Sono stati caricati su un furgone bianco, senza alcun simbolo di riconoscimento, poi fatti salire su un motoscafo che li ha portati su un mezzo della Guardia Costiera greca che li ha portati al largo del Mar Egeo e lasciati lì, su un gommone gonfiabile, in balia delle correnti, fino a quando a recuperarli è stata la Guardia Costiera turca per riportarli sulle rive del Paese anatolico. Sembra la cronaca, a ritroso, di uno dei tanti viaggi della disperazione verso l’Europa intrapreso da persone in fuga da guerre e povertà. Invece, quello mostrato nelle immagini pubblicate in esclusiva dal New York Times è un respingimento illegale, attuato in violazione di ogni norma Ue e trattato internazionale sul diritto d’asilo, nei confronti di 12 migranti provenienti dal Corno d’Africa e avvenuto l’11 aprile 2023.

Questo viaggio, con tutti i rischi legati alle violenze dei trafficanti e il pericolo dei naufragi, questi migranti lo avevano già fatto. Ma un giorno, quando ormai si trovavano in pianta stabile sull’isola greca di Lesbo, uomini mascherati li hanno radunati, spogliati dei loro averi e li hanno fatti salire sul furgone bianco che, anche se non lo sapevano ancora, per loro significava deportazione: “Hanno detto che lavoravano per Medici senza frontiere“, ha poi spiegato una delle protagoniste ai microfoni del Nyt. Tra di loro non c’erano solo uomini, ma anche donne giovani e anziane e addirittura dei bambini, il più piccolo ha appena 6 mesi. “Non ci aspettavamo di sopravvivere quel giorno – ha raccontato Aden, una 27enne della Somalia – Quando ci hanno messo sulla zattera gonfiabile, lo hanno fatto senza alcuna pietà”.

Non è possibile sapere quante altre persone hanno dovuto affrontare questo trattamento illegale in passato, fin dai primi giorni dell’accordo sui migranti firmato da Unione europea e Turchia nel marzo 2016. Questa volta a ‘incastrare’ le autorità greche e turche è stato un attivista che ha ripreso tutte le operazioni di respingimento illegale e consegnato il video al New York Times che ha svolto tutte le verifiche, arrivando alla conclusione che le immagini sono autentiche. Anche perché i reporter sono riusciti a rintracciare le persone coinvolte in Turchia e a raccogliere le loro testimonianze. Alcuni di loro indossavano ancora gli stessi vestiti che portavano anche nel video.

Un’altra conferma arriva dalle informazioni diffuse da Msf dopo la pubblicazione dell’inchiesta. In un breve comunicato, il team di Medici senza frontiere spiega che a Lesbo, l’11 aprile scorso, erano arrivate 103 persone, ma che loro erano riusciti a soccorrerne solo 91: ne mancavano 12, lo stesso numero di coloro che sono stati respinti. “A Lesbo i pazienti di Msf hanno più volte raccontato di essere state vittime di respingimenti traumatici da parte delle autorità di frontiera – si legge nella nota – Le autorità greche e dell’Ue devono prendere in considerazione queste segnalazioni e accuse ampiamente documentate da diversi attori, assicurando canali sicuri e condizioni di accoglienza adeguate per chi cerca protezione”.

Il quotidiano ha chiesto un commento al governo greco, che però non ha mai risposto, ma durante la sua campagna elettorale a Lesbo, in vista delle elezioni generali del 21 maggio, il primo ministro Kyriakos Mitsotakis ha difeso le politiche migratorie “dure ma giuste” del suo governo e si è vantato di un calo del 90% nell’arrivo di “migranti illegali”, precisando di non aver mai maltrattato i migranti, a differenza di quanto riportato da numerosi report di agenzie internazionali.

Foto: fotogramma dei video pubblicati dal New York Times

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