È nel 2010 che bunga-bunga esce dal giro di chi frequenta Berlusconi e diventa per tutti il modo per riferirsi alle feste a luci rosse del presidente del Consiglio. A rivelarle al mondo intero è l’inchiesta condotta da Ilda Boccassini, Pietro Forno e Antonio Sangermano della Procura di Milano che ha per protagonista una ragazza marocchina di diciassette anni, Karima El Mahroug detta Ruby Rubacuori. […] La storia affiora nell’ottobre del 2010, quando il Fatto Quotidiano rivela che a Milano è in corso una inchiesta giudiziaria segretissima su una ragazza minorenne che racconta di aver partecipato, nella villa di Arcore, alle feste del bunga-bunga. I magistrati milanesi che si occupano di minori sono pieni di dubbi: la ragazza dice la verità? Oppure è una bugiarda o una mitomane? O magari sta cercando di ricattare il presidente del Consiglio con false accuse?

La ragazza si chiama Karima, è marocchina, ha diciassette anni, dagli amici si fa chiamare Ruby. Ha anche una pagina Facebook in cui è Ruby Rubacuori. Posta foto, scrive pensieri, chatta con chi la contatta. I magistrati di Milano sono costretti a occuparsi di lei per la prima volta il 27 maggio 2010.

Una sua amica, Katia Pasquino, una ragazza magra e sempre stretta dentro vestiti attillati, nel pomeriggio la incontra per caso in un centro estetico di corso Buenos Aires 2, Mami Nail, dove si sta facendo le unghie. Quindici giorni prima, Katia aveva ospitato Ruby a casa sua, ma era finita male, con Katia inferocita: «Mi ha rubato 3000 euro e alcuni gioielli». Quando la rivede da Mami Nail, chiama il 113 e la denuncia come autrice di un furto.

Arriva una volante della polizia, gli agenti chiedono i documenti a Ruby che non li ha. Cerca di cavarsela offrendo sesso all’agente Ermes Cafaro, che rifiuta. La magistrata del tribunale dei minori di turno quel giorno, Annamaria Fiorillo, esegue un controllo e poi spiega a Cafaro che la ragazza, identificata come marocchina, di diciassette anni, scappata di casa a tredici e da allora in perenne fuga, risulta evasa da una comunità protetta a cui era stata assegnata. Deve dunque essere portata alla comunità La Zattera o, se questa risulta al completo, trattenuta in questura fino all’indomani mattina.

La pm Fiorillo dispone che si faccia quello che la legge dice di fare in questi casi: identificazione, fotosegnalamento e ricerca di una comunità protetta a cui affidarla. La giovane funzionaria di polizia di turno quella sera in questura, Giorgia Iafrate, non trova una struttura disponibile subito, così la ragazza si prepara nervosamente a passare la notte in questura.

A questo punto, però, succede una cosa inaspettata: da Parigi, dov’è impegnato in un viaggio di Stato, il presidente del Consiglio telefona al capo di gabinetto della Questura di Milano, Pietro Ostuni.

Che cosa era successo? Katia, dopo aver denunciato Ruby, aveva avvertito una sua amica, la brasiliana Michelle Conceicao. Michelle l’aveva rimproverata: «Hai fatto male, quella ragazzina ci metterà nei guai». Alle 21.20 di quel 27 maggio, Michelle apre la sua ricchissima rubrica telefonica sul cellulare. Ha un sacco di numeri, tra cui quello di «Ruby troia». Ma va alla voce «Berluscone Papi» e chiama il numero personale del presidente del Consiglio. Gli comunica che Karima «è stata presa». Berlusconi è in viaggio di Stato, eppure risponde. Pochi minuti dopo, alle 22.19, Conceicao avverte anche un’altra ragazza, Nicole Minetti.

Dopo le ventitré, Berlusconi in persona telefona da Parigi alla Questura di Milano. Dice a Ostuni che è stato informato del fermo di una ragazza che gli è stata segnalata come la nipote di Hosni Mubarak, il presidente egiziano. Lo invita dunque, «per evitare problemi diplomatici», ad affidare la ragazza a una «consigliera ministeriale» (carica inesistente) che avrebbe provveduto a far arrivare in questura. Arriva Nicole Minetti, che in realtà è una giovane consigliera regionale, eletta per volere di Berlusconi nel listino bloccato del presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Ostuni, da casa, chiama la funzionaria di turno quella notte in questura, la dottoressa Iafrate, che intanto era già alle prese con Nicole e Michelle, corse in questura per «liberare» Karima.

Da questo momento, la scena cambia. Il ritmo dei fatti accelera. Le comunicazioni e le telefonate si succedono frenetiche. Ormai è mezzanotte. Berlusconi richiama più volte Ostuni da Parigi. Il presidente del Consiglio, preoccupato che la ragazza possa raccontare le sue partecipazioni a pagamento alle feste di Arcore, fa pressioni sui funzionari perché la lascino andare in fretta. Ma queste pressioni, secondo il codice penale, potrebbero essere una forma di concussione. Iafrate telefona più volte alla pm dei minori, la dottoressa Fiorillo, che però insiste nel chiedere di trattenere Ruby in questura se non si trova posto in comunità. Iafrate capisce subito che Karima è marocchina e che Mubarak, egiziano, non c’entra un bel niente, ma d’accordo con i suoi superiori, e in contrasto con le indicazioni della pm, decide di lasciar andare Ruby. Alle due di notte, la ragazza esce dalla questura: Iafrate l’affida a Nicole Minetti, che appena fuori dalla questura, sul marciapiede di via Fatebenefratelli, la lascia a Michelle, che di mestiere fa la prostituta. La dovrà ospitare a casa sua, sui Navigli.

Questa scena notturna resta – per il momento – sconosciuta al pubblico. La conoscono soltanto i diretti protagonisti che l’hanno vissuta. Ma qualche giorno dopo, il 5 giugno 2010, Ruby e Michelle hanno un furibondo litigio nella notte. La brasiliana cerca di strozzare l’amica con il guinzaglio del suo cane. Urla, strepiti, ognuna dava della puttana all’altra. Ruby riesce a liberarsi, si alza dal letto, ma viene colpita da Michelle con un mocio Vileda. I vicini di casa si svegliano per la baraonda e una signora anziana chiama il 113 chiedendo alla polizia di correre in via Villoresi 19 dove due ragazze si stanno picchiando.

Arriva una pattuglia e Ruby, seminuda, viene identificata come la minorenne che era stata data in affido alla «consigliera ministeriale» Nicole Minetti. I poliziotti la portano per accertamenti sanitari alla clinica pediatrica De Marchi. Due giorni dopo, viene affidata a una comunità per minori a Milano. E qui inizia davvero la saga di Ruby. Perché Karima comincia a raccontare agli assistenti sociali, che trasecolano, storie incredibili. Il suo arrivo a Milano dalla Sicilia, le sue conoscenze altolocate, il giornalista Emilio Fede, l’agente televisivo Lele Mora. E la partecipazione a certe feste di Berlusconi ad Arcore. La ragazza non ha alcuna intenzione di cambiare la sua vita avventurosa e brillante. Il 10 giugno 2010, con un fax, la comunità spiega ai servizi sociali del Comune di Milano di non essere in grado di ospitare Ruby perché non rispetta le regole della struttura. A questo punto, entra in scena la Procura di Milano.

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