È colpa dello scafista, ma lo scafista chi lo ha creato? Ancora non abbiamo seppellito gli ennesimi morti, questa volta a Cutro, che la fiera delle banalità, delle cose già sentite, affolla le pagine social degli esponenti politici nostrani. C’è chi, per un mero buonismo dovuto alla carica ufficiale che ricopre, chiede di non strumentalizzare queste morti. Ma perché non dovremmo farlo? Quando queste morti, non quelle di oggi ma quelle del passato, venivano mostrate e gridate per dire che il problema è a monte, nei paesi da cui scappano, c’era chi gridava ai famosi “anti razzisti” di essere dei buonisti, “di voler dare l’Italia in pasto agli uomini malati di sesso provenienti dall’Africa”.

Oggi gli stessi, quelli che hanno chiesto di arginare una marea con un salvagente, imponendo blocchi navali o assecondando accordi bislacchi volti a insabbiare i migranti in dune di sabbia o carceri, parlano di umanità. Chiedono di combattere gli scafisti che hanno ragion d’essere nell’assenza di qualsiasi politica reale che intacchi il potere delle mafie che li hanno creati: le dittature, quelle sanguinarie che non vogliamo condannare o risolvere. Quei governi che riteniamo ancora buoni per farci affari. Mica come Putin che oggi, con dispiacere di molti in Italia, risulta indifendibile.

Lo scafista, quel disgraziati arrestato, è solo un uomo malvagio assoldato da mafiosi in giacca e cravatta che affollano le riunioni e i congressi della politica estera. Gli arresti e le parole vuote non risolveranno nulla, con buona pace dei morti a Cutro. Perché è tutta una ipocrisia che si ripeterà ad oltranza. Una commemorazione per scusarci, guardandoci allo specchio.

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