Val di Cembra, Trentino. Dopo tre elezioni andate a vuoto dal 2021 ad oggi, Lona Lases, epicentro del processo di ‘ndrangheta Perfido, andrà alle urne. I cittadini del comune di poco meno di 900 abitanti il 21 maggio prossimo potranno votare una sola lista: “Insieme per Lona Lases”. A guidarla c’è Pasquale Borgomeo, ex poliziotto in pensione spinto a candidarsi dal commissario straordinario che dal novembre 2022 guida il comune: Alberto Francini.

Nel paese epicentro di un processo già arrivato a due sentenze – una di primo grado e una di primo e secondo grado – che hanno stabilito che a Lona Lases ci fosse “una specifica struttura criminale locale, dotata di autonomia organizzativa e decisionale, con stretti collegamenti con la cosca di origine”, i legami tra imputati e cittadini continuano ad essere stretti. La struttura criminale emersa dal processo unisce ‘ndranghetisti, imprenditori e politici in una commistione tra pubblico e privato, a partire dal settore del porfido, una roccia ignea di origine vulcanica.

Oltre il processo di ‘ndrangheta – “Io non ho preso contezza di cosa c’è o non c’è: al Comune di Lona Lases quello che ho percepito è che c’è un grande imbarazzo da parte della comunità nel presentarsi alle elezioni”, afferma il candidato sindaco Borgomeo. A candidarsi insieme a lui, infatti, sono nove persone quasi tutte esterne alle dinamiche locali: solo due hanno la residenza nel comune della Val di Cembra. Tra queste c’è Paolo Molinari, che alla stampa locale ha dichiarato che la mafia a Lona Lases non c’è. “È una dichiarazione sua e se ne assume tutte le responsabilità. Io l’ho smentito categoricamente”, dice Borgomeo, che, alcuni giorni dopo quest’intervista, ha dichiarato alla stampa locale: “Molinari è fuori, perché ha detto cose che non stanno né in cielo, né in terra”. Una rottura non ancora ufficiale: se Molinari ritirasse formalmente la candidatura, infatti, cadrebbe anche la lista per mancanza del numero minimo di candidati. Ecco perché Borgomeo spiega che ufficializzerà la cacciata solo dopo le elezioni, visto che l’aspirante consigliere “tra l’altro è il nostro rappresentante di lista“. Sul processo Perfido il candidato sindaco aggiunge: “Se io non conosco nulla dell’inchiesta e tantomeno devo interessarmi perché non ho competenza, come faccio a fare un’affermazione del genere quando ci sono già state tre sentenze?”. Insomma, smentisce ma dichiara anche che non conosce cosa emerge dal primo processo di ‘ndrangheta sul territorio di Trento e che, neanche dal punto di vista delle conseguenze politiche, economiche e sociali, sta a lui occuparsene: “C’è qualcosa? Sicuramente, ma non sta a me stabilirlo”.

I legami nel post Perfido – In un comune così piccolo, però, le persone che, su più livelli, spuntano nel processo continuano spesso a far parte della vita del paese: secondo diverse fonti interne, tra le firme per la presentazione della lista elettorale c’è anche quella di Marco Casagranda, sindaco dal 2005 al 2017. Un nome di una certa importanza per i fatti che emergono da Perfido: non indagato, è però lui ad avere nominato come assessore alle cave Giuseppe Battaglia, oggi imputato con l’accusa di essere organico all’associazione mafiosa. Raggiunto al telefono, Casagranda non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Non solo. A sostenere pubblicamente la lista c’è anche Enzo Anesi, socio dell’impresa di porfido “Anesi s.r.l.” con il 25% delle quote. Una società, oggi in liquidazione, di cui era amministratore unico – e oggi liquidatore – Mario Giuseppe Nania, considerato dai pm della procura di Trento uno dei bracci armati della locale di ‘ndrangheta: Nania è imputato nel filone principale, il cui dibattimento è iniziato a fine marzo 2023. In un post su Facebook Anesi invita i compaesani ad andare a votare, affermando che “il lavoro e l’economia sono allo sfascio per colpa di alcune persone, senza scrupoli, a cui non è mai interessato il benessere del paese”. Per capire chi sono le persone citate dall’imprenditore basta andare in uno dei bar del paese: qua tutti affermano che andranno a votare per evitare che Lona Lases rimanga commissariata e quindi bloccata. La colpa di un eventuale non raggiungimento del quorum, però, secondo le persone interpellate è di una persona unica: Vigilio Valentini.

