Gli scienziati hanno scoperto nella Fossa di Atacama, uno gli abissi più profondi della Terra (8.000 metri), la presenza di inquinanti banditi da molti anni. Si tratta dei cosiddetti policlorobifenili (PCB), sostanze in commercio tra gli anni ’30 e gli anni ’80: questi prodotti ignifughi venivano largamente usati come isolanti delle vernici o nei dispositivi elettronici, per poi essere vietati (nel 1983 in Italia) perché considerati altamente pericolosi per l’ambiente e la salute dell’uomo. Proprio a causa della diffusione dei PCB, a distanza di circa 40-50 anni dal bando è possibile trovarli negli oceani e nei mari di tutto il mondo: tuttavia, rimane incredibile che vi sia traccia di queste sostanze in un abisso profondo 8 metri. A scoprire la presenza di policlorobifenili nel fondale della Fossa di Atacama è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell’Università di Stoccolma, in collaborazione con istituti scientifici svedesi e danesi.

Articolo Successivo

L’Ecofuturo festival compie 10 anni: a Roma 4 giorni di confronti sulla sostenibilità. E un premio anche per ilfattoquotidiano.it

next