“La Corte Suprema ha annullato tutti i procedimenti legali contro Imran Khan”. Queste le parole ai media locali, riprese dall’agenzia Reuters, di Babar Awan, uno degli avvocati dell’ex primo ministro del Pakistan in custodia cautelare con l’accusa di corruzione. Khan è stato arrestato nella sede della Corte Suprema nella capitale Islamabad, martedì 9 maggio scorso. Funzionari del governo hanno affermato che Khan e sua moglie hanno ricevuto un terreno del valore di milioni di dollari come tangente da un magnate immobiliare attraverso un ente di beneficenza, il Fondo al-Qadir. Il partito di Khan, il Pakistan Tehreek-e-Insaf (Pti), ha negato tutte le accuse e chiesto ai suoi sostenitori di scendere nelle piazze per protestare contro quella che chiamano una vera e propria purga del governo e dei militari verso gli esponenti del Pti, organizzando una marcia verso il quartier generale dell’esercito. A tre giorni di distanza, l’ex premier ha poi ottenuto due settimane di libertà su cauzione.

Quali sono le accuse rivolte a Imran Khan e cos’è il Fondo al-Qadir – Il Fondo al-Qadir è un’organizzazione assistenziale non governativa fondata da Bushra Watto, la terza moglie di Khan, e l’ex premier stesso nel 2018, quando era ancora in carica. Il trust gestisce un’università fuori Islamabad dedicata alla spiritualità e agli insegnamenti islamici, un progetto fortemente voluto dall’ex first lady. Il 9 maggio il ministro dell’interno Rana Sanaullah ha dichiarato in una conferenza stampa che il fondo era in realtà una copertura per Khan per ricevere alcuni appezzamenti di terra come tangente da un magnate del mondo immobiliare (nonché uno degli uno degli uomini d’affari più ricchi e potenti del Pakistan), Malik Riaz Hussain. L’agenzia governativa per l’anticorruzione che ha arrestato Khan aveva già infatti convocato Hussain alla fine del 2022 per ricevere risposte chiare sulla terra donata al trust.

Il fondo ha ottenuto quasi 24 ettari di terra del valore di sette miliardi di rupie pakistane (circa 23 milioni di euro) e un altro grande pezzo di terra a Islamabad vicino alla casa di Khan. “Il trust ha ricevuto 180 milioni di rupie (580 mila euro) per le spese operative, ma i registri hanno mostrato solo 8,52 milioni di rupie (27mila euro, ndr)” sui libri contabili, ha aggiunto poi il ministro dell’Informazione Marriyum Aurangzeb. Secondo quanto riporta Reuters, il presunto schema fraudolento ha avuto origine con 190 milioni di sterline confiscate a Hussain dalle autorità inglesi e rimpatriate in Pakistan nel 2019 dalla Gran Bretagna secondo un accordo tra il magnate pachistano e l’agenzia britannica. Invece di metterlo nelle casse del tesoro del Pakistan, il governo di Khan ha utilizzato il denaro per pagare le multe imposte da un tribunale contro Hussain per l’acquisizione illegale di terreni governativi a un valore inferiore a quello di mercato a Karachi. Il ministro degli interni ha quindi affermato che Hussain ha ceduto la terra a Jhelum e Islamabad al fondo al-Qadir in cambio di quel favore.

Proteste e Internet down – Mercoledì le autorità pakistane hanno ordinato il dispiegamento dell’esercito negli stati del Punjab e di Khyber Pakhtunkhwa nel nord del Paese per contrastare le manifestazioni su larga scala contro l’arresto dell’ex premier pachistano. Il giorno prima, infatti, i sostenitori dell’ex primo ministro hanno preso di mira il quartier generale dell’esercito nella città di Rawalpindi, hanno assaltato la residenza di un comandante regionale di alto rango nella città orientale di Lahore e hanno dato fuoco ad almeno tre edifici in tutto il paese. Secondo quanto riporta la polizia di Islamabad, sei persone sono rimaste uccise e almeno un centinaio ferite durante gli scontri. Sempre secondo la polizia più di 2mila persone sono state arrestate in tutto il paese. Tra di loro sette dirigenti del Pti con l’accusa di aver orchestrato le proteste. Le autorità hanno anche ordinato la chiusura delle scuole in tutto il Paese e la cancellazione degli esami di fine anno mentre il ministero dell’Interno ha ordinato l’interruzione dei servizi Internet e la limitazione dell’accesso ai social network Twitter, Facebook e YouTube. Mercoledì l’esercito ha emesso un avvertimento, dichiarando che adotterà una “forte reazione” a qualsiasi attacco contro strutture statali e militari e sottolineando che la responsabilità di ciò ricade su “un gruppo che vuole spingere il Pakistan verso la guerra civile”. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha esortato le autorità pakistane a “rispettare” le procedure dello stato di diritto nei procedimenti contro Imran Khan, invitando “tutte le parti ad astenersi dalla violenza” e a ridurre l’escalation.

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