L’Ucraina, poi la Moldavia. E ora una nuova crisi si profila nella regione, e riguarda la Georgia, che guarda sempre più a Occidente. Negli ultimi giorni migliaia di persone sono scese per le strade di Tbilisi per protestare contro la legge sugli “agenti stranieri”, considerato pro-Putin dall’opposizione, che prevedeva l’introduzione di un registro delle organizzazioni considerate come ‘agenti di influenza straniera’, ritirato dal partito governativo Sogno Georgiano, e che molti hanno paragonato a una analoga normativa in vigore in Russia dal 2012. La mobilitazione – che ha portato alla revoca della norma – ha coinvolto migliaia di persone, respinte dalla polizia con idranti e lacrimogeni, che in piazza esibivano bandiere europee. Ma sulle proteste è intervenuta Mosca, che addita Paesi stranieri – e il portavoce del Cremlino chiama direttamente in causa gli Stati Uniti – che lavorano per diffondere sentimenti anti-russi. Per il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov gli eventi di questi giorni in Georgia sono stati orchestrati dall’estero per creare problemi ai confini russi ed erano “solo una scusa per tentare un cambio di potere con la forza”. In più, ha aggiunto, ricordano i fatti di Euromaidan a Kiev che nel 2014 portarono al rovesciamento del presidente filorusso Viktor Yanukovich, la cui caduta viene considerata da Mosca come un “colpo di Stato” sostenuto dall’Occidente. Ma le differenze con quell’esperienza sono radicali, perché anche il partito di governo Sogno Georgiano aspira all’ingresso nella Ue e nella Nato, pur cercando di seguire una linea pragmatica nelle relazioni con Mosca, con cui la Georgia ha combattuto una guerra nell’estate del 2008.

Ad additare il presunto responsabile è il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, che accusa direttamente gli Stati Uniti. “Vediamo le mani di qualcuno, che non possono essere chiamate ‘invisibili’ perché sono perfettamente visibili”, ha detto Peskov, citato dall’agenzia Tass. Il portavoce ha citato poi le dichiarazioni della presidente della Repubblica georgiana, Salomè Zurabishvili, che ha dato il suo sostegno ai manifestanti. “Non è dalla Georgia che si rivolge al popolo georgiano, ma dall’America“, ha affermato Peskov. Ad aggravare la situazione, che Mosca dichiara di osservare “con preoccupazione”, anche la tensione in Sud Ossezia e Abkhazia, le due regioni della Georgia di cui Mosca ha riconosciuto la sovranità. Le proteste dei giorni scorsi in Georgia avevano messo in risalto l’anomalia di un apparente riavvicinamento, dopo l’inizio del conflitto in Ucraina, tra le autorità georgiane e quelle russe, dopo la guerra tra i due Paesi combattuta nel 2008 in cui le truppe di Mosca intervennero in appoggio di quelle delle autoproclamate repubbliche filorusse dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud. Recentemente Lavrov aveva espresso la sua soddisfazione per il rifiuto del governo georgiano di aderire alla politica delle sanzioni anti-russe, auspicando la ripresa dei voli diretti tra i due Paesi, sospesi fin dal 2019. Positiva la reazione del Sogno Georgiano, il partito maggioritario di governo, mentre si era dichiarata contraria la presidente, Salomè Zourabishvili. Nei giorni scorsi è cresciuta anche la tensione in Transnistria, l’entità separatista filorussa in Moldavia, dove le autorità locali hanno denunciato un attacco terroristico in preparazione da parte dei servizi segreti di Kiev. Accuse che lo stesso apparato d’intelligence ucraino ha liquidato come una “provocazione orchestrata dal Cremlino”. Già Zelensky e la presidente filo-europea Maia Sandu avevano denunciato un piano di Mosca per prendere il potere a Chisinau, avvalendosi anche di stranieri infiltrati.

Revocata la legge sugli “agenti stranieri” – Il Parlamento georgiano ha votato in seconda lettura contro il disegno di legge sulle organizzazione degli agenti stranieri che ha innescato proteste di massa negli ultimi giorni, ha reso noto l’emittente tv Rustavi-2. Solo un deputato ha votato in favore del disegno di legge, 35 hanno votato contro e gli altri 76 si sono astenuti.

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