L’auto rende, come conferma la classifica dei paperoni del mondo stilata annualmente dalla rivista Forbes. Dei 2.640 miliardari censiti a livello globale, oltre 70 sono legati all’industria automobilistica, anche se mancano fra gli altri i rappresentanti della dinastia Porsche, che controlla il gruppo Volkswagen, il primo in Europa e il secondo al mondo, il cui patrimonio era stimato attorno ai 20 miliardi nel 2020, di quella degli Agnelli (il solo 47enne John Elkann è accreditato di proprietà per un totale di 1,7 miliardi di dollari), e di Toyota, con Akio Toyoda, nipote del fondatore, che ha deciso di lasciare gli incarichi operativi alla guida del primo gruppo planetario e che avrebbe un patrimonio attorno al miliardo e mezzo.

Il 51enne Elon Musk, il visionario fondatore di Tesla, è il numero uno per quanto riguarda il mondo dell’auto, ma è scivolato in seconda posizione a livello assoluto con i suoi 180 miliardi dopo l’acquisto di Twitter (che ha perso valore) e la flessione del titolo del costruttore di auto elettriche. L’uomo più ricco al mondo è diventato il francese Bernard Arnault, i cui possedimenti nel campo dei marchi del lusso (da Louis Vuitton a Dom Perignom fino a Tag Heuer) hanno superato i 200 miliardi.

Gli italiani che compaiono in questa graduatoria sono due: Piero Ferrari, il 77enne figlio di Enzo, il fondatore della casa del Cavallino Rampante che ha assunto l’attuale cognome solo all’inizio degli anni ’90, e l’82enne Alberto Bombassei, patron della Brembo, la multinazionale italiana del freno che nel 2022 ha registrato un record di ricavi (3.629 miliardi, +31%) e utili (293 milioni, +36%). Con un patrimonio di 5,5 miliardi, Ferrari è 466esimo nella classifica di Forbes, mentre con 2,9 Bombassei è poco oltre la millesima posizione (1.027).

La geografia della distribuzione della ricchezza è cambiata negli ultimi anni, come evidenzia la presenza di numerosi imprenditori asiatici (39 su 73) ai primissimi posti della classifica relativa all’industria automobilistica. Il secondo, 54esimo assoluto, è Robin Zeng (55 anni), fondatore e amministratore delegato della Contemporary Amperex Technology di Hong Kong che sviluppa e produce batterie: il suo patrimonio è pari a poco più di un sesto di quello di Musk, 33,4 miliardi. Gli azionisti di riferimento del gruppo BmwSusanne Klatten (una delle sette donne che figurano nell’elenco) e Stefan Quandt – occupano la terza e la quarta posizione rispettivamente con 27,4 e 24,6 miliardi. Poi, nell’ordine, cinque imprenditori cinesi con ricchezze stimate fra i 19 e i 13,2 miliardi, guidati da Li Shufu, il numero uno della Holding Geely, cui fa riferimento anche l’omonima casa automobilistica che, fra gli altri, possiede Volvo Cars, Polestar, Lynk&Co, Terrafugia, London EV Company, l’italiana Benelli ed è azionista con quasi il 10% di Mercedes-Benz Group e con oltre il 7,5% di Aston Martin.

Anche il secondo americano che compare fra i ricchissimi dell’auto ha origini asiatiche: è il 72enne pakistano naturalizzato Shahid Khan, i cui interessi non riguardano tuttavia solo le forniture al comparto (Flex-N-Gate), ma anche lo sport. I suoi averi superano i 12 miliardi. Il manager mantiene il primato nel settore della componentistica davanti al tedesco 58enne Georg Schaeffler, che resta fuori dalla Top 10 (undicesimo) con i suoi 10,2 miliardi.

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Der Spiegel: “Membro del consiglio Porsche SE offre a Putin il rilancio dell’industria dell’auto in Russia”

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