Porfido, tra gestione delle cave, attentati e attacchi – Vigilio Valentini è stato sindaco del comune della valle trentina dal 1985 al 1995 e fa parte del Coordinamento Lavoro Porfido, un coordinamento autonomo nato nel 2014 che unisce alcuni lavoratori delle cave e che da anni denuncia la presenza mafiosa nel settore. “Nell’86 abbiamo subito degli attentati perché quando siamo entrati in Comune abbiamo aumentato il canone delle cave, che era una miseria: quando tocchi il portafoglio, la gente non la prende bene”, racconta. “Hanno cominciato a minacciare, telefonavano a tutte le ore, ci sono arrivate lettere anonime. All’assessore alle cave hanno bruciato addirittura la macchina e fatto esplodere diversi chili di tritolo di fianco a casa sua”.

Secondo Valentini la lista che si presenta oggi alle elezioni è antidemocratica, perché nasce su spinta di un commissario straordinario ed è composta da persone che non fanno parte della comunità di Lona Lases: “Borgomeo vuole fare il commissario con un consiglio comunale? Che vantaggi può portare un sindaco del genere?”, si chiede. Un ragionamento che faceva, prima della presentazione della lista, anche Marco Galvagni, segretario comunale: “Io sono contrario a parlare di mancanza di un sindaco, come se potesse riassumere in sé tutto: mancano un consiglio comunale, assessori, persone che partecipano alla vita amministrativa e non siano semplicemente dei membri a supporto del sindaco di turno”. Della stessa idea è Walter Ferrari, che come portavoce del Coordinamento Lavoro Porfido da anni denuncia le irregolarità del settore. Commentando le elezioni afferma: “Potrebbe essere una buona notizia se la lista fosse stata espressa dalla popolazione di Lona Lases in un confronto trasparente e democratico. E invece ci troviamo una lista imposta dall’alto in maniera del tutto opaca”. E aggiunge: “Quelli che in questo momento lodano questa iniziativa elettorale dovrebbero ragionare alla luce di quella che è stata l’operazione Perfido”.

Così come Valentini, Ferrari e il Coordinamento Lavoro Porfido sembrano essere il capro espiatorio di una situazione ben più ampia che riguarda il sistema che emerge dal processo: sempre il candidato Paolo Molinari, dopo aver affermato che la mafia non c’è, ha dichiarato anche che il Coordinamento, presentando 56 esposti nel corso degli anni, ha terrorizzato il territorio. “Andando in procura e chiamando qui Morra (ex presidente della commissione nazionale antimafia, NdA) hanno ucciso la comunità – ha affermato al quotidiano locale “Il T” – i 5 stelle vadano al Sud a indagare, dove la mafia c’è davvero”. Dichiarazioni che Molinari, contattato più volte, non ha voluto commentare.

La linea politica provinciale – Il Movimento 5 Stelle non ha sostenuto la lista di Pasquale Borgomeo: “Più che un sindaco, svolgerà una funzione di potestà”, scherza Alex Marini, consigliere provinciale del Movimento. “Sicuramente – afferma riguardo alla situazione di Lona Lases – c’è paura all’interno della comunità locale. I componenti del Coordinamento Lavoro Porfido in passato sono stati minacciati con delle intimidazioni vere e proprie. Noi chiedevamo al presidente della Provincia di esprimere solidarietà e la risposta è stata il silenzio”. Secondo Marini gli strumenti per operare in una situazione del genere ci sarebbero, a partire da un’assemblea civica e una commissione d’accesso, ma non vengono attuati. La situazione, così, rimane incerta: “Io credo – conclude – che sia inopportuno avviare un percorso elettorale in una comunità ancora così vulnerabile”. Neanche il Partito democratico appoggia la lista, anche se la posizione è molto meno netta: “Non so chi siano i candidati, ma se venissero da fuori sarebbe un fatto sbagliato oltre che inutile”, dichiara dubbioso il segretario provinciale Alessandro Dal Ri. Al di là degli orientamenti dei partiti, Lona Lases sembra spezzata tra chi andrà a votare e chi no, mentre intanto nelle aule dei tribunali trentini continuano a celebrarsi i diversi filoni nati dall’operazione Perfido: dopo anni, si prepara all’appuntamento elettorale una comunità spaccata, in consonanza con le montagne sventrate dai cantieri di estrazione del porfido.

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