stati attaccati. Sono stati invasi. Hanno il diritto di difendersi. Ma siamo anche stati chiari che non vogliamo vedere questa guerra intensificarsi oltre, la devastazione e la violenza che è già stata inflitta al popolo ucraino”.

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