La sanità e il termovalorizzatore, ma anche la posizione nei confronti del governo ora che si parla di autonomia differenziata. Al primo confronto televisivo nazionale i tre candidati principali alla presidenza della Regione Lazio hanno riproposto i cavalli di battaglia e in qualche occasione si sono scambiati qualche bordata in particolare sugli ospedali e i rifiuti. Nello studio di Mezz’ora in più Francesco Rocca (centrodestra), Alessio D’Amato (centrosinistra) e Donatella Bianchi (M5s e Sinistra Italiana) hanno risposto alle domande di Lucia Annunziata. Dal punto di vista comunicativo l’impressione è che i tre candidati non si siano risparmiati colpi, a prescindere anche dai sondaggi che vedono per esempio Rocca di gran lunga favorito e le altre due posizioni altrettanto definite. Bianchi ha giocato a viso aperto e senza remore contro entrambi gli avversari (e in un caso senza i timori dovuti all’ambiguità di un’alleanza-non alleanza come continua a essere quella tra 5 Stelle e centrosinistra), mentre D’Amato ha sfoderato dati e informazioni costretto giocoforza sulla difesa del lavoro della giunta uscente (di cui ha fatto parte peraltro anche il M5s). E Rocca ha approfittato degli attacchi di Bianchi a D’Amato facendoli propri, peraltro col valore aggiunto che mastica da tempo certi temi come appunto la sanità (è stato presidente della Croce Rossa per quasi dieci anni), sulla quale ha riportato spesso il discorso non a caso.

Sanità: tutti contro
Il principale campo di combattimento è stata proprio la sanità, che è la delega che D’Amato ha avuto finora da assessore. L’esponente Pd ribadisce che durante il periodo del Covid il modello Lazio “ha salvato vite umane”. Rocca ribatte parlando di “lavoro corale, non di un uomo solo”, mentre Bianchi sottolinea la differenza tra l’attività Covid e quella ordinaria degli ospedali. D’Amato ricomincia: che la sanità sia migliorata lo dicono i “livelli essenziali di assistenza e il Piano nazionale degli esiti”. “Il servizio brilla per il personale, ma la sanità è disastrata” rintuzza la candidata dei 5 Stelle riferendosi a liste d’attesa lunghissime e turismo sanitario oltre che alla sanità territoriale. “Non va tutto bene – reagisce D’Amato – ma rappresentare un disastro non è corretto”. Rocca gioca la carta degli ospedali che “usano ancora il fax” e il candidato del Pd ribatte: “Non è vero, c’è un sistema digitale che si chiama Advice: è una rappresentazione da teatrino. Voi avete fatto il più alto debito e la più bassa adempienza”. E qui la giostra fa un nuovo giro. Bianchi lo incalza: “Il debito è stato generato sia da sinistra che da destra”. “Ma non è così” le sbotta accanto D’Amato. Interviene Rocca: “La Corte dei Conti nel 2009 ha accertato che Storace non commise illeciti, gli anni di maggior debito sono stati il 2006 e il 2007 (governava Piero Marrazzo, ndr)”. “E infatti – ironizza D’Amato – siamo usciti dal commissariamento. E tu hai lasciato il Sant’Andrea con 80 milioni di disavanzo” (e qui il riferimento è all’ospedale di Roma di cui Rocca è stato commissario e poi direttore generale). Il candidato del centrodestra si difende spiegando che quella “era una startup: io i soldi li ho saputi spendere, tutti”. Gli animi si scaldano: “Sì, e hai anche il record del lavoro interinale” l’attacca D’Amato, e l’altro: “Dice cose che non capisce”. “Io capisco molto bene – la replica – Tu fino a qualche mese fa eri a capo di una associazione della sanità privata“. “Stai gettando la palla in tribuna. Hai innalzato di mezzo miliardo la spesa per i privati e parli?”. “E tu sei controllato e controllore“.

