Insulti razzisti prima piovuti dagli spalti e poi fuori dal palazzetto ripetuti in faccia a un giovane arbitro di 19 anni. È successo sabato scorso durante una partita di basket del campionato toscano under 14 tra Don Bosco e Poggibonsi al PalaMacchia di Livorno. Nei minuti finale del match l’arbitro Moustapha Ndiaye ha concesso due tiri liberi agli ospiti e poi un terzo per le proteste dell’allenatore. Una decisione peraltro ininfluente, perché il Don Bosco li ha sbagliati e la gara è terminata sul 50 a 51. Tanto è bastato comunque per scatenare l’odio razzista dei genitori della squadra senese sugli spalti. Non solo, perché Ndiaye è stato anche successivamente avvicinato e aggredito verbalmente, come ha raccontato in un’intervista a Il Tirreno: “Dagli spalti una donna ha urlato “Negro di m…”. Io non ho sentito nulla, perché c’era molto frastuono, me lo ha riferito la mia fidanzata vergognandosi. Ma le cose peggiori sono avvenute fuori, mentre stavo per salire in macchina”.

Fuori dal PalaMacchi altri appellativi razzisti e omofobi, poi ululati e applausi ironici, “mentre un uomo che fumava una sigaretta mi ha soffiato in faccia il fumo”. Il 19enne Ndiaye ha confidato al quotidiano toscano tutto il suo malessere per quanto è accaduto: “Avevano calpestato la mia dignità. Non mi capacito del fatto che certe persone possano anche solo pensare di comportarsi in questa maniera”. Comportamenti tenuti da genitori che dovrebbero dare il loro esempio a giovani cestisti di 13-14 anni: “Certi comportamenti rappresentano il contrario del significato della parola sport”. Il problema è che per Ndiaye non si tratta nemmeno della prima volta: “Mi era già successo nel 2022 durante una partita a Cecina“. E ancora a Rimini: “Durante un torneo alcuni tifosi hanno intonato cori contro di me, sempre perché nero”.

Per un giovane arbitro è difficile coltivare la propria passione in un contesto del genere: “L’anno scorso, proprio a causa degli insulti razzisti, avevo deciso di smettere. Da settembre a dicembre, infatti, non ho più diretto una gara”. Poi Moustapha Ndiaye ha deciso di tornare sul parquet perché “non è possibile essere offesi per il colore della pelle”. E dopo questo ulteriore gravissimo episodio a Il Tirreno ha assicurato: “Certo che continuo, mi piace arbitrare: posso dirigere le gare fino alla Promozione, oltre che quelle giovanili. Ho iniziato minorenne, quando ancora giocavo. Queste persone, per come sono fatto io, non riusciranno mai a farmi deprimere“.

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