Alfredo Cospito prosegue lo sciopero della fame. Per questo i medici del carcere di Opera – dove è stato trasferito per garantirgli assistenza – e il Tribunale di sorveglianza di Milano, presieduto da Giovanna Di Rosa, stanno cominciando a valutare l’eventuale trasferimento dell’anarchico che protesta contro il regime del carcere duro dal centro clinico del carcere milanese al reparto di medicina penitenziaria dell’ospedale San Paolo. L’ipotesi di un ricovero ospedaliero è realistica laddove il 55enne, da 108 giorni in sciopero della fame, dovesse proseguire a rifiutare anche gli integratori che prendeva fino a qualche giorno fa. La loro prolungata interruzione potrebbe portare a una crisi cardiaca e alla necessità di trattamenti salva vita. Al momento i suoi parametri sono compatibili con la detenzione. I giudici, infatti, quotidianamente ricevono una relazione sullo stato di salute di Cospito. Cospito, già condannato in via definitiva per aver gambizzato un dirigente dell’Ansaldo Nucleare e in attesa della definizione del giudizio per l’attentato alla Scuola allievi dei carabinieri di Fossano, da ottobre non tocca cibo per protestare contro il 41bis. Da qualche giorno va avanti ad acqua, zucchero e sale e ha fatto pervenire al Dap una dichiarazione nella quale esprime la volontà di non procedere con l’alimentazione forzata, nel caso in cui le sue condizioni peggiorassero a tal punto e fosse incosciente. Al momento è comunque lucido, cammina, si regge in piedi.

La difesa ha inoltre presentato una diffida al ministero della Giustizia e per conoscenza al Garante dei detenuti affinché, in caso di peggioramento delle condizioni di salute, non venga sottoposto alla nutrizione o a trattamenti forzati. “Non ho notizie su un eventuale ricovero in ospedale di Alfredo Cospito, che comunque in caso di un aggravamento dei parametri sarebbe verosimile. Era uno dei motivi per cui avevo chiesto il suo trasferimento dal carcere di Bancali di Sassari” spiega all’Adnkronos l’avvocato Flavio Rossi Albertini, difensore dell’anarchico. “Si tratterebbe di un atto dovuto perché è un detenuto nelle mani dello Stato e lo Stato deve fare tutto per salvargli la vita”. Sulla possibilità che i medici facciano ricorso all’alimentazione forzata però il penalista ribadisce la volontà di Cospito “di non essere sottoposto a trattamenti forzati. Abbiamo fatto una diffida formale al Ministero e per conoscenza al Garante dei detenuti”.

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