Il tribunale di Milano ha condannato la regione Lombardia per condotte discriminatorie. La cosa è particolare e merita decisamente di non passare inosservata. Ma un’istituzione, una persona giuridica, può discriminare, come farebbe una persona? Non di rado i cittadini pensano l’istituzione, il Comune, la regione, lo Stato come immobili giganti di pietra che si nutrono di tasse e balzelli e che sono composti di regole, commi, prassi scritti nella mente di funzionari grigi e identici. Morti. Non è così.

Un’istituzione è viva e può perfino essere commovente, come ci ricorda Pasolini, ma può anche essere discriminatoria, come ci ricorda oggi più prosaicamente il tribunale di Milano.

Il tema è sanitario e riguarda un codice: E02, l’esenzione dal ticket.

Ma ci arriviamo. La sanità lombarda vanta strutture e medici di assoluta eccellenza, ieri come oggi, eppure qualcosa negli ultimi anni è cambiato.

Oggi entrare in un pronto soccorso fa paura, perché capita sempre più spesso di incappare nel fenomeno del boarding. Già, gli hanno dato perfino un nome a quella particolare prassi per cui si può rimanere prigionieri nel limbo tra la richiesta di aiuto e il ricovero, parcheggiati in un corridoio o abbandonati in massa in uno stanzone con un bagno in comune. Oppure si può assistere impotenti al pensionamento del proprio affezionato medico di famiglia e scoprire che non ce n’è uno con il quale sostituire il sanitario perduto. In nessuno dei due casi si tratta di un caso: il numero dei medici delle varie specialità è programmato (dalla Regione) e la chiusura di molti Pronto Soccorso è una realtà.

O ancora, i bambini con sospetto di disturbi specifici dell’apprendimento, come la dislessia sono moltissimi. Sono bambini intelligenti ma che hanno un modo di ragionare che richiede specifici accorgimenti da parte del sistema scolastico, che possono essere attivati a fronte di una diagnosi. Ma quanto ci vuole ottenere una certificazione di DSA da parte di una neuropsichiatria infantile appartenente al sistema sanitario nazionale? Non meno di un paio d’anni. Il bambino di ieri, intanto, quello con il DSA, rischia, ad aspettare quel tempo, di non essere più così tanto bambino, e di essere passato ad altro ordine e grado di scuola. Ma la soluzione c’è, è ovvia e nota ad ogni cittadino: si paga e si va nel privato.

È ormai prassi comune per i cittadini della regione Lombardia mettere mano al portafoglio per pressoché qualsiasi intervento sanitario: una visita, un esame. Un intervento chirurgico richiede un diverso investimento, ed è quindi un’evenienza di fronte alla quale chi non ha un’assicurazione è costretto a sperare di conoscere un medico amico o rassegnarsi ad un’attesa che potrebbe costare l’aggravamento della patologia. E’ assai difficile che tutti questi segnali non si riconducono ad un unico disegno, che fa dell’attuale regione Lombardia un ente che punta alla privatizzazione del SSN, che occhieggia pericolosamente ai modelli di oltre oceano. Una regione che, per intanto, discrimina strutturalmente. È una regione, si può dire, razzista, in cui i ricchi e i poveri sono trattati diversamente, aspettano un tempo diverso e hanno una maggiore o minore possibilità di curarsi.

Oggi, il Tribunale di Milano li ha pescati con le mani nel sacco, ne ha rivelato il segreto.

Il tema è di per sé tecnico: l’esenzione E02 dal pagamento del ticket poteva essere concessa solo ai cittadini che avessero avuto un precedente rapporto di lavoro, escludendo, dice il Tribunale di Milano, in “misura enormemente più elevata” gli stranieri.

Evidentemente, anche per un’istituzione, è difficile lanciare il sasso della discriminazione e nascondere poi la mano.

Nota di trasparenza: l’autore di questo blog è candidato alle elezioni regionali della Lombardia nella lista per Pierfrancesco Majorino presidente.

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