Secondo il giornalista investigativo statunitense Seymour Hersh l’esplosione nei gasdotti sottomarini Nord Stream dello scorso è frutto di un’ operazione segreta ordinata dalla Casa Bianca e portata avanti dalla Cia in collaborazione con la Norvegia. Harsh, vincitore di un premio Pulitzer per le sue indagini in ambito militare, ha pubblicato l’esito della sua inchiesta in cui spiega che lo scorso giugno sommozzatori della marina Usa, utilizzando un’esercitazione militare della Nato come copertura, hanno piazzato esplosivi lungo gli oleodotti che uniscono le coste russe con quelle tedesche e che sono stati fatti detonare tre mesi dopo. Le rivelazioni sono state riprese da alcuni media internazionali sono state smentite dalla Casa Bianca e dalla Cia. “Questo è completamente falso e una totale invenzione”, hanno detto le portavoci della presidenza e della Cia. Adrienne Watson e Tammy Thorp. Le indagini ufficiali sulla manomissione dei due gasdotti, che trasportano gas russo in Europa e hanno una capacità complessiva di 100 miliardi di metri cubi l’anno e sono gestiti dalla russa Gazprom, non hanno per ora identificato alcun responsabile. In un rapporto pubblicato sulla piattaforma Substack, Hersh scrive che l’operazione è stata camuffata “sotto la copertura di un’esercitazione NATO di metà estate ampiamente pubblicizzata nota come Baltic Operations 22 o BALTOPS 22”, che è stata condotta davanti alle coste della Germania. La decisione di Biden di sabotare gli oleodotti sarebbe arrivata dopo nove mesi di pianificazione top secret.

l giornalista cita una fonte anonima “con conoscenza diretta della pianificazione” e racconta che i sommozzatori del Diving and Salvage Center della Marina degli Stati Uniti a Panama City, in Florida avrebbero piazzato esplosivi C4 lungo l’oleodotto, poi attivati ​​da una boa sonar lanciata da un aereo. Secondo quanto scrive Hersh il 26 settembre 2022 un aereo di sorveglianza P8 della marina norvegese ha svolto “un volo apparentemente di routine” e ha lanciato la boa del sonar. “Il segnale si è diffuso sott’acqua, inizialmente al Nord Stream 2 e poi al Nord Stream 1”. Hersh ha 85 anni e scrive per la rivista New Yorker. Nella sua lunga carriera che ha raccontato storie come l’omicidio di massa di 500 civili a My Lai in Vietnam e la tortura dei prigionieri nella prigione di Abu Ghraib in Iraq. Considerato in passato “il più grande reporter investigativo americano”, più di recente Hersh ha ricevuto critiche per il ripetuto ricorso a fonti anonime senza prove concrete per inchieste che è stato poi costretto a rettificare.

Il giornalista ricorda anche come gli Usa siano sempre stati contrari alla messa in esercizio del Nord Stream 2 visto come un fattore di avvicinamento tra Berlino e Mosca e di aumento degli introiti dalla vendita di gas per il Cremlino. Poco prima dell’invasione russa dell’Ucraina il presidente Biden affermò che se Mosca avesse invaso non ci sarebbe più stato un Nord Stream 2 aggiungendo “Porremo fine a tutto ciò “. La scorsa settimana il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha affermato che l’attacco era stato effettuato da Washington. Mosca aveva precedentemente accusato la marina britannica. Inizialmente i sospetti si erano concentrati verso la stessa Russia, la messa a rischio delle infrastrutture energetia avrebbe infatti potuto rappresentare un ulteriore elemento di pressione sui paesi europei. Tuttavia, 23 funzionari diplomatici e dell’intelligence di nove diversi paesi occidentali hanno recentemente dichiarato al Washington Post di non disporre di prove che potessero collegare la Russia all’attacco.

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