“Nonostante gli appelli dell’Ipcc a proteggere e ripristinare le foreste e ridurre le emissioni di energia il più rapidamente possibile, alcuni responsabili politici dell’Unione Europea sembrano pronti ad approvare una riforma della direttiva Rinnovabili che continua a finanziare l’energia prodotta bruciando alberi”: in vista della decisione dell’Ue – prevista per oggi – che sceglierà se continuare a sovvenzionare la combustione di alberi per ottenere energia elettrica, la ong Partnership for Policy Integrity ha fatto una valutazione delle proposte al vaglio per modificare la direttiva Rinnovabili. “La combustione del legno emette più Co2 rispetto ai combustibili fossili e distrugge le foreste che sono fondamentali per eliminare il carbonio dall’aria – sottolinea la ong – e tuttavia viene qualificata come rinnovabile al pari di eolico e fotovoltaico”.

L’allarme dell’Jrc: “Le foreste europee assorbono sempre meno Co2”
Fino ad oggi l’energia prodotta bruciando legna ha ottenuto nell’Ue sussidi stimati in circa 17 miliardi di euro l’anno, grazie alla qualificazione di “rinnovabile”. Questa forma di energia rappresenta la metà dell’energia rinnovabile prodotta nell’Ue e il 15% di quella italiana. Circa la metà del legno tagliato nell’Ue viene bruciato per produrre energia e, con l’aumento dell’uso della biomassa forestale, si sta riducendo la quantità di carbonio assorbito dalle foreste in alcuni Stati membri dell’Ue, come evidenziato dallo stesso Joint Research Center della Commissione Europea. Per questo, una campagna sottoscritta da mezzo milione di cittadini ha chiesto di togliere i sussidi all’energia da biomasse forestali, in vista della revisione della direttiva che è attualmente negoziata, a porte chiuse, nel Trilogo (Consiglio, Parlamento e Commissione).

Le proposte di modifica alla direttiva Rinnovabili e le richieste dell’Ipcc
“A essere negoziato è un insieme di criteri diabolicamente complesso, reso ancora più difficile da comprendere a causa delle sottili differenze tra le proposte legislative della Commissione, del Parlamento europeo e del Consiglio”, evidenzia il report di Partnership for Policy Integrity, che ha misurato come le tre proposte aderiscano alle richieste del Sesto rapporto dell’Ipcc (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico). La proposta del Consiglio (composto dai rappresentanti dei Paesi membri) ha ottenuto un punteggio estremamente basso perché “rappresenta essenzialmente lo status quo, con pochi miglioramenti”. Secondo la ong non prevede miglioramenti né in termini di riduzione delle emissioni, né nella restaurazione e conservazione delle foreste, a differenza delle proposte di Commissione e Europarlamento. La proposta della Commissione ha ottenuto un punteggio superiore a quella del Parlamento in parte per “un approccio più completo all’articolo 3, che limita il sostegno finanziario alla bioenergia”.

In Italia centrali calabresi ferme per “prezzi bassi dell’energia”. Chiedono incentivi con il Dl Pnrr
Le biomasse legnose producono poca energia rispetto a petrolio, gas e carbone. Per questo inquinano proporzionalmente di più (per produrre la stessa quantità di energia) e gli impianti non potrebbero funzionare senza sussidi pubblici. Nel 2023 a causa della riduzione dei prezzi dell’energia, le principali centrali italiane, situate in gran parte in Calabria, hanno ridotto l’operatività come ha annunciato sul Sole 24 Ore da Giulio Salerno, vice-presidente della lobby del settore Ebs (Energia da Biomasse Solide) e fuel manager di Sorgenia Bioenergie. “L’8 marzo, a fronte di un’ulteriore riduzione dei prezzi dell’elettricità, è scattato il limite per cui non è stato più possibile tenere l’impianto operativo” hanno dichiarato al giornale di Confindustria Francesco Pesante e Alessandro Cinotti, amministratore delegato e il fuel manager, della centrale Ecosesto di Rende (Cosenza), che ogni anno brucia 160-180mila tonnellate di biomassa legnosa. “Ci preoccupa il fatto che i nostri fornitori sono piccole imprese in aree marginali come quelle montane, con un tessuto economico fragile”, ha sottolineato Cinotti.

L’accusa di Gratteri “truffa al Gse” e le richieste della Lega per nuovi aiuti al settore
Rappresentanti e proprietari della Ecosesto (gruppo Falk) e delle altre quattro centrali calabresi (Mercure Srl di Sorgenia Bioenergie, Serravalle Energy, Biomasse Italia e Biomasse Crotone del gruppo Eph) sono stati indagati per truffa al Gse nell’ambito dell’inchiesta della procura di Catanzaro sull’infiltrazione della ‘ndrangheta nella filiera delle biomasse legnose calabresi, indagine coordinata dal giudice Nicola Gratteri. Secondo l’ordinanza emessa a ottobre dal gip, hanno presentato per anni (dal 2014 al 2019) istanze al Mipaaf per l’accesso all’incentivazione attestando dati non veritieri e così inducendo in errore il Gestore dei Servizi Elettrici. Sul giornale di Confindustria, Ebs ha lanciato un allarme per “5000 addetti” della filiera, chiedendo allo Stato nuovi incentivi. Tuttavia, in ciascuno dei 18 impianti a biomasse forestali dalla potenza superiore a 5 megawatt che Ebs rappresenta, lavorano un massimo di 35 persone. L’obiettivo, comunque, è ottenere nuovi aiuti attraverso emendamenti al decreto Pnrr. E già cinque senatori della Lega (Claudio Borghi, Giorgio Maria Bergesio, Mara Bizzotto, Gianluca Cantalamessa, Marco Dreosto, Elena Murelli) hanno presentato un emendamento per includere le biomasse solide in un programma di Terna per “massimizzare l’impiego degli impianti di energia sopra 300 mw”, in alternativa all’utilizzo del gas.

Nell’immagine una fila di camion che trasportano cippato di legna alla centrale a biomasse di Crotone. Tratta dal documentario “L’affare dei tagli boschivi” di Ludovica Jona per Spotlight – Rainews”

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