Hanno chiuso i bagagli venerdì mattina, chi non poteva lavorare in smartworking si è organizzato con un volo o un treno sabato mattina. Altri, troppo lontani per qualsiasi blitz a casa, si sono riuniti nel centinaio di Napoli Club sparsi nel mondo. Ma anche chi apparentemente era troppo distante per una sortita in città ha organizzato un viaggio last minute per godersi lo scudetto in città. Tutti sono rimasti a bocca asciutta. Se Napoli sembra aver più prolungato che rimandato la festa, il pareggio con la Salernitana l’ha rovinata agli expat che avevano deciso di tornare per vivere il giorno del trionfo a casa.

“Sono partito con tutta la famiglia da Manchester”, racconta Ciro mentre sventola una bandiera in piazza del Plebiscito dopo il novantesimo. Accanto la moglie e i tre figli: “Lavoro in un ristorante, sono in Inghilterra ormai da tanti anni. Quanti? Troppi…”, sorride. A conti fatti, la trasferta è costata più di mille euro: “Ma io di scudetti ne ho già visti due, i miei figli no. Era giusto provarci. Tutto sembrava essersi incastrato a dovere, invece rientriamo in Inghilterra con l’urlo strozzato in gola”.

Più breve il viaggio di Tonia Masucci, 36 anni, a Milano dal 2008. L’università, poi il lavoro nel digital marketing per una società di comunicazione: “La vittoria dello scudetto a casa, con i miei genitori, i due fratelli e mia sorella, sarebbe stata una gioia diversa. Devo raccontarla tutta? Sto già spulciando i prezzi dei biglietti per essere in città il 4 giugno per la festa ufficiale della società”. Un’altra occasione per tornare a Napoli: “In questi giorni ho invidiato i turisti che l’hanno vista per la prima volta così come si è presentata per il ponte del Primo maggio, con un’energia positiva incredibile”.

Tutto sembrava pronto: “Non ho mai esultato a un gol del Napoli quanto fatto per il 2-1 dell’Inter. Poi nelle strade è calato il silenzio tombale dalle 15. Un’atmosfera da finale mondiale dell’Italia. Perfino mamma, che non segue il calcio, si è piazzata davanti alla tv”. Lunedì, la ripartenza: tappa a Roma e poi il rientro al Nord.

Dove si dirigerà anche Fabio, che gestisce un salone di auto a noleggio in Svizzera. “Resto in tour”, dice. E poi spiega: “Sono già stato a Torino per la partita contro la Juventus, quindi siamo venuti qui perché lo scudetto era ormai a un passo. Ma adesso si risale verso Udine per il turno infrasettimanale e, se non dovesse bastare, sabato si ritorna in città per il match contro la Fiorentina. Tutto questo per far vivere lo scudetto a mio figlio di 7 anni”. Nome del piccolo tenuto sotto braccio? “Marek, come Hamsik”.

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