La Camera ha respinto le pregiudiziali di costituzionalità sul decreto legge in materia di cessione dei crediti. Il testo ha ricevuto i voti di Pd, Avs e M5S. Il Terzo Polo si è astenuto. La commissione bilancio della Camera ha deliberato un’ indagine conoscitiva sulle ricadute per crescita economica e finanze pubbliche del superbonus e altri incentivi per l’edilizia. A tal fine, a partire dalla prossima settimana, saranno ascoltati i rappresentanti dei centri studi Nomisma, Svimez, Cresme e Censis. Nella giornata di oggi intanto sono proseguite le audizioni parlamentari dei rappresentanti dei settori coinvolti dallo stop alla cessione dei crediti fiscali derivanti dai bonus edilizi deciso lo scorso dal governo.

Il meccanismo della cessione dei crediti “si potrebbe applicare ai contribuenti nelle fasce di reddito medio-basse oppure, nel caso di imprese, a quelle di più piccola dimensione”, propone il presidente di Confindustria Assoimmobiliare, Silvia Rovere, che chiede al governo “misure per favorire la transizione green dei nostri immobili in un’ottica di lungo periodo. Il modello – spiega – può essere quello utilizzato per le energie rinnovabili: uno stimolo della leva fiscale e il coinvolgimento degli investitori professionali, che non hanno bisogno di un incentivo che copra la totalità dei costi, come sta accadendo in altri Paesi europei”. Il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, rimarca come sia necessario “consentire fino al 30 aprile l’utilizzo della cessione del credito e dello sconto in fattura e mantenere questo meccanismo per gli interventi nelle unità immobiliari indipendenti, che riguardano nel 2023 le famiglie a basso reddito”.

“Condividiamo le proposte di Ance e Abi (associazione delle banche italiane, ndr)circa la possibilità di estendere, in tempi estremamente rapidi, il perimetro della compensazione delle banche anche agli F24 che raccolgono per conto dei loro clienti, con una percentuale sostenibile e ragionevole. Questa è la vera misura, fondamentale, che potrebbe aiutare a risolvere il problema dei crediti incagliati”, affermano alla Camera i rappresentanti del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili. I commercialisti chiedono “una proroga più ampia, almeno al 28 aprile rispetto al 31 marzo 2023, del termine per la presentazione delle comunicazioni per l’opzione della cessione del credito e lo sconto in fattura, riguardo le spese sostenute nel 2022, in modo da concedere più tempo a contribuenti e banche per perfezionare quante più acquisizioni possibili”. “L’abolizione immediata delle opzioni di sconto in fattura e della cessione dei crediti produrrà, solo per il 2023, un calo fra il 30% e il 40% degli interventi di riqualificazione energetica (Ecobonus), di ristrutturazione edile (Bonus-casa, Bonus infissi), dei fatturati delle imprese produttrici e della relativa tenuta occupazionale, con ricadute anche sugli obiettivi comunitari di transizione energetica” sottolineano invece i appresentanti di Confimi Industria.

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