Le chat. Per l’agilità e i balzi da una parte all’altra della porta, ma anche per quell’aria guardinga e austera. Che ci starebbe a pennello sul manifesto di Steinlen: le chat noir. Sì, anche per via dell’inseparabile tuta lunga, d’ordinanza in estate o in inverno, rigorosamente nera. Bernard Lama è un’icona: uno che ha influenzato e probabilmente cambiato il ruolo di portiere tra gli anni ’80 e ’90. Esplosivo, agile, coraggioso: spettacolare ma senza cercare la spettacolarità, come invece accadeva spesso ai portieri estrosi di quell’epoca.

Nasce in Francia, ma cresce in Guyana e ci lascia il cuore quando torna in Europa: dalle squadre giovanili arriva al Lille nel 1981. È il terzo portiere, non gioca ma si intuiscono le potenzialità e viene mandato a farsi le ossa prima ad Abbeville, in terza divisione, senza però trovare spazio e poi al Besançon, in seconda, giocando titolare e portando alla salvezza la squadra anche grazie alle sue parate. Torna al Lille nel 1984 come secondo di Mottet, nel 1986 diventa titolare e riesce anche a segnare un gol, su rigore all’ultima giornata contro lo Stade Lavallois. Sarà anche la sua ultima partita al Lille: il contratto non viene rinnovato e si accasa prima al Metz, per una stagione, poi al Brest e poi al Lens dove gioca benissimo, segna ancora un gol, sempre su rigore contro gli ex compagni del Metz e a fine stagione viene acquistato dal Paris Saint Germain. Diventerà un mito con la maglia dei parigini, facendo conoscere al mondo la sua tuta nera, le sue maglie sgargianti ma soprattutto le sue incredibili parate. Nella prima stagione vince la Coppa di Francia, e fa vedere quanto è bravo in Coppa Uefa, in una cavalcata incredibile che porta il Psg di Artur Jorge in semifinale dopo aver eliminato il Napoli di Ranieri, l’Anderlecht, il Real Madrid, finendo sconfitto dalla Juventus che poi alzerà il trofeo.

Intanto a 30 anni conquista anche la nazionale Francese: esordisce contro Israele e diventa subito titolare nelle sciagurate qualificazioni a Usa 94 che culminano con l’eliminazione della Francia dopo la sconfitta contro la Bulgaria in casa. Si consola vincendo il titolo con il Psg e venendo eletto in patria calciatore dell’anno da France Football: era capitato solo una volta che quel riconoscimento andasse ad un portiere, Carnus nel 1970. Vince altri trofei coi parigini, arrivando anche ad alzare un titolo europeo: la Coppa delle Coppe del 1996…il dettaglio è che in quell’edizione la sua squadra subisce solo due gol nelle sette sfide dagli ottavi di finale in poi, entrambe dal Parma eliminato ai quarti.

Grazie a lui la Francia arriva in semifinale agli Europei del 1996, avendo parato il rigore decisivo a Seedorf nei quarti, ma non si ripete in finale contro la Repubblica Ceca. Nel 1997 si interrompe il suo rapporto col Psg: sbarca a Londra, al West Ham, ma gioca solo 12 partite perché viene trovato positivo alla cannabis. Lui ammette di “essere stato troppo educato a non rifiutare uno spinello”: la squalifica è di soli due mesi, ma gli costa il posto da titolare in nazionale, che va a Barthez. È dunque il secondo portiere Lama quando la Francia si laurea campione del mondo nel 1998. Torna al Psg, dove resta per altri due anni prima di chiudere la carriera al Rennes nel 2001, dopo aver partecipato, ancora da secondo ad Euro 2000 con la nazionale.
Dopo l’esperienza da calciatore torna in Guyana, dove allena ragazzini, senza alcuna nostalgia per l’Europa e per il grande calcio, anche oggi che compie 60 anni: “Vuoi mettere passeggiare tra la spiaggia e la foresta equatoriale?”. Già, il miglior portiere francese della storia, orgogliosamente “gatto nero”.

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