“Lo Stato non scende a patti con chi minaccia”. La scia di attentati iniziati a dicembre e intensificatisi negli ultimi giorni in seguito allo sciopero della fame di Alfredo Cospito, l’anarchico detenuto al 41-bis, provocano la risposta di Palazzo Chigi. Netta, inequivocabile, senza appello: se gli anarchici pensavano di aprire una breccia, la presa di posizione della presidenza del Consiglio è un muro. “Azioni del genere non intimidiranno le istituzioni. Tanto meno se l’obiettivo è quello di far allentare il regime detentivo più duro per i responsabili di atti terroristici. Lo Stato non scende a patti con chi minaccia”, fa vergare in una nota la presidente del Consiglio Giorgia Meloni dopo aver ripercorso quanto accaduto da inizio dicembre a oggi.

Una risposta coordinata con il Viminale, da dove poco dopo arriva un comunicato in cui si afferma che “lo Stato non si lascerà mai intimidire e condizionare da queste azioni del tutto inaccettabili, nella convinzione che nessuna rivendicazione o proposta possa essere presa in considerazione se viene portata avanti col ricorso a questi metodi, ancor più se rivolti contro le forze dell’ordine”, scrive il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi esprimendo “solidarietà” alle forze di polizia che “fronteggiano” chi “immagina di utilizzare la minaccia e la violenza come metodo di condizionamento delle istituzioni “. Piantedosi, spiega il Viminale, è in costante contatto con il capo della Polizia Lamberto Giannini e in settimana terrà un incontro con i vertici e gli esperti dell’intelligence per analizzare quanto accaduto negli ultimi giorni.

L’attentato del 2 dicembre contro l’automobile della prima consigliera dell’ambasciata italiana ad Atene, Susanna Schlein, era infatti stata solo la prima miccia. Quindi, come emerso l’8 gennaio, a fine dicembre era stata inviata una busta contenente un proiettile al procuratore generale di Torino Francesco Saluzzo, che ha chiesto la pena dell’ergastolo per Cospito. Negli ultimi due giorni, il fronte anarchico ha messo in atto un’offensiva con azioni di piccolo-medio target. Zero feriti, ma un messaggio chiaro mentre le condizioni di Cospito, detenuto nel carcere Bancali di Sassari e in sciopero della fame da 102 giorni per protestare contro l’applicazione del carcere duro deciso dal ministero della Giustizia a maggio, stanno peggiorando e verrà nuovamente visitato dal suo medico il 2 febbraio. Venerdì si è verificato il doppio attacco a sedi diplomatiche in Germania e Spagna. A Berlino è stata incendiata l’auto del primo consigliere dell’ambasciata, Luigi Estero, mentre nella capitale della Catalogna sono state rotte alcune vetrate ed è stato imbrattato un muro del Consolato generale per rivendicare l’azione. “Libertà per Cospito”, “Amnistia totale” e “Stato italiano omicida”, le scritte sul bassorilievo all’ingresso.

Nelle stesse ore sulle colline di Torino sono stati incendiati alcuni cavi di un ripetitore di telefonia mobile, anche in questo caso firmando l’attentato con una scritta che inneggiava alla libertà per l’anarchico, già condannato per la gambizzazione di Roberto Adinolfi, manager di Ansaldo Nucleare, e in attesa che venga ricalcolata la pena per l’attentato allo Scuola allievi carabinieri di Fossano per il quale è accusato – insieme alla compagna Anna Beniamino – di strage politica, uno dei reati più gravi previsti dal codice che arriva fino alla pena dell’ergastolo – richiesta per Cospito – e reato “ostativo” alla concessione di benefici. Le ultime 24 ore sono state caratterizzate anche dalle violenze in piazza a Roma e Trento durante le manifestazioni degli anarchici, nonché da un proiettile recapitato al direttore del Tirreno e al lancio di una molotov contro il distretto di polizia Prenestino a Roma. Oltre al danneggiamento del sistema elettrico, accompagnato dalla carcassa di un animale lasciata sul cancello, della villa di Giorgio Del Papa, proprietario della Umbria Olii dove nel 2006 si verificò un grave incidente nel quale morirono 4 operai: un’azione rivendicata sui siti d’area.

La posizione del governo è stata definita “singolare” dall’avvocato Flavio Rossi Albertini, difensore di Cospito: “L’esecutivo sembra fermo a marzo del 1978, qui non si discute se cedere alle pressioni ma se ricorrono le condizioni per sottoporre e mantenere Alfredo Cospito al 41 bis – ha sottolineato – Non è una questione di muscoli ma di diritto, di interpretazione estensiva di una norma eccezionale. Il 41 bis dovrebbe essere applicato nei casi tassativi previsti dalla legge, è una norma di stretta interpretazione. Per Cospito è stato ampliato, dilatato il perimetro applicativo e dopo 102 giorni di sciopero della fame è ancora in attesa della decisione del Ministro”.

L’escalation si è concentrata nella settimana di mobilitazione promossa agli anarchici per “il fratello e compagno” Cospito, come viene definito in un post apparso su