La famiglia di Andrea Papi, il runner 26enne ucciso da un orso mentre svolgeva attività fisica nei boschi di Caldes, in provincia di Trento, ha annunciato che denuncerà la Provincia autonoma di Trento e lo Stato per aver deciso di reintrodurre questi predatori in Trentino. A dare la notizia è il T quotidiano che cita la madre del giovane. Si legge infatti che i familiari si sono già affidati a dei legali per portare avanti la causa con la quale verranno contestate le modalità di avvio del progetto Life Ursus senza un referendum consultivo.

Hanno voluto il morto e ora c’è – ha detto Franca Ghirardoni, la madre del ragazzo – Saranno gli avvocati a parlare per noi. Nessuno ci ha vietato di andare nel bosco. Se un ragazzo che va a camminare sulla montagna sopra casa viene ucciso da un orso forse qualcuno delle responsabilità se le dovrà assumere”.

Dall’altra parte della barricata ci sono invece le associazioni animaliste che si schierano contro l’ordinanza di abbattimento emessa dalla Provincia. L’Oipa, in una nota, invita alla calma auspicando che “le istituzioni non ricorrano alla barbarie dell’occhio per occhio, dente per dente”. Il responsabile per la Fauna selvatica dell’Oipa, Alessandro Piacenza, dichiara che “dieci furono gli orsi rilasciati tra il 1999 e il 2002, e oggi se ne contano circa cento. Ma l’intento iniziale si è ribaltato e dalla protezione si sta passando all’uccisione. Se il risultato di tanto sforzo è questo, tanto valeva che quello stanziamento di denaro pubblico fosse investito altrove”. Secondo l’Associazione italiana difesa animali e ambiente (Aidaa), occorre “andare a fondo nelle indagini e ricostruire quanto accaduto”. Papi, prosegue l’associazione in una nota, “si sarebbe difeso con un bastone e questo potrebbe aver provocato la reazione dell’orso”.

Ciò che al momento è stato appurato è che Papi era ancora vivo quando è stato aggredito dall’animale. I primi riscontri dell’autopsia sul corpo del 26enne ritrovato morto giovedì confermano che è stato ucciso da un orso dopo aver provato a difendersi con un bastone. La Procura di Trento, che ha aperto un fascicolo modello 45, senza notizia di reato, aveva nominato un collegio di tre periti composto da un medico legale, un esperto di dna animale e un veterinario chiamati a definire le cause della morte del giovane.

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