È allarme povertà. Gli aiuti alimentari alle famiglie sono in aumento del 135% rispetto al 2019 e del 18% rispetto a cinque anni fa. A dare questi numeri, mai visti prima, è la rete francescana di “Operazione pane” in occasione della giornata mondiale della famiglia. Giampaolo Cavalli, direttore dell’ “Antoniano” che gestisce il coordinamento composto da diciotto strutture in tutt’Italia, è stupito: “Questi dati hanno spaventato anche noi che ogni giorno tocchiamo con mano la povertà. Quando abbiamo messo in fila i numeri ci siamo accorti di una situazione davvero grave; la congiuntura della pandemia e della guerra ci ha portato qui: ogni mese distribuiamo 4.400 ceste alimentari, una media di 143 al giorno”. Dati che vanno di pari passo con quelli raccolti dal fatto.it alla struttura milanese di “Pane quotidiano”: “Nel 2022 abbiamo registrato circa un milione e 200 mila passaggi nelle nostre sedi”, aveva spiegato piega al nostro giornale online Luigi Rossi, vicepresidente della onlus del capoluogo lombardo.

Nel 2022 “Operazione Pane” ha aiutato circa 1.400 famiglie, tra queste più di 800 mamme, quasi 700 papà e 1.500 bambini. Ed è quest’ultimo dato a preoccupare maggiormente. “Per i bambini che crescono in contesti di povertà – spiegano i volontari francescani – è più difficile andare bene a scuola e godere di buona salute. Questi bambini, poi, rischiano più degli altri diventare a loro volta adulti sotto la soglia di povertà, senza un impiego. Da noi arrivano tante mamme e papà preoccupati per i loro bambini e ragazzi, preoccupati di non poter garantire loro cibo sufficiente, ma anche l’istruzione, le opportunità e la serenità che si meritano”.

Ma se il dato sulle famiglie è quello che colpisce di più, non vanno dimenticati gli adulti singoli che si rivolgono alle mense francescane per un pasto caldo, anch’essi in continuo aumento. Nel 2022 sono stati, infatti, quasi 39mila i pasti caldi distribuiti ogni mese da Operazione Pane – in aumento del 6% rispetto all’anno precedente – che hanno raggiunto quasi 7.000 persone (+10% dal 2021). “Si tratta di persone – spiega il direttore dell’ “Antoniano” – che avevano stipendi già ridotti al minimo e che ora si trovano a scegliere se mettere sulla tavola la cena o acquistare l’abbonamento per il bus per mandare a scuola i figli”. Cavalli non li definisce “ceto medio” preferisce parlare di persone che prima si arrangiavano e ora non riescono più. E il frate ci tiene a ribadire un concetto: “Le politiche sul reddito di cittadinanza si stanno definendo ora da parte del nuovo governo ed è presto per vederne gli effetti ma serve uno strumento che sia in grado di aiutare le persone permettendo loro di tornare a progettare il futuro. Il volontariato fa la sua parte e tanto ma non può farcela da solo: le fragilità devono entrare nell’agenda della politica come priorità”. Cavalli pensa alle parole di Papa Francesco e ce le ripete: “Finché c’è povertà non c’è giustizia”.

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