A quasi un mese dall’avvio del sistema di prenotazione online, chiedere protezione internazionale a Milano resta complicato. Almeno per chi è in possesso di un documento di identificazione. Lo denunciano le associazioni che offrono assistenza legale, sociale e sanitaria agli stranieri presenti sul territorio. “Le code non sono più davanti alla Questura, si sono spostate on line”, scrivono un comunicato congiunto i volontari di Todo Cambia, Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), Naga, Cambio passo, Mutuo soccorso Milano e Rete Milano.

Introdotta il 5 aprile scorso, la prenotazione informatizzata per la domanda di protezione internazionale prevede tre modalità. La prima riguarda chi è in possesso di certificati di identificazione, che dovrebbe registrarsi direttamente sul portale Prenotafacile della Polizia di Stato e selezionare una data per depositare la domanda. Poi ci sono le persone prive di titoli di riconoscimento, che si stanno rivolgendo a enti convenzionati del terzo settore, tra cui Croce rossa, Acli, Caritas, Cisl, Cgil, Ueil, Fondazione progetto Arca. La terza via è quella di over 60 e donne incinte, che possono chiamare o presentarsi spontaneamente alla segreteria dell’hub dell’associazione Avsi.

Per le organizzazioni convenzionate con la Questura, la procedura scorre senza intoppi, con oltre un migliaio di prenotazioni rilevate già nei primi 15 giorni di attivazione. A non funzionare del tutto è l’accessibilità del sito per chi ha un documento e deve registrarsi da solo. Dall’indomani dell’attivazione del portale, il 6 aprile, in molti hanno riscontrato l’assenza di date disponibili. Si sono rivolti alle associazioni che a titolo gratuito supportano i migranti nella domanda e arrivati sulla piattaforma hanno fatto i conti con l’assenza di giorni. Sotto la scritta “selezionare data”, al posto del calendario compare l’avviso: “Al momento non c’è disponibilità di appuntamenti, riprovare più tardi o rivolgersi alla questura di riferimento”. L’unico momento in cui alcuni sono riusciti a prenotarsi è una finestra di pochi minuti, che si apre intorno alle nove del mattino.

Nessun limite orario per le prenotazioni però è stato reso noto né c’è formalmente un numero massimo di appuntamenti da raggiungere. Gli unici ad avere indicazioni su tempi e modalità di accesso sono i fragili e le persone prive di documenti, per cui esiste una tabella ad hoc con le informazioni per presentarsi. “Le persone richiedenti escluse da queste due categorie sono costrette a ripetere il tentativo ogni giorno sperando di cogliere quel brevissimo istante in cui il sistema permette di prenotare. Una lotteria quotidiana”, denunciano ancora le associazioni.

C’è da considerare che i servizi dei volontari sono per lo più concentrati nelle ore pomeridiane e serali. In associazioni come Naga, dal 5 aprile a oggi, nessun richiedente è riuscito a prendere un appuntamento. Come accadeva in via Cagni, quando i migranti rimanevano fuori dalla Questura nonostante passassero notti intere all’esterno nella speranza di entrare. Per chi restava fuori dalla porta, le associazioni allora raccoglievano le manifestazioni di volontà. Si tratta di moduli che attestano e datano il tentativo, non riuscito, di chiedere protezione internazionale. Lo stesso stanno facendo adesso con chi non riesce a registrarsi sul portale. Inviando le manifestazioni tramite pec, tengono traccia delle volte in cui il migrante ha cercato di prendere un appuntamento con l’obiettivo di regolarizzarsi. Finora però alle decine di e-mail inviate non sono seguite risposte. “Chiediamo che la situazione sia risolta con la massima urgenza – dicono i volontari – in modo da rispettare i termini stabiliti dalla normativa, che sono di tre giorni prorogabili, in deroga, fino al limite massimo di 13”.

Con il metodo delle manifestazioni di volontà, un mese fa un 30enne di origini egiziane aveva visto riconosciuto il diritto di essere ricevuto in Questura entro tre giorni (prorogabili a 13) dopo che per diverse notti era stato escluso dalle file della caserma Annarumma. A quel provvedimento ne sono seguiti almeno tre con parere identico, emessi dal tribunale civile di Milano nell’ultimo mese. La motivazione: “l’impossibilità di presentare la domanda determina il perpetuarsi della condizione di irregolarità”, si leggeva sull’ordinanza del giovane egiziano.

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