Prosegue la protesta degli studenti contro il caro affitti. Le tende restano in piedi a Milano (di fronte al Politecnico), Pavia (Piazza Da Vinci), Verona (Giardino del Polo universitario Zanotto), Padova (di fronte a Palazzo del Bo), Venezia (polo didattico di San Basilio), Bologna (Via Zamboni 36), Firenze (Biblioteca di Lettere in Piazza Brunelleschi), Modena (di fronte al polo di Economia) e Roma (di fronte alla Sapienza). E venerdì sono comparse anche nel cortile di Porta di Massa, una delle sedi dell’Università Federico II a Napoli, con un flash mob indetto dal Collettivo autorganizzato universitario. Mentre Usb e Asia, Associazione inquilini e abitanti, hanno montato una tenda anche in piazza della Scala, davanti al Comune di Milano, per chiedere di aumentare l’offerta abitativa pubblica per tutti. State smontate invece a Torino, Cagliari e Perugia, mentre verranno montate lunedì a Trento. Per il 16 maggio è stata annunciata una mobilitazione nazionale sotto le regioni, enti tra i “responsabili del caro affitti”. L’Unione degli universitari (Udu) si dice “insoddisfatta” dalle misure del governo, accusato di aver promesso risorse aggiuntive mentre i 660 milioni sbloccati giovedì “sono le solite risorse del Pnrr presenti nel piano fin dalla prima versione del 2020. Semplicemente la Commissione Europea ha dato un via libera” e il governo ha potuto eliminare il comma dell’articolo 25 del decreto 44/2022 che subordinava l’avvio delle misure di sostegno agli alloggi universitari all’ok della Ue.

Insomma: “Permangono esattamente tutte le criticità che avevamo denunciato: i fondi andranno esclusivamente a soggetti privati, i quali dovranno garantire soltanto uno sconto del 15% rispetto al canone di mercato. Il diritto allo studio passa così in secondo piano”, spiega Simone Agutoli, responsabile della questione abitativa per l’Udu. Per questa ragione le mobilitazioni non si fermano. A Verona “siamo pronti a portare avanti il presidio fino alla settimana prossima, quando la ministra Bernini arriverà per l’inaugurazione”, continua Agutoli. “Ad oggi, infatti, non ha ancora acconsentito al tavolo per affrontare la crisi abitativa. A breve presenteremo un dossier sul Pnrr e un nostro contro-Pnrr, in contrapposizione a quello portato avanti ostinatamente dal governo”. In base al quale le risorse andranno anche a privati che potranno imporre tariffe inaccessibili agli studenti con pochi mezzi.

“Noi chiediamo l’istituzione di un fondo permanente per gli studentati pubblici di almeno 40 milioni di euro”, aggiunge Virginia Mancarella, coordinatrice di Link Coordinamento universitario, “che serva soprattutto a riqualificare i tantissimi edifici sfitti presenti in tutte le città e un maggiore investimento sul canone concordato studentesco. Solo in questo modo e aprendo un reale dialogo con gli studenti si riuscirà a risolvere una situazione abitativa che non siamo più disposti a tollerare”. Mancarella ricorda che “in Italia ci sono 40mila posti letto a fronte di 42 mila fuorisede e quasi 2 milioni di studenti universitari in tutto” mentre “sono 50.000 le case presenti per affitti brevi nella sola piattaforma AirBnB tra Bologna, Roma e Milano”.

“Sono quattro le istanze necessarie per aprire uno spiraglio in opposizione alle politiche degli ultimi 30 anni”, ha spiegato Elettra, parte del gruppo degli universitari di Cambiare Rotta presente all’incontro al Mur. “Un tavolo permanente di confronto tra le organizzazioni studentesche, tutte, il Ministero dei Traporti e delle Infrastrutture, il Mur e la Conferenza delle regioni e delle province”. La richiesta è lavorare “per l’abolizione della legge 431 del 98 che ha consentito la liberalizzazione del mercato e ha permesso ai privati di speculare sugli affitti”. Come terza istanza le studentesse hanno ribadito la necessità di “un protocollo di intesa in cui il Mur lavori per imporre agli enti regionali un aumento degli studentati pubblici”. Infine hanno chiesto al Ministero guidato da Bernini di produrre “un censimento degli stabili sfitti sia pubblici che privati“.

“I fondi sono quello che chiediamo, ma l’importante è che vengano usati sì per creare studentati, ma anche per renderli accessibili a tutti, senza degenerare in studentati di lusso che riproducono le stesse barriere che mettono in difficoltà gli studenti”, dice dal canto suo Thomas, studente dell’università di Bologna che questa notte ha occupato, insieme al Collettivo universitario autonomo (Cua), la facoltà di Lettere di via Zamboni 38. Dopo una serata dove si sono svolti un cineforum, un’assemblea sul disagio abitativo e un concerto, il Cua ha tenuto una conferenza stampa durante la quale ha annunciato la smobilitazione dell’occupazione e invitato gli studenti a una “tendata di massa”, il 17 maggio, in via San Giacomo 11. “Abbiamo pernottato dentro l’università per ribadire che non vogliamo solo una tenda – ha ribadito Giulia, studentessa e attivista del Cua – ma vogliamo case belle, non vogliamo delle topaie e non possiamo permetterci di spendere 800 euro per stanza di 14 metri quadrati”.

Secondo Matteo Lorito, rettore dell’Università di Napoli Federico II, “i ragazzi hanno assolutamente ragione. E’ importante che manifestino e si facciano sentire in tutta Italia e credo che l’università italiana sia concorde che questo sta diventando un fattore limitante per garantire il diritto allo studio”. Napoli “nel contesto nazionale è forse la città con il rapporto peggiore tra numero di studenti e numero di posti in alloggi a prezzo controllato. C’è a Napoli il combinato disposto dell’utilizzo delle strutture private per i b&b, che sono sacrosanti perché Napoli è piena di turisti, e il fatto che non abbiamo studentati. Bisogna continuare a spingere in questo senso”.
Lorito ha ricordato che “già un anno e mezzo fa siamo partiti con 5 progetti per studentati, progetti che non si facevano da 20 anni. Stiamo aspettando il risultato della legge 338 e abbiamo bisogno che questo risultato venga fuori”.

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