Finora è stato un gioco quello dell’intelligenza artificiale. Ora che il gioco si fa duro rischiamo di lasciarci le penne tutti quanti. L’impulso all’adozione dell’IA a ogni livello, che arriva dai colossi della tecnoeconomia, mette a rischio prima di tutto la salute mentale dei giovani, già in preda a dipendenze da tecnologia difficilissime da affrontare.

L’IA cambia il modo in cui ci connettiamo alla nostra identità. Un’identità che viene scaraventata e intrappolata in un mondo di illusioni create ad hoc per vender di più, sempre di più. Questo è quel che pensa Yuval Noah Harari, storico e filosofo di fama mondiale, che sostiene che l’IA abbia “hackerato” il nostro sistema operativo culturale, manipolando il linguaggio e influenzando la costruzione della nostra cultura.

L’IA, secondo Harari, potrebbe avere un impatto significativo sulla politica, sulle religioni e sulle relazioni personali. Può creare storie, leggi e miti meglio di noi, influenzando le opinioni e le visioni del mondo delle persone. È già violato il confine tra quel che è autentico e quel che non lo è già violato. L’era delle fake news su cui tanto si dibatte, è già terminata siamo oltre. E non è una buona notizia. La nostra società ha già passato il Rubicone dell’adozione dell’IA sotto la spinta degli interessi di Google, Microsoft, Facebook, Twitter e OpenAI e compagnia danzante.

Anche Geoffrey Hinton, ex manager di Google, noto come il “padrino dell’AI”, condivide queste preoccupazioni. Ha iniziato a parlare pochi giorni fa, subito dopo aver lasciato Google, sottolinea l’importanza di anticipare e gestire i rischi dell’IA. Hinton teme che l’IA possa, se mal gestita, minacciare l’esistenza stessa dell’uomo.

Nulla è più autentico tranne quando siamo in presenza, come a scuola cioè
L’unico aspetto rimasto autentico è quello della relazione in presenza fra le persone tutto il resto – tutto – è falsificabile. È questo ciò che costruisce il velo di illusioni in cui resteremo intrappolati incapaci di strapparlo via o persino di riconoscerne l’esistenza. Come dice Harari è una nuova “arma di distruzione di massa” che può annientare il nostro mondo mentale e sociale come lo abbiamo conosciuto. Perciò, dobbiamo prendere sul serio queste sfide, prepararci a affrontarle, e non lasciarci semplicemente travolgere.

L’etica al centro di un Rinascimento possibile per cui bisognerà lottare
Sembrano ideali etici lontani dalle preoccupazioni quotidiane di ognuno di noi: i conti da far tornare, i problemi familiari, il lavoro quando non c’è o, quando c’è, non permette una vita dignitosa.

Di fronte alle preoccupazioni quotidiane sembra una stravaganza considerare l’IA una delle sfide più urgenti che abbiamo di fronte. Una sfida che – forse – solo rivoluzionando il mondo dell’educazione si può vincere.

L’intelligenza artificiale a scuola
L’IA a scuola è già arrivata: non solo perché il ministro Valditara continua a promuoverla un giorno sì e l’altro pure come quando “si è dichiarato favorevole all’uso di ChatGpt a scuola. Ha affermato: Non dobbiamo averne paura, ma dobbiamo governarla. Sappiamo bene che cambierà la nostra società”. L’IA a scuola serve a docenti e agli alunni. Aiuta la didattica e facilita la comprensione degli argomenti più difficili. È indispensabile, inoltre, nell’offrire possibilità inedite agli alunni con deficit cognitivi.

Possiamo rinunciare a tutto questo?
No, perché è già qui ed entro pochi mesi sarà incorporata in modo invisibile in ogni dispositivo tecnologico che utilizziamo: smartphone, tablet, computer. Dentro alla lavatrice, pure.

Resta solo una possibilità: ribaltarne il senso, il significato, andare alla ricerca di quel filo neghentropico che resuscita la vita ogni volta che si trova di fronte a un crocicchio evolutivo in cui le chiacchiere stanno a zero e, se scegliamo la direzione sbagliata, ci aspetta un burrone alla fine del percorso.

Il rischio dell’incremento delle malattie mentali nei giovani accelerato dall’adozione dell’IA. La prevenzione parte dalla scuola
L’aumento delle malattie mentali nei giovani, legate alla dipendenza dalla tecnologia e all’uso mal regolato dell’intelligenza artificiale, rappresenta un rischio concreto. È qui che la scuola entra in gioco con un ruolo fondamentale. Il suo compito primario nell’era dell’intelligenza artificiale è di trasformare i rischi in opportunità. Come? Educazione, formazione, consapevolezza e alleanze con tutti gli attori che sono disponibili a impegnarsi su questo fronte.

La scuola non è solo un luogo di apprendimento, ma un luogo di crescita che si affianca alla famiglia e dove si sviluppa proprio quell’identità che viene messa a rischio dall’arrivo dell’IA.

Da un lato abbiamo il disastro del cervello individuale e sociale della nostra civiltà dall’altra, forse, un nuovo Rinascimento. Ma che non ci verrà consegnato gratis. Ci sarà da lavorare sodo. A cominciare dalla scuola, appunto.

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