L’inchiesta è stata avviata nel 2018 e, inizialmente, era concentrata sui lavori di consulenza e i legami oltreoceano di Hunter. Con il passare del tempo gli investigatori si sono poi concentrati sul suo reddito, le sue dichiarazioni fiscali e sulle falsa dichiarazione del 2018 per l’acquisto di una pistola. Ma l’indagine su Hunter Biden è oggetto di “interferenze politiche” e “favoritismi”. A dichiararlo è una talpa dell’agenzia delle entrate americana che si dice disponibile a testimoniare al Congresso su quello che ha osservato e toccato con mano nello svolgimento dell’inchiesta sul figlio del presidente.

La Casa Bianca respinge le accuse ma la rivelazione rischia di complicare l’attesa campagna elettorale per il 2024 di Joe Biden, esponendo il presidente alle critiche già violente dei repubblicani sul figlio. “Non c’è alcuna interferenza politica” nell’indagine: “da quando ha assunto l’incarico il presidente Biden ha detto chiaramente che il caso sarebbe stato gestito in modo indipendente dal Dipartimento di Giustizia sotto la leadership del procuratore nominato da Donald Trump e senza interferenze politiche dalla Casa Bianca“, ha detto il portavoce Ian Sams.

Il figlio del presidente e i suoi legali cercano senza successo da mesi di archiviare l’indagine e Hunter ha pagato anche un milione di dollari di tasse arretrate per cercare di chiudere il caso ma non è bastato. E ora la palla è a David Weiss, il procuratore del Delaware nominato da Donald Trump alla supervisione del caso, che dovrà decidere su come procedere.

“Nonostante i seri rischi di ritorsione, il mio cliente è pronto a fornirvi le informazioni necessarie per esercitare la vostra funzione di vigilanza“, ha scritto Mark D. Lytle, il legale della talpa, ad alcune commissioni di Camera e Senato. Nella missiva non si cita esplicitamente Hunter Biden: si fa riferimento a un “soggetto di alto profilo” identificato dal Wall Street Journal come il figlio del presidente. Le informazioni che la talpa, un agente dell’Internal Revenue Service, è disposto a fornire riguardano “esempi dettagliati di trattamenti preferenziali su decisioni e protocolli che normalmente sarebbero stati seguiti se il soggetto non fosse legato alla politica”, ha spiegato il suo legale. “Nelle decisioni degli agenti” dell’Internal Revenue Service “sui passi e le iniziative da prendere nell’esame del caso pesano considerazioni politiche”, ha aggiunto ancora Lytle in un’intervista a Cbs, senza sbilanciarsi su chi paga i conti legali del suo assistito. “Non voglio entrare nei dettagli”, ha risposto secco. Le accuse rischiano di complicare l’attesa corsa alla Casa Bianca di Joe Biden, aprendo la strada alle critiche dei repubblicani e di Trump che, già nel 2020, aveva cavalcato il caso Hunter Biden accusando i media ‘fake news’ di insabbiarlo.

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