Ragioniere con un passato da cameriere, attualmente impegnato nella riscossione del diritto d’Autore per conto della Siae durante le fiere e una ventennale militanza nel centrodestra, con Alleanza Nazionale prima e con Fratelli d’Italia poi in qualità di coordinatore territoriale. È il curriculum di Giuseppe Coccorullo, futuro presidente di uno dei parchi nazionali più grandi d’Italia, quello del Cilento. Nomina che ha trascinato il centrodestra in una polemica che parte dalla provincia di Salerno e arriva ai tavoli romani del ministero dell’Ambiente. Nelle scorse settimane gli oltre 181mila ettari del parco sono diventati infatti terreno di scontro politico tra il centrodestra e il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca.

A inizio febbraio il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin (Forza Italia) nomina due commissari straordinari alla guida dei due Enti Parco campani. Nella consueta spartizione politica delle poltrone si decide che il Parco del Vesuvio va a Forza Italia e quello del Cilento a FdI. Di conseguenza i due commissari scelti sono il berlusconiano Raffaele De Luca per il Parco del Vesuvio e il dirigente nazionale di FdI Marcello Feola per il Cilento. Ma la fretta di mettere ‘i propri uomini’ e probabilmente la volontà di evitare di incrociare la strada del Governatore campano fanno scivolare il ministero su una procedura errata. Lo ‘Sceriffo’ prende la palla al balzo e fa ricorso al TAR campano che infatti inizialmente boccia l’iter. La legge prevede di sottoporre contestualmente alla nomina di un commissario anche una terna di nomi al Presidente della Regione per poi trovare un’intesa su chi guiderà l’Ente. “È sconcertante l’approssimazione mostrata dal Governo sulla vicenda – dice Francesco Emilio Borrelli dei Verdi – quella di nominare un commissario senza prima concordarlo con la Regione era una forzatura giuridica”.

Siamo quasi a fine febbraio. Si torna indietro. Forza Italia sottopone al governatore tre nomi per il Parco del Vesuvio. Ripropone Raffaele De Luca e aggiunge Mario Angelino e Anna Aurelio, tutti vicini a FI. Lo stesso avviene per il Parco del Cilento. Nella terna di FdI ci sono quindi di nuovo Marcello Feola (che era la prima scelta di Fratelli d’Italia e che a quanto pare aveva anche il consenso di una parte del territorio cilentano), l’ex vicesindaco di Castellabate Luisa Maiuri e il coordinatore di zona Giuseppe Coccorullo. Superato il vizio di forma i due commissari inizialmente indicati tornano al loro posto in attesa della nomina dei futuri presidenti dei quali intanto si valutano i profili. Probabilmente nel centrodestra si dava per scontato che la scelta del governatore ricadesse sulle figure proposte dal ministero dell’Ambiente nel ruolo di commissario straordinario, anche lo stesso Coccorullo. Invece arriva la mossa a sorpresa o lo sgambetto istituzionale di Vincenzo De Luca che sceglie Aurelio al Vesuvio e Coccorullo al Cilento, due outsider. “Onestamente non mi aspettavo nemmeno io la mia nomina – dice Coccorullo – certamente quella del professor Feola era la figura più condivisa e che condividevo anch’io”. Ambienti vicini allo staff del governatore dicono che avrebbe optato per le figure più divisive generando un effetto boomerang verso il centrodestra. Ed è infatti sulla figura del prossimo numero uno del Parco del Cilento, Giuseppe Coccorullo, che si è scatenato un putiferio. “Sono senza parole – spiega la senatrice dei Verdi Aurora Floridia – anche a me è arrivata la voce che De Luca avesse scelto le figure più divisive per mettere in difficoltà il centrodestra, ma non si può giocare così sulle sorti di uno dei principali parchi nazionali. Nulla di personale contro Coccorullo – prosegue la senatrice – ma ho visto i curriculum di altri presidenti di parchi, hanno fior fior di professori, ingegneri ambientali, facciamo una figuraccia. Come si interfaccerà il futuro presiedente con l’Europa e con l’Unesco, con la sua conoscenza elementare dell’inglese come si legge nel suo curriculum?”.

Sui profili messi in campo per la guida del parco del Cilento Fratelli d’Italia fa quadrato e rispedisce al mittente le accuse di inadeguatezza. “Erano tutti profili validi di persone legate al territorio, il centrosinistra pensi agli scienziati che ha messo negli anni scorsi alla guida dei parchi risultando poi esperienze fallimentari” – dicono dal partito della Meloni. Sulle polemiche relative ai requisiti è proprio il diretto interessato a rispondere. “Il mio curriculum è stato sottoposto al vaglio delle commissioni Ambiente di Camera e Senato – dice Coccorullo – evidentemente lo hanno trovato consono al ruolo che ricoprirò e anzi le critiche sulla mia inadeguatezza saranno un incentivo per lavorare bene”. Sulla verifica dei requisiti si scaglia la senatrice dei Verdi Aurora Floridia che sta preparando un’interrogazione al Ministero dell’Ambiente. “Come senatori eravamo chiamati a valutare i requisiti posseduti – racconta la Senatrice – ma è stata una farsa, sorrisini, imbarazzi, sembrava un’interrogazione di geografia in cui il candidato legge un foglio, in sette minuti totali di udienza (guarda), il futuro presidente ha elencato prima le bellezze del parco, poi quello che secondo lui c’è da fare, ma sulle esperienze pregresse che servivano a valutarne i requisiti – conclude la senatrice – non s’è parlato e non credo che aver fatto l’assessore comunale con delega all’ambiente per pochi mesi da giungo a dicembre del 2010 nel comune di Perdifumo, come dice il suo curriculum, lo rendano adeguato al ruolo. Un curriculum in cui su 3 pagine, una è dedicata alla sua militanza politica, come se fosse questo il requisito per diventare Presidente del Parco nazionale, quanto sei fedele al partito”.

La mossa del governatore campano ha avuto due effetti. Da un lato innescare la polemica sul centrodestra e dall’altro dimostrare, qualora ve ne fosse bisogno, che De Luca e il Pd non necessariamente vanno nella stessa direzione. La scelta dall’ex sindaco di Salerno per la guida del Parco del Cilento è infatti passata con il voto contrario dei democrat in commissione ambiente. “La questione relativa alla presidenza del Parco del Cilento non rappresenta una novità rispetto al passato – dice Giuseppe Cilento, sindaco di San Mauro, uno dei comuni che rientra nell’area Parco – ogni governo mette le proprie persone di fiducia in determinati ruoli. Il problema è che l’intera vicenda mostra ancora una volta l’approccio sbagliato che si ha a livello nazionale con la gestione di questi enti che continuano ad essere un parcheggio politico, una medaglia da mettere al petto o peggio, un selfie da pubblicare sui social durante fiere e sagre. Qui abbiamo il secondo parco d’Italia per estensione, biodiversità ovunque, il litorale con il maggior numero di bandiere blu, il più grande ritrovamento archeologico d’Europa dell’era paleolitica, i siti archeologici meglio conservati come ad esempio quello di Paestum, ma non lo sa quasi nessuno. Invece ci troviamo con intere zone a rischio idrogeologico, le spiagge a rischio erosione, l’acqua che non arriva nelle aree interne. Chi deve intervenire se non l’Ente Parco di concerto con le altre istituzioni? Quindi il problema – conclude il sindaco – non è il futuro presidente Coccorullo o chi è venuto prima di lui, ma finche questi Enti saranno per lo più aree per scontri politici ne uscirà sempre sconfitto il territorio”.

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