Il libro del tennista André Agassi ma pure quello di Fabrizio Corona, la biografia di Pablo Escobar, scritta dal figlio del narcotrafficante e la storia di Ilda Boccassini, firmata dalla stessa ex pm di Milano. E poi romanzi storici e grandi classici della letteratura: da Primo Levi a Dostoevskij, Baudelaire e il premio Nobel Mario Vargas Llosa. Matteo Messina Denaro è un lettore onnivoro. Almeno a giudicare dagli oltre 50 libri ritrovati nel suo appartamento in vicolo San Vito, a Campobello di Mazara, dove il boss delle stragi ha trascorso l’ultima parte della sua latitanza.

In quello che è stato definito il suo ultimo covo, abitato dal boss fino all’arresto del 16 gennaio, ilfattoquotidiano.it aveva già raccontato come gli uomini del Ros dei carabinieri avessero trovato il libro di Nicolai Lilin su Putin (L’ultimo zar). Adesso è diventato noto l’intero contenuto della biblioteca di Messina Denaro. Il Corriere della Sera racconta come il padrino riponesse i suoi libri praticamente in ogni angolo della casa, soprattutto sulle due mensole vicine alla tv, dove guardava numerosi film: si parla di almeno duecento titoli, soprattutto di guerra e azione. Poi c’erano i libri, spesso edizioni commerciali. Molti giornalisti e scrittori di cose di mafia rimarranno delusi: Messina Denaro non aveva alcun saggio sull’argomento. E neanche possedeva uno dei tanti libri che sono stati dedicati alle sue gesta criminali negli ultimi tempi. Aveva però La stanza numero 30 di Ilda Boccassini, la pm che si fece trasferire in Sicilia subito dopo le stragi per indagare su Capaci e su via d’Amelio. Bombe di cui anche Messina Denaro è colpevole.

Il signore del male, però, non è il titolo di un libro sul capomafia siciliano ma la biografia del narcotrafficante Escobar, trovata nel covo di Campobello. Dove c’era pure La scomparsa di Josef Mengele di Olivier Guez che racconta la fuga del medico nazista. C’era Open, l’autobiografia di grande successo di Agassi e c’era pure Non mi avete fatto niente di Fabrizio Corona. I figli venuti male, invece, è la storia di Andrea Ghira, uno dei “massacratori del Circeo”. Il boss di Castelvetrano aveva letto probabilmente anche L’altra verità, il diario della poetessa Alda Merini. Ma pure Io brillo, l’autobiografia di Ljuba Rizzoli, rampolla della famiglia di editori. In L’ho sempre saputo, invece, Messina Denaro si è approcciato alla pena di Barbara Balzerani, ex brigadista rossa condannata per il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro.

“Ho letto centinaia di libri, curatemi bene”, è quello che avrebbe detto il boss ai medici nel carcere de L’Aquila. E in effetti nel suo covo c’erano anche classici della letteratura mondiale: le poesia di Catullo e Dalla potenza all’atto di Aristotele, ma pure Le notti bianche di Dostoevskij, I fiori del male di Baudelaire, Viaggio al termine della notte di Céline, La zia Julia e lo scribacchino e La città e i cani di Vargas Llosa, quattro romanzi di Charles Bukowski. E poi titoli di Haruki Murakami (L’assassinio del commendatore), Isabel Allende (Oltre l’inverno), e tutta una serie di thriller storici firmati Valerio Massimo Manfredi, Marcello Simoni, Danila Comastri Montanari. Ma c’era pure Se questo è un uomo di Primo Levi, Patria del basco Fernando Aramburu e Senza un soldo a Parigi e Londra di George Orwell.

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