“Rimuovete la Relatrice speciale dell’Onu sulla situazione dei diritti umani nel territorio Palestinese occupato”. La richiesta arriva direttamente dal senatore di Fratelli d’Italia ed ex ministro degli esteri del governo Monti, Giulio Terzi di Sant’Agata, ed è rivolta al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al quale, in una lettera, il parlamentare chiede una presa di posizione sull’avvocata italiana alle Nazioni Unite Francesca Albanese. La special rapporteur è nuovamente al centro delle polemiche dopo alcune dichiarazioni relative ai recenti attacchi che si sono verificati in Israele in cui è morto anche un cittadino italiano, Alessandro Parini. Albanese ha spiegato in un post su Twitter che “Israele ha il diritto di difendersi, ma non può farvi appello quando si tratta delle persone che opprime/di cui colonizza le terre”. Ma una lettera aperta sottoscritta da più di 700 associazioni, parlamentari e accademici contesta la mossa di Terzi e si schiera a difesa di Albanese, esprimendo “forte preoccupazione” per la vicenda: “Attaccare la Relatrice Speciale dell’Onu, esperta tecnica indipendente, il cui mandato impone di esprimersi in punta di diritto internazionale riguardo alle pratiche e politiche illecite da parte dello Stato d’Israele contro il popolo palestinese nel territorio occupato, è un atto di irresponsabilità senza precedenti per esponenti del Parlamento italiano ed ex-ministri degli esteri come Terzi”.

Già nel 2014, la relatrice speciale è stata oggetto di critiche dopo aver pubblicato una lettera aperta nella quale puntava il dito contro Stati Uniti ed Europa colpevoli, a suo avviso, di non richiamare Israele alle proprie responsabilità perchè “gli uni soggiogati dalla lobby ebraica e gli altri dal senso di colpa per l’Olocausto”. Parole scaturite in un contesto storico particolare: Tel Aviv stava conducendo la sanguinosa offensiva su Gaza ribattezzata ‘Margine di protezione’ che provocò la morte di circa 2.200 persone in meno di 20 giorni, la maggior parte delle quali erano semplici civili palestinesi. Successivamente, fu Albanese stessa, intervistata dal Times of Israel, a definire “infelici, analiticamente inaccurate e involontariamente offensive” le proprie parole.

La lettera di Terzi arriva dopo che due organizzazioni non governative si sono rivolte al Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres e all’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Türk per esprimere la loro indignazione per le dichiarazioni di Albanese e per chiederne “l’immediata destituzione”. Si tratta dell’International Legal Forum, una rete di 4mila avvocati e attivisti sparsi in tutto il mondo, e il Solomon-Observatory on Discrimination, gruppo con sede in Italia che combatte l’antisemitismo. “Queste ong sono diretta emanazione del peggiore colonialismo israeliano perché accettano l’occupazione e negano i diritti del popolo palestinese”, dice a Ilfattoquotidiano.it Domenico Gallo, magistrato ed ex presidente di sezione della Corte di Cassazione tra i firmatari della lettera di protesta contro l’iniziativa di Giulio Terzi. “Il comportamento di Terzi – che è stato un ministro degli Esteri della Repubblica italiana- è molto grave – aggiunge – È una forma di intimidazione, é la richiesta di un abuso che non può e non deve essere compiuto”.

Anche Riccardo Noury, portavoce per l’Italia di Amnesty International, sentito da Ilfattoquotidiano.it sostiene che “quella di Terzi è un’iniziativa inaccettabile perché contesta uno dei principi su cui si basa il lavoro dei relatori speciali, ovvero la loro indipendenza e la loro libertà di pronunciarsi su violazioni dei diritti umani. Francesca Albanese fa un lavoro straordinario. Dà fastidio il fatto che si critichi Israele per la sua politica di apartheid e di violazione dei diritti umani sempre più marcata”.

L’ostruzionismo da parte di Israele nei confronti del lavoro dell’Onu è storia vecchia. Il 14 dicembre 2008, Richard Falk, l’allora relatore speciale dell’Onu per i Territori occupati, fu bloccato all’aeroporto di Tel Aviv mentre tentava di raggiungere Gaza, due settimane prima dell’inizio dell’operazione “Piombo Fuso”, campagna militare lanciata contro Hamas durante la quale – come denunciato da Amnesty International – le forze israeliane hanno ucciso centinaia di civili palestinesi disarmati e distrutto migliaia di abitazioni mediante attacchi che hanno violato il diritto internazionale umanitario. Nel 2022, lo staff dell’allora commissaria Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet, si vide negati i visti per entrate in Israele al fine di monitorare la situazione dei diritti umani nei territori palestinesi. “Coloro che si interessano dei diritti umani dei palestinesi vengono considerati dei nemici e si cerca di tappargli la bocca”, sottolinea Gallo.

Nella lettera firmata anche da alcuni parlamentari italiani come Laura Boldrini, Nicola Fratoianni e Ilaria Cucchi vengono mosse accuse anche nei confronti del governo israeliano che, nella persona del ministro per gli Affari della diaspora e la lotta all’antisemitismo, Amichai Chikli, “ha promosso la mobilitazione contro la dott.ssa Albanese”. Chikli, infatti, ha inviato una dura lettera agli stessi funzionari delle Nazioni Unite, invitandoli a licenziare Albanese. “I rapporti di Francesca Albanese sono sempre molto obiettivi. Non fanno riferimento solo alle violazioni perpetrate da Israele ma sanciscono anche quelle commesse dai palestinesi”, dice a Ilfattoquotidiano.it Micaela Frulli, docente di diritto internazionale dell’Università degli Studi di Firenze e ideatrice di un laboratorio permanente sui temi della memoria e dei diritti umani dedicato a Liliana Segre, Andra e Tatiana Bucci e Vera Vigevani Jarach.

Il relatore speciale delle Nazioni Unite è un esperto indipendente che lavora sotto il mandato del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, nominato in base alle proprie competenze e chiamato ad astenersi da qualsiasi pressione da parte di governi o altre entità. Nulla a che vedere con gli esperti delegati dai governi che rappresentano gli stati in seno ad organismi internazionali che si occupano di diritti umani. “Un governo non può chiedere alla Nazioni Unite di revocare un relatore speciale, queste figure non sono di nomina governativa – spiega Noury – La posizione del senatore Terzi è inaccettabile e l’idea che il governo italiano possa fare qualcosa in questo caso dimostra ignoranza su come funzionano questi meccanismi”. Intanto, sulla richiesta dell’ex ministro, dalla Farnesina tutto tace.

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