“Dobbiamo ancora valutare questo tipo di configurazione atmosferica, è difficile attribuirlo direttamente ad un cambiamento climatico al momento. Quello che possiamo attribuire al cambiamento climatico è l’intensità di questi fenomeni“: ad affermarlo è la climatologa del Cnr Marina Baldi, nel suo intervento durante la trasmissione L’Italia s’è desta su Radio Cusano Campus, commentando le alluvioni che si stanno abbattendo sull’Emilia Romagna.

“È un fenomeno – spiega Baldi– che si verifica molto raramente nel mese di maggio. Fenomeni così intensi si vedono di solito nel periodo autunnale. Abbiamo l’aria fredda che arriva dal Nordest, dall’altra parte dell’Europa abbiamo invece un’aria molto più calda. Questa differenza di temperatura attira l’aria umida da Sud che va a concentrarsi sull’Adriatico. Per questo vediamo fenomeni così intensi. Queste grandi piogge seguono un periodo molto siccitoso durato quasi anni”.

Secondo la climatologa, “la formazione di queste perturbazione dipende dalla differenza di temperature su grosse aree. Noi siamo su un territorio molto stretto e allungato sul Mar Mediterraneo quindi siamo nel pieno di questi fiumi di aria umida che viene dalle zone tropicali. Abbiamo avuto temperature molto miti – conclude Baldi – durante tutto l’inverno e sicuramente questo favorisce il fatto che abbiamo molta più energia in atmosfera che si è scaricata prima sulla Sicilia e adesso sull’Emilia-Romagna; piano piano andrà dissolvendosi, ci vorrà ancora qualche giorno”.

Alla voce di Marina Baldi si unisce quella di Massimiliano Pasqui, anche lui climatologo e ricercatore del Cnr, che si sta occupando del monitoraggio in diretta della valanga d’acqua che ha invaso Ravenna, Forlì, Bologna e le città nel nord della Marche: “Siamo davanti a un evento fotocopia di quanto ha già martoriato queste province un paio di settimane fa, tra il 1 e il 4 maggio”, sottolinea l’esperto al Corriere della Sera.

“Per dare un’idea: negli ultimi due mesi da queste parti è caduta il doppio della pioggia che scende normalmente”, ha spiegato Pasqui. Ma la gravità della situazione, assicura il climatologo, sarebbe data dal fatto che le precipitazioni si sono concentrate in pochi giorni, tra il 1 e il 4 maggio e dalla mezzanotte del 15, “ribaltando lo scenario di siccità che sull’intero Mediterraneo, al riparo dall’anticiclone della Azzorre che ha ceduto repentinamente, andava avanti da mesi.”

Secondo i numeri degli agglomerati urbani in pianura evidenziati dal ricercatore, su Cesena, che attualmente è tra le località dove l’allarme si fa preoccupante, in sole 18 ore si sono abbattuti 70 millimetri di pioggia a fronte di una media che, nell’intero mese di maggio, negli ultimi trent’anni è stata di 52 millimetri. Faenza, che in due settimane è stata sommersa due volte, registra 70 millimetri contro una media di 57, mentre per Bologna e Ancona i millimetri sono rispettivamente 50 e 40 contro i passati 66 e 55.

“Questa seconda ondata piovosa si è abbattuta sulla Romagna, lambendo parte dell’Emilia e delle Marche, dopo che il territorio era ancora vulnerabile per le conseguenze della prima”: come spiega Pasqui, i fiumi si sono ingrossati nuovamente quando “gli alvei erano ancora al limite della capacità di assorbire le precipitazioni, senza contare in altura i danni dei movimenti franosi” e solo una parte di quest’acqua finisce in falda, mentre il resto sta andando a sommergere campi e città.

Un fenomeno raro quello che sta accadendo nel mese di maggio, come aveva sottolineato anche Baldi, soprattutto visto che si tratta di una replica, che indubbiamente “rimarrà negli annali”: “Maggio è un mese che normalmente è ricco d’acqua ma che ora è caratterizzato da un eccesso di primavera”, spiega il climatologo. Solo fino ad aprile il fenomeno della siccità – con il Po e gli affluenti in difficoltà a causa delle piogge scarse – era tra tra le prime emergenze, ma le alluvioni non risolvono la situazione: “Alluvioni e siccità sono eventi complementari che non si annullano. Per mesi i terreni hanno perso umidità — spiega Pasqui— ma seccandosi sono rimasti privi della capacità di assorbire l’acqua piovana che, cadendo nelle quantità enormi di queste ore, passa sopra le superfici riarse, spianando la via agli allagamenti”. E conclude: “Siamo su un crinale: da una parte ci voleva l’acqua, però ne è arrivata troppa: quando si va a fare il bilancio, tutto pende largamente dalla parte negativa”.

Per Mattia Gussoni, esperto di ilMeteo.it., “lo scenario rimarrà pesantemente critico perlomeno sino a mercoledì e non solo in Emilia-Romagna: bisogna prestare attenzione a ciò che accadrà sull’Appennino romagnolo, dove le precipitazioni sono state assai maggiori rispetto alla pianura. La perturbazione viene infatti bloccata dalle alture sulle quali si scarica l’acqua che poi si riversa incontrollata a valle: anche questo spiega gli allagamenti”.

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