La Sindrome Feto Alcolica (FAS), non è più collegata solo all’esposizione all’alcol da parte della madre durante la gravidanza, ma anche al consumo pre – concepimento da parte del padre. È la conclusione sorprendente cui è arrivato un gruppo di ricercatori statunitensi. “Abbiamo scoperto che le esposizioni maschili all’alcol determinano alcune malformazioni cerebrali e facciali nel loro bambino molto più serie rispetto a quelle materne. Un vero e proprio effetto di errata programmazione che arriva attraverso lo sperma e che ha una profonda influenza sull’organizzazione facciale, sulla crescita e proporzione delle diverse caratteristiche facciali. I futuri padri dovrebbero smettere di bere alcolici sei mesi prima del concepimento”, ha affermato Michael Golding, co- autore dello studio pubblicato sul Journal of Clinical Investigation. Ogni anno nel mondo nascono circa 199mila bambini affetti da questa sindrome, il che dimostra quanto e come cadano nel vuoto i preziosi consigli degli specialisti. “Da anni l’ISS (Istituto Superiore di Sanità) diffonde un messaggio assai chiaro: ‘Zero alcol in gravidanza o quando si programma di avere un bambino’. Potremmo quindi aggiungere un altrettanto deciso ‘Zero alcol per le coppie che programmano di avere un bambino’, evidenziando che tutto l’alcol consumato in gravidanza dalla madre e dal papà impatta nel futuro cognitivo del bambino, danneggiandone un sano sviluppo fisico e psichico” sottolineano la dottoressa Simona Pichini, Direttore Reggente, Centro Nazionale per le Dipendenze e il Doping, Istituto superiore di Sanità e il professor Emanuele Scafato, Direttore Osservatorio Nazionale Alcol e del Centro OMS per la ricerca sull’alcol, Istituto Superiore di Sanità.

Alla luce di recenti ricerche, dunque, confermate che i futuri padri dovrebbero smettere di bere alcolici sei mesi prima del concepimento. Tutto giusto e perché?
Certo, lo dimostra il team di Michael Golding del Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia Veterinaria, nella Scuola di Medicina Veterinaria e Scienze biomediche di una università del Texas che ha verificato, in un modello sperimentale animale su topi, ciò che da tempo postulavano molti ricercatori internazionali: le abitudini alcoliche del padre biologico, appena antecedenti e/o coincidenti con il concepimento, possono contribuire alla comparsa nella prole di fenotipi correlati all’alcol, nello specifico con caratteristiche morfologiche facciali suggestive della Sindrome Fetoalcolica. Ricordiamo che la sindrome fetoalcolica è la manifestazione più grave dello spettro dei disordini fetoalcolici, una serie di disabilità spesso inapparenti ma congenite e permanenti nei nati da madri che consumano alcolici in gravidanza, evenienze che lo studio in questione dimostra correlabili anche alle abitudini alcoliche dei padri che bevono prima e/o al momento del concepimento

Lo studio si è svolto utilizzando modelli murini maschi e femmine, la simulazione è valida anche per l’uomo?
Si tratta di uno studio su modello animale i cui dati non sono direttamente generalizzabili alla specie umana, ma è un’evidenza di plausibilità biologica e genetica, un campanello di allarme che induce a riflettere e ad ampliare la vigilanza. È fondamentale che uno stile di vita salutare sia condiviso dalle coppie che programmano un concepimento affinché i partner si sostengano reciprocamente nell’adozione di comportamenti e abitudini ispirati a stili di vita che sappiano ricomprendere il controllo dell’alimentazione, evitare gli alcolici e il fumo, praticare attività fisica.

In quanto tempo si elimina l’alcol e quanto impiega a essere metabolizzato passando nel sangue?
L’alcol è una molecola tossica in qualunque quantità venga assunta, i 12 grammi di etanolo del classico bicchiere di vino o di un boccale di birra determina in media una concentrazione nel sangue di circa 0,2 mg/lt che l’organismo è in grado di riconoscere subendone gli effetti già a dosi così basse con una sensazione di euforia, disinibizione che sono il segnale dell’ alterazione della capacità di reazione con iniziali ritardi nei riflessi e avvio della riduzione del coordinamento motorio, fisico e psichico. Al di sotto dei 18 anni, il sistema di metabolizzazione non è maturo ed è quindi inefficiente rispetto a quello di un adulto e non a caso il codice della strada impone alcol zero alla guida sino ai 21 anni.

Ma quanto ci vuole esattamente?
L’eliminazione dell’alcol ingerito è lenta, il fegato non va oltre i 6 grammi all’ora, in media occorrono 2-3 ore per distruggere completamente i 12 grammi di etanolo nel singolo bicchiere il cui assorbimento e smaltimento sono influenzati dal genere, dal peso corporeo, dalle condizioni di consumo, se a digiuno o con i pasti. Tanto maggiore è l’alcol Ingerito, tanto più elevato il rischio di cancro e di oltre 220 malattie.

Non ritenete che un’eventuale etichetta di avvertenze su questi effetti dell’alcol dovrebbe essere apposta sulle confezioni di vino e superalcolici?
Le informazioni riguardanti la salute sono previste e non sono “warnings” del tipo “nuoce alla salute”, come molti hanno riportato. Favorire scelte informate è un diritto sancito dalle direttive europee e internazionali tanto che le bottiglie di vino italiane che sono esportate all’estero devono già riportare gli avvertimenti stabiliti dalle regolamentazioni nazionali, come succede negli Stati Uniti dove anche ogni bottiglia esportata dall’Italia riporta in etichetta la possibilità che l’alcol possa creare problemi di salute, incidenti alla guida, o nuocere in gravidanza. Inoltre, altri settori come quello della birra, oltre all’elenco nutrizionale, hanno già introdotto in etichetta pittogrammi raffiguranti il divieto di bere per la donna incinta, per i minori di 18 anni e per chi si deve mettere alla guida, affermando di essere “proud to be clear” ovvero orgogliosi di essere trasparenti.

Dunque è imperativa la trasparenza
La trasparenza è un’esigenza che le regole di mercato impongono in tutto il mondo e riguardano tutte le bevande alcoliche, non solo il vino. È del tutto improbabile che l’effetto di “informazioni su un consumo moderato e responsabile di alcol”, come richiesto nella Risoluzione del Parlamento EU che lancia la strategia contro il cancro, possa avere un impatto sulle vendite considerato che, ad esempio, oggi le esportazioni di vino verso gli Usa, con “warnings” di possibili problemi alla salute, sono in forte crescita. Entro fine anno le etichette riporteranno già obbligatoriamente le calorie, deterrente molto più efficace di tante parole, il resto verrà dalla regolamentazione che la Commissione europea sta completando su richiesta del Parlamento europeo ma per certo non potrà che attenersi a quanto già previsto dai regolamenti che precisano che non si possono usare messaggi che vantino proprietà salutistiche dell’alcol, sostanza tossica, cancerogena, psicoattiva.

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