di Pietro Francesco Maria De Sarlo

Il tema dell’Autonomia Differenziata continua a rimanere sottotraccia, quasi fosse un atto che non riguarda la vita dei cittadini. Alcuni, che si sentono furbi, pensano che sia un modo per le regioni settentrionali di trattenere imposte sul proprio territorio invece di regalare soldi ai terroni che, si sa, sono sfaticati. Tutto ciò nel presupposto, tutto da verificare, che il ceto politico locale sia migliore di quello nazionale. Al Sud dovranno accontentarsi di rimanere nel proprio status di parenti poveri e contentarsi di quelli che all’art. 117 della Costituzione sono “i livelli essenziali delle prestazioni (LEP) concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”. Quali siano questi diritti e con quali livelli vedremo.

Insomma il minimo della pena per essere, almeno sulla carta, una unica comunità politica con una Costituzione che fu, prima della riforma del Titolo V, la più bella costituzione del mondo. Ora è un coacervo di contraddizioni dove i diritti reali dei singoli, unico caso al mondo, variano in funzione della residenza anagrafica. Lo Svimez ha quantificato in oltre 100 miliardi l’anno il costo dei LEP per garantire diritti civili e sociali omogenei sul territorio e, se tanto mi dà tanto, significa che le regioni del Nord già oggi beneficiano di un sovrafinanziamento di questi diritti, oltre a infrastrutture multiple di quelle del Sud. Ma a quanto pare non basta!

Ma il vero punto non è neanche questo. Pensiamo a cosa accadrebbe se tutte le 20 regioni chiedessero l’autonomia su tutte le 23 materie previste, sempre dall’Art. 117, leggetelo per favore.

Partiamo dal ‘commercio con l’estero’. Mentre Macron va in Cina, portandosi dietro Ursula Von Der Leyen, a dire ‘l’Europe c’est moi’, invece ‘Io sono Giorgia’ sarebbe circondata da una turba vociante di signorotti feudali come Fontana, Zaia, Bardi, Occhiuto, Bonaccini, e messa cantando. Con la speranza che Xi non si spazientisca e molli la comitiva alla terza stretta di mano, ammesso che riceva l’allegra brigata.

C’è poi ‘la tutela e sicurezza del lavoro’. E se a qualche regione, pur di attrarre imprese senza scrupoli, allentasse le norme di sicurezza? Sulla sanità si è visto il funzionamento delle regioni con il Covid, poi possiamo anche far finta di pensare che la malasanità sia solo al Sud e non vedere i venti anni e passa di scandali della sanità pubblica e privata in Lombardia partendo dal Trivulzio, passando per Formigoni e le cliniche accreditare e tornando al Trivulzio.

E poi mi chiedo: come fa ‘Io sono Giorgia’ a pensare una politica energetica nazionale o addirittura a un piano Mattei, per fare del Bel Paese l’hub energetico europeo? Se fossi al posto di Emiliano e Bardi l’autonomia in materia energetica la chiederei subito. Tanto per cominciare, visto che la Tap ai pugliesi interessa minga, metterei tasse stratosferiche al passaggio di gas o la chiuderei, e al posto di Bardi terrei tutte le imposte sul petrolio e inizierei a pretendere un fondo per le bonifiche necessarie alla fine dello sfruttamento dei pozzi. Ci sono poi le infrastrutture. Ecco quindi i tanti Ghino di Tacco mettere tasse e balzelli ad ogni passaggio di treni, auto e tir su autostrade e ferrovie regionalizzate. Per esempio la Liguria ai piemontesi e lombardi per andare con i tir al porto di Genova o in Mercedes a Portofino e l’Emilia Romagna alle famigliari per le vacanze a Rimini. Ovviamente impossibile pensare a un piano nazionale di infrastrutture, negoziarlo poi con l’Europa portandosi dietro gli indisciplinati discoli in fila per due reduci da Xi!

Cosa accadrà con l’autonomia su casse, banche locali e previdenza in caso di fallimenti? Quello delle Banche Venete e la crisi di Antonveneta, che ha portato a quella di Mps, l’ha pagata pantalone. E se dovesse ricapitare?

Con l’Autonomia, ‘Io sono Giorgia’ passerà alla storia per aver ridotto l’Italia a un ridicolo stato medioevale che conterà zero. Altro che patriota!

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