Dieci anni di pontificato con la certezza di quale regalo desidera per questo importante anniversario: “La pace, ci vuole la pace”. Papa Francesco lo ha ricordato nel Popecast, il podcast realizzato dal vaticanista Salvatore Cernuzio per i media vaticani nel decennale dell’elezione. Bergoglio pensa alla terza guerra mondiale in atto, espressione coniata proprio da lui: “Non lo aspettavo… Pensavo che la Siria fosse una cosa singolare, poi sono arrivate le altre”. E aggiunge: “Mi fa soffrire vedere i morti, ragazzi – sia russi che ucraini, non mi interessa – che non tornano. È dura”. Da qui, tre parole che corrispondono ai “tre sogni del Papa” per la Chiesa, per il mondo e per chi il mondo lo governa, per l’umanità: “Fratellanza, pianto, sorriso”.

Bergoglio lo aveva sottolineato anche nell’intervista esclusiva a ilfattoquotidiano.it, realizzata proprio in occasione di questo traguardo, rivelando cosa si augura per il futuro: “La pace. La pace nella martoriata Ucraina e in tutti gli altri Paesi che soffrono l’orrore della guerra che è sempre una sconfitta per tutti, per tutti. La guerra è assurda e crudele. È un’azienda che non conosce crisi nemmeno durante la pandemia: la fabbrica delle armi. Lavorare per la pace significa non investire in queste fabbriche di morte. Mi fa soffrire pensare che se non si facessero armi per un anno, finirebbe la fame nel mondo perché quella delle armi è l’industria più grande del pianeta”.

Sono trascorsi già dieci anni da quel 13 marzo 2013, eppure “sembra ieri”, come ha commentato Francesco nel podcast dei media vaticani: “Il tempo è pressuroso… va di fretta. E quando tu vuoi cogliere l’oggi, è già ieri. Vivere così è una novità. Questi dieci anni sono stati così: una tensione, vivere in tensione”. Tra gli incontri più belli di questo decennio, il Papa confessa di portare nel cuore l’udienza in piazza San Pietro con i nonni di tutto il mondo del 28 settembre 2014. “I vecchi – ricorda Francesco – sono saggezza e mi aiutano tanto. Anche io sono vecchio, no?”. Bergoglio ha deciso di festeggiare questo anniversario in modo molto sobrio, come è nel suo stile, con una messa a porte chiuse nella cappella di Casa Santa Marta, la sua residenza, con tutti i cardinali presenti a Roma.

In un messaggio di auguri al Papa, la presidenza della Conferenza episcopale italiana ricorda che “sono passati dieci anni da quel ‘buonasera’ con cui si presentò alla Chiesa e al mondo intero; da allora le sue parole e i suoi gesti hanno continuato a toccare il cuore, a sorprendere, a parlare a tutti e a ciascuno. Quel saluto è stato l’inizio di un dialogo: in questo tempo, ci ha aiutato a capire quanto il Vangelo sia attraente, persuasivo, capace di rispondere ai tanti interrogativi della storia e ad ascoltare le domande che affiorano nelle pieghe dell’esistenza umana. Ci ha insegnato a uscire, a stare in mezzo alla strada e soprattutto ad andare nelle periferie, per capire chi siamo. Possiamo conoscere davvero noi stessi solo guardando dall’esterno, da quelle prime periferie che sono i poveri: lei ci ha spinto a incontrarli, a vederli, a toccarli, a fare di loro i nostri fratelli più piccoli. Perché, come ci ha ricordato più volte, la nostra non è una fede da laboratorio, ma un cammino, nella storia, da compiere insieme. Vogliamo esprimerle – concludono i vertici della Cei – la nostra gratitudine per aver accolto l’eredità di Benedetto XVI e per averci accompagnato, a partire dall’Anno della fede, incoraggiandoci a vivere da cristiani nelle tante contraddizioni, sfide e pandemie di questo mondo. Con l’impegno a ‘tracciare insieme sentieri di pace’, perché ‘solo la pace che nasce dall’amore fraterno e disinteressato può aiutarci a superare le crisi personali, sociali e mondiali’”.

Twitter: @FrancescoGrana

Articolo Successivo

Roma, si lancia sui binari mentre transita la metro A: è grave. Linea interrotta per due ore

next