Più bonus e meno “fisso”. Il decreto lavoro varato dal governo il primo maggio scorso contiene anche una sorta di moral suasion per le retribuzioni dei manager delle società a partecipazione statale. Di cifre non ce ne sono, semplicemente si chiede al ministero dell’Economia di contenere i costi di gestione privilegiando le parti variabili della retribuzione dei manager (ossia la parte di compenso che cambia in base ai risultati del gruppo) e di ridurre l’entità delle buonuscite. I pesi massimi sotto il controllo del Tesoro sono Eni ed Enel, di cui possiede il 30%. Poi Leonardo, Poste Italiane, Fs e, in attesa di cedere la quota del 64%, banca Mps. Ci sono poi una serie di società partecipate attraverso Cassa depositi e prestiti di cui il ministero possiede l’82%, tra cui Saipem, Fincantieri, Snam e Terna. Molte di queste società sono fresche di nuove nomine (o conferme) al vertice. Claudio Descalzi è rimasto amministratore delegato di Eni, Roberto Cingolani ha sostituito Alessandro Profumo alla guida di Leonardo, Flavio Cattaneo al posto di Francesco Starace in Enel.

Di quali stipendi stiamo parlando? Descalzi, che guida il gruppo più grande d’Italia, ha ricevuto nel 2022 poco meno di 6 milioni di euro di cui 1,6 milioni “fissi” e il resto variabile, ossia agganciato ai risultati. L‘anno prima aveva guadagnato quasi 8 milioni. Francesco Starace di Enel ha incassato l’anno scorso 3,2 milioni. Tanto ma non tantissimo se si raffronta lo stipendio con quello dei vertici di società quotate dello stesso ordine di grandezza. Può piacere o meno ma tirare troppo la cinghia sugli stipendi rischia di diventare controproducente. Finché sul mercato esistono offerte più vantaggiose un manager capace potrebbe essere spinto lasciare le società a controllo pubblico. La disposizione del decreto potrebbe avere effetti più tangibili sulle buonuscite. Cosa più sensata, soprattutto in caso di risultati deludenti. Francesco Caio ha quasi fatto fallire Saipem ma nel 2022 se n’è andato dalla società con una liquidazione di 3,3 milioni di euro. Nel decreto lavoro c’è anche una mini stretta per i dirigenti di società non quotate in borsa. La soglia rimane a 240mila euro l’anno ma nel conteggio entrano anche i gettoni di presenza.

Riceviamo e pubblichiamo:

Scriviamo per l’ing. Francesco Caio.

Nell’articolo: “Il governo prova a limitare stipendi e liquidazioni dei manager…” (5 maggio 2023) si afferma “Francesco Caio ha quasi fatto fallire Saipem ma nel 2022 se
n’è andato dalla società con una liquidazione di 3,3 milioni di euro”. La prima affermazione è falsa e gravemente lesiva dell’onore e reputazione dell’ing. Caio e sarebbe stato sufficiente consultare i Comunicati di Saipem, pubblicati sul sito, obbligatori quale quotata. Caio ha lasciato Saipem dopo aver rilanciato l’azienda ed è stato per ciò ringraziato dal CDA (Com. 31 agosto 2022), che ha rispettato il contratto definito alla sua assunzione. Caio era stato, infatti, nominato a maggio 2021 in ruolo esecutivo per rilanciare Saipem che tra il 2015 e 2020 aveva accumulato perdite di quasi 5 mld.

Ad ottobre 2021 presentò le linee di sviluppo, approvate dal CDA, per un nuovo piano industriale e ne avviò l’attuazione. Nel gennaio 2022, per eventi avversi ed imprevedibili verificatisi in un ristrettissimo lasso di tempo, Saipem emise un profit warning, tempestivamente comunicato al mercato. Nei comunicati l’Azienda ne specificò le cause con la totale assenza di
responsabilità di Caio. Caio proseguì nell’attuazione del piano e nell’ aumento di capitale deliberato dai soci e a luglio presentò una semestrale che sancì l’avvenuto rilancio: ricavi +40%, risultato
operativo da 266mil di perdita a 321mil di profitto. A fine agosto si dimise, compiuta la sua missione, con l’apprezzamento del CDA. Saipem, a feb. 2023, ha di nuovo citato la validità del lavoro di Caio. Quanto ai compensi: erano stati concordati all’assunzione, deliberati da Comitato Remunerazioni e CDA, giusta politica di remunerazione approvata in Assemblea. Con ogni riserva chiediamo di pubblicare la presente.

Avv. Carlo Mirabile
Ing. Francesco Caio

Ringraziando l’ing Caio per le precisazioni mi limito a citare due cifre e alcune righe dell’agenzia Reuters del 31 gennaio 2022: “The energy services group shocked markets on Monday by saying it expected to post a 2021 loss of more than one third of the company’s equity. Under Italian law that would oblige it to ask shareholders to agree measures to offset the losses”. Quando l’ing Caio assume il ruolo di a.d. di Saipem le azioni del gruppo valevano 5 euro l’una, il giorno dell’annuncio delle dimissioni 70 centesimi. La liquidazione di 3,3 milioni era assolutamente conforme a quanto concordato e nell’articolo non si adombra nessun dubbio su questo punto. Valutazioni di altra natura competono poi esclusivamente alla coscienza di ciascuno.

Cordialmente,

Mauro Del Corno

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