L’autonomia di Calderoli
Dove invece D’Amato e Bianchi sembrano allineati è il no al progetto di autonomia disegnato dal ministro Roberto Calderoli: “Il Lazio sarà di serie B” dice l’assessore Pd, mentre per la candidata scelta da Giuseppe Conte è “una proposta scellerata“. “Ma nel 2018 – interviene Rocca – avete votato insieme in Regione per l’autonomia differenziata”. “Non era lo stesso progetto” replicano gli altri due quasi in coro. “E’ il progetto di un partito politico” argomenta Rocca, e D’Amato: “E’ di un ministro: vallo a dire alla Lega”. Rocca, in ogni caso, ha detto di attendere il progetto finale: “Se è un viaggio per avvicinare le amministrazioni ai cittadini mi vede favorevole, ma se dovesse rischiare di penalizzare i cittadini del Lazio non mi vedrebbe favorevole”.

Il capitolo rifiuti
Infine, il termovalorizzatore. D’Amato lo difende: “Il termovalorizzatore serve per chiudere il ciclo dei rifiuti a Roma e restituire decoro a questa città. Il tema dei rifiuti a Roma va risolto e l’elettorato credo abbia voglia di vedere una città pulita e pagare meno la tassa sui rifiuti. Sono favorevole a sostenere il sindaco Gualtieri in questa iniziativa”. Per l’assessore Pd, d’altra parte, “c’è stata una lobby storica favorevole alle discariche“. Bianchi – che come noto è giornalista che si occupa di ambiente ed ex presidente del Wwf – si conferma contraria (e d’altra parte come si ricorderà sul termovalorizzatore di Roma è paradossalmente caduto il governo Draghi) parlando di una “montagna di bugie” perché si “confonde la raccolta dei rifiuti con lo smaltimento di rifiuti”. La situazione non si risolve, dice, con “un termovalorizzatore realizzato tra 5-6 anni e che dovrà essere operativo per altri 30 per essere ripagato, costringendo il Lazio a stare fermo su questo, mentre tutto il mondo va da tutt’altra parte, Pnrr compreso”. Il ciclo rifiuti, in cui aumentare la differenza, si deve chiudere con “impianti più moderni, meno impattanti, di prossimità”. In più, spiega, l’Europa farà pagare dal 2030 una tassa sulle emissioni e quindi nel Lazio si pagherà per quello che uscirà dall’impianto. Rocca dice sì al termovalorizzatore ma se la prende col sindaco-commissario Roberto Gualtieri: “Come risolverà il tema della viabilità? Non è un tema da poco, perché la Sovrintendenza ha detto che non è possibile allargare l’Ardeatina: deve dare una risposta ai cittadini perché lì passeranno centinaia di mezzi su una consolare importante”. Quanto alla differenziata Rocca dice che durante il mandato M5s in Campidoglio a Roma è diminuita. “L’Ispra dice il contrario – ribatte Bianchi – ma ci sono stati altri problemi, come gli impianti che andavano a fuoco“.

Voto utile e voto disgiunto
Sullo sfondo dentro e fuori dal dibattito su Rai3 il tema del voto utile e del voto disgiunto. La miccia è stata una dichiarazione del presidente uscente (e ora parlamentare) Nicola Zingaretti. “Votate le liste che volete – dice – ma poi votate il presidente che può fermare il ritorno della destra”. In sostanza: votate pure il M5s ma poi votate D’Amato per fermare Rocca. Un’uscita alla quale Donatella Bianchi ha risposto da Mezz’ora in più: “Non saranno i 5 Stelle a votare Pd. Semmai il contrario”. “Io sono una candidata civica di due liste, non sono nel M5s – dice, incalzata nel merito da Lucia Annunziata – Noi andiamo in continuità con quanto fatto dalle due assessore uscenti, su transizione ecologica e turismo”. “Cose fatte dal governo regionale”, cioè assieme a me, la pungola D’Amato, che a un eventuale ticket post-elettorale del resto non ha mai detto no. “Ma nel Lazio c’erano linee non condivise col Pd, a differenza della Lombardia – replica l’altra – Sul voto utile il Pd fa autogol”. Discorso chiuso? Il Pd spinge ancora sul tasto: “Oggi è iniziato un ‘ballottaggio‘ tra Rocca e D’Amato – dice il sindaco Gualtieri – Queste due settimane sono decisive, ormai vanno a votare in pochi e decideranno all’ultimo”.

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