Che il terremoto che ha squassato la Turchia e Siria fosse stato più potente di qualsiasi sisma recente era stato immediatamente sottolineato dai geologi e scienziati, ma anche chi ha lavorato in situazioni disastrose è colpito dalla devastazione. “Qui? Rispetto ai crolli la situazione è peggiore di quella che ho visto ad Amatrice. I palazzi sembrano fatti esplodere, come fatti detonare volontariamente. Sono completamente crollati” dice all’Ansa la dottoressa Cristiana Lupini è la team leader della squadra Usar – Unità speciale di ricerca dell’Ares 118 del Lazio partita la notte scorsa da Pratica di Mare. Sono squadre miste, vigili del fuoco e personale sanitario del 118; dal Lazio sono partiti in 9. Si trovano poco a nord di Antiochia. Lupini è un’esperta, è stata operativa per il terremoto del centro Italia. Parla al telefono con l’Ansa proprio poco prima di entrare in azione: “Ci stiamo muovendo verso il luogo di estrazione. Inizieremo a minuti a lavorare in un centro abitato, un piccolo paese. Faremo ricerca in maceria profonda insieme ai vigili del fuoco. Prima faremo una valutazione della situazione, poi si penetrerà in maceria per la ricerca dei sopravvissuti”.

La squadra è atterrata all’alba “in una località a circa 100 chilometri da qua. Siamo stati due o tre ore in pullman, poi siamo stati trasferiti in una base d’appoggio. Lungo la strada ho visto palazzi tutti crollati, e quelli che non sono crollati sono visibilmente danneggiati. Le persone dormono nelle auto – racconta ancora – stanno allestendo campi di accoglienza. Ho visto diverse squadre di vigili del fuoco da tutto il mondo: olandesi, francesi, slovacchi, altri dell’est europeo”. Tra poco toccherà a loro mettersi all’opera. Turni di sei ore, poi ci si dà il cambio. “So che lavorerò in un centro abitato – dice ancora Lupini – ma ancora non so quanti piani aveva l’edificio crollato. Quante speranze di trovare qualcuno?”. Si ferma un attimo prima di rispondere: “Noi lavoriamo su quella speranza, noi e i vigili del fuoco lavoriamo per dare una possibilità, a quella speranza”.

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