“La Spagna è un paese abituato ad affrontare periodi di siccità, ma come conseguenza del cambiamento climatico stiamo assistendo a fenomeni sempre più frequenti, più intesi, ai quali dobbiamo prepararci”. Con queste parole la ministra per la Transizione Ecologica Teresa Ribera ha presentato il piano anti-siccità da oltre 2 miliardi per limitare le conseguenze sull’agricoltura approvato da un consiglio dei ministri straordinario, un vertice che il governo Sànchez ha fissato alla vigilia dell’inizio della campagna elettorale per le elezioni amministrative del 28 maggio. Il problema riguarda ormai l’80% del territorio, con perdite irreversibili stimate attorno a cinque milioni di ettari di cereali, secondo un rapporto di Coag, un’organizzazione di agricoltori e allevatori. In particolare si danno per perse le coltivazioni di grano e orzo in diverse regioni: Andalusia, Extremadura, Castiglia La Mancha, Murcia, Aragón, Comunità di Madrid, Catalogna y Castiglia e León.

Tra le principali misure adottate il ministro di Agricoltura, Luis Planas, ha annunciato 784 milioni di aiuti diretti: 355 milioni saranno destinati all’allevamento e all’industria lattiera, 276,7 milioni all’agricoltura e cinque milioni all’apicoltura. Aumentano fino a 359 milioni i fondi destinati alla sovvenzione delle assicurazioni agricole. Queste risorse copriranno fino al 70% del costo di contrattazione della polizza di tutte quelle coltivazioni che hanno subito gravi conseguenze per la siccità. Agroseguro stima che gli indennizzi per i danni provocati dalla siccità raggiungeranno i 300 milioni di euro. Secondo un rapporto dell’organizzazione di assicuratori agricoli, si tratta del “più grave sinistro della storia del settore assicurativo agricolo”.

Il ministero per la Transizione Ecologica, inoltre, investirà circa 700 milioni di euro in interventi diretti nelle zone più colpite: l’obiettivo è migliorare le risorse idriche e ampliare e potenziare infrastrutture idrauliche, come le stazioni di pompaggio e i sistemi di riutilizzo delle acque reflue urbane. In ambito fiscale, i proprietari di aziende agricole o allevamenti che durante il 2023 abbiano registrato una riduzione del rendimento netto della loro attività (di un 20%, nel caso di zone soggette a limitazioni naturali, e un 30% nelle restanti) non dovranno pagare l’imposta sui beni immobili. Il decreto include anche una maggiore flessibilità dei requisiti per ottenere gli aiuti diretti della Pac (politica agricola comune) e verrà prorogato fino al 30 giugno il limite per richiedere gli aiuti comunitari.

Uno dei temi centrali della campagna elettorale per le elezioni regionali e municipali del prossimo 28 maggio è diventato proprio la siccità. I dati parlano chiaro: l’Agenzia Statale di Metereologia ha stabilito che aprile è stato il mese più caldo e più secco della serie storica (ovvero dal 1961). È stato inoltre il mese con il maggior numero di ore di sole dal 1983. Durante lo scorso aprile, si sono battuti vari record di temperatura, soprattutto tra il 25 e il 29 del mese. In particolare, il 27 è stato il giorno più caldo per un mese di aprile dal 1950. In uno degli osservatori dell’agenzia situato nell’aeroporto di Cordoba (in Andalusia) si sono registrati 38,8 gradi, la temperatura più alta registrata in un mese di aprile.

Oltre alle alte temperature, la pioggia non si è vista. Dall’1 di gennaio all’8 maggio, sono caduti 115 litri per metro quadro di pioggia, contro i 250 che rappresentano un valore normale. I primi quattro mesi del 2023 sono stati i più secchi della serie storica. La principale conseguenza della mancanza di piogge è la riduzione della riserva idrica del paese, che è scesa fino al 48,9% della sua capacità totale, secondo i dati aggiornati del governo. La media degli ultimi dieci anni è del 68,7%.

Di fronte a questo scenario, è evidente che la questione ambientale sarà sempre più protagonista nella discussione politica, soprattutto in un contesto di compagna elettorale. Nelle ultime settimane, infatti, il tema della siccità e dell’acqua è stato al centro del dibattito politico, tanto nazionale come internazionale, per una polemica legata al parco di Doñana, situato in Andalusia.

Il presidente regionale, Juanma Moreno Bonilla, del Partito Popolare, ha avanzato una proposta di legge, sostenuta anche dal partito di estrema destra Vox, che permetterebbe di aumentare l’irrigazione agricola attorno al Parco Nazionale di Doñana, regolarizzando tutte quelle coltivazioni finora illegali (sarebbero più di 1.000 gli ettari irrigati con acqua estratta irregolarmente da Doñana, secondo El País). Con un’estensione di circa 54.251 ettari, Doñana è una vasta zona umida situata nella regione del sud della Spagna e rappresenta una delle più grandi riserve ecologiche d’Europa. Tuttavia, da anni si trova in una situazione critica, che ha provocato la perdita di parte delle lagune presenti nel parco e della flora e fauna locali. Questa situazione è la conseguenza della scarsità delle precipitazioni, ma anche dell’intenso sfruttamento della falda acquifera sotterranea che alimenta il parco stesso. Attorno a Doñana, infatti, vi sono coltivazioni intensive di frutta, soprattutto fragole, che richiedono un ingente livello di irrigazione. Le serre, che si trovano all’esterno dell’area naturale, utilizzano l’acqua della stessa falda che alimenta le lagune.

La possibilità di legalizzare tutte quelle coltivazioni finora illegali non è una proposta nuova: era già stata avanzata lo scorso anno, ma era stata bloccata per le elezioni anticipate in Andalusia. Ecologisti, scientifici e lo stesso governo si sono opposti a questa decisione. L’ultima a intervenire è stata la Commissione Europea che ha inviato una lettera all’esecutivo in cui ha avvertito che adotterà tutte le misure necessarie, incluso un ricorso al tribunale, per imporre sanzioni al paese nel caso proceda la norma. Per ora l’iniziativa è stata sospesa, almeno fino alle elezioni del 28 maggio.

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