“Mi chiamo Ilaria Salamandra, sono un avvocato penalista di Roma e sto facendo questo video dal Bambino Gesù. Sono con mio figlio, che ha dovuto fare un day hospital per un problema che ha dalla nascita, e per il quale subisce questo ricovero almeno una volta ogni sei mesi. Ho mandato richiesta al Tribunale per il differimento dell’udienza che avevo oggi per ovvi e legittimi motivi, eppure questa giudice non ha ritenuto di spostare l’udienza”. Inizia così la denuncia dell’avvocata Ilaria Salamandra, che sceglie di esprimere la sua indignazione in un video, pubblicato sul suo profilo Facebook lo scorso venerdì.

La vicenda, accaduta in Tribunale, e ormai diventata un caso, ha visto un giudice negare il legittimo impedimento all’avvocata, nonostante questa avesse documentato la necessità di assistere il figlio di due anni, ricoverato nell’ospedale pediatrico di Roma. Una scelta presa contro il parere del pubblico ministero, motivata col fatto che il bambino avrebbe potuto essere accompagnato in ospedale dal padre. Di qui la decisione del magistrato di procedere con l’udienza ascoltando un testimone. Il video di denuncia è diventato subito diventato virale in poche ore: “Il giudice ha detto che il mio impedimento non è legittimo perché lo avrebbe potuto accompagnare il padre, nonostante io segua mio figlio, anche con il supporto di mio marito, sin dalla nascita”. E l’avvocata prosegue raccontando che la giudice avrebbe tuttavia chiesto il numero dell’ospedale Bambino Gesù per “contattarmi per avere la mia autorizzazione a sentire il teste. Per lavarsi la coscienza”, prosegue il video. “Tutto questo mentre mio figlio era sotto anestesia. Questo è il mondo in cui viviamo. Questi sono i soprusi a cui noi madri avvocato dobbiamo sottostare. Questi sono i deliri di onnipotenza di una certa magistratura, quella fatta di donne e uomini piccoli piccoli”.

Secondo l’avvocata, l’istanza da lei presentata il 12 aprile era dettagliata e circostanziata: era stato allegato anche il referto dell’ultimo intervento svolto dal figlio di appena due anni, sempre in day hospital, per dimostrare che quel giorno l’obiettivo primario era stare accanto a lui. Ma i giudici, un tribunale collegiale composto da tre donne, hanno comunque respinto l’istanza. “Una decisione incomprensibile – aggiunge Salamandra – che mi è stata comunicata proprio mentre ero in ospedale in attesa che mio figlio si riprendesse dopo l’esame effettuato. Ho avuto un malore tanto che gli operatori si sono dovuti prendere cura anche di me oltre che di mio figlio”, aggiunge la penalista ricordando anche un altro episodio vissuto. “Ero al settimo mese, era estate e faceva caldissimo, per comodità indossai delle scarpe da ginnastica e mi fu chiesto se fossi effettivamente un avvocato. ‘Lei viene vestita così in aula?’ mi disse il giudice che però poi riconobbe l’errore chiedendomi scusa”.

Su quanto avvenuto a piazzale Clodio è intervenuto l’Ordine degli avvocati della Capitale “stigmatizzando” la decisione dei giudici. “È un episodio intollerabile, siamo pronti ad agire in tutte le sedi opportune – afferma il presidente del Consiglio dell’ordine Paolo Nesta – Non è la prima volta che capita un episodio del genere nel Tribunale di Roma: ricordiamo il caso di una collega cui venne negato il legittimo impedimento nel giorno della data presunta del parto. Ora questo nuovo caso, che lede non solo la dignità e il decoro della professione forense, ma la dignità stessa della donna: assurdo, in un’epoca in cui si parla di parità di genere e di cosa fare per eliminare le disparità”.

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