Inevitabile ricorrere al riferimento ad antiche faide tra famiglie veronesi, ai Montecchi e i Capuleti, che diedero ispirazione alla tragedia di Romeo e Giulietta, nel raccontare ciò che è accaduto nel primo consiglio di indirizzo della Fondazione Arena. Una spaccatura netta, con il neo sindaco di centrosinistra Damiano Tommasi messo in minoranza da un’evidente convergenza di segno opposto da parte dei rappresentanti del ministro della Cultura, Camera di Commercio, Regione Veneto e Cattolica Assicurazione. È presto per sostenere che il voto sia preludio del tentativo di riconfermare Cecilia Gasdia, esponente dei Fratelli d’Italia, nonostante cinque anni molto controversi che hanno contraddistinto la gestione del più grande teatro lirico al mondo. Sicuramente, però, è stata sconfitta la strategia di Tommasi, che puntava a cercare un nome nuovo attraverso una pubblica manifestazione d’interesse.

Il commento del primo cittadino, solitamente pacato nei toni, è la dimostrazione di quanto cruento sia stato lo scontro. “Quanto accaduto è un fatto gravissimo. Prendo atto che in questo nuovo Consiglio si pensa di fare molta politica, rifletterò di conseguenza sul mio futuro in Fondazione. Serve essere liberi e avere un po’ di coraggio per adottare metodi nuovi e più trasparenti. La città merita altro e deve guardare avanti”. Un’accusa diretta da parte del sindaco mite che sembra poter preludere a clamorose prese di posizione personali. Come leggere altrimenti quella riflessione “sul mio futuro in Fondazione”, visto che per statuto il sindaco è presidente del consiglio di indirizzo? Sicuramente l’accusa di voler privilegiare scelte politiche è indirizzata al peso del centrodestra che ha manifestato le proprie intenzioni.

Che la nomina del nuovo sovrintendente fosse in bilico lo ha spiegato ilfattoquotidiano.it alcuni giorni fa. La prima riunione lo ha confermato vista la divisione sulla proposta del sindaco di pubblicare un avviso per raccogliere manifestazioni d’interesse da parte di soggetti idonei a ricoprire l’incarico di sovrintendente. Previsti cinque giorni di tempo per la presentazione dei documenti. La mossa era la premessa per far uscire alla luce del sole i nomi dei candidati e delle loro professionalità, in vista della scelta. A favore si sono schierati solo Tommasi e i due rappresentanti nominati dal Comune, l’imprenditrice Marilisa Allegrini e Stefano Soso, già in Fondazione Arena di Verona ed oggi responsabile delle risorse umane di Balich Wonder Studio, una holding di aziende specializzate nell’intrattenimento dal vivo e nella comunicazione. Sulla barricata opposta si sono schierati gli altri quattro componenti. Previste le posizioni contrarie della docente universitaria Serena Cubico (Fratelli d’Italia) in rappresentanza del ministro della cultura Gennaro Sangiuliano (Fratelli d’Italia), di Federico Pupo designato dal consiglio regionale del Veneto (a trazione leghista) e di Giuseppe Riello, presidente della Camera di Commercio di Verona (che già si è espresso a favore della riconferma di Cecilia Gasdia). Ago della bilancia si è così rivelato Samuele Marconcini, amministratore delegato e direttore generale di Cattolica Assicurazioni. Quando alcuni giorni fa la compagnia aveva fatto sapere che avrebbe accettato l’impegno (anche economico) in Fondazione Arena, a Palazzo Barbieri sede del Comune la decisione era stata interpretata favorevolmente. In quel modo il sindaco contava almeno su un’astensione e sulla possibilità di far valere doppio il proprio voto, vista la parità. Invece anche Marconcini ha respinto la proposta di Tommasi.

Il sindaco ha reagito facendo sapere: “Ritengo le motivazioni che hanno accompagnato il voto contrario decisamente poco strutturate, considerando anche il fatto che mi è stato impedito di procedere prima di oggi con la manifestazione d’interesse motivando con la necessità che a provvedere fosse il nuovo Consiglio. Mi rendo conto che prevale il timore di mettersi in competizione per paura che emergano professionalità e competenze più elevate, un limite di questa città che ho più volte rilevato. Prendo atto che in questo nuovo Consiglio si pensa di fare molta politica, rifletterò di conseguenza sul mio futuro in Fondazione”. In quel voto Tommasi legge l’incapacità di “prendere una strada compatta per dare forza e sostegno ad un rinnovamento che la città si aspetta” e si dice “molto preoccupato per la gestione degli eventi olimpici che ci attendono e che dovranno restare nella storia di Verona, ma che sono stati gravemente trascurati sinora”, anche se avranno come epicentro celebrativo l’Arena. Sassolino finale: “Una banale manifestazione di interesse di 5 giorni ha messo in crisi equilibri legati a logiche consolidate che non mi appartengono. Ho la convinzione che in qualsiasi consesso collegiale si debba e si possa ragionare in modo aperto e libero, ma questo Consiglio non ha saputo cogliere oggi l’opportunità”. Lo scontro finale è rimandato al 2 marzo. All’ordine del giorno un solo punto: l’indicazione del nominativo da sottoporre al Ministro per la nomina a sovrintendente.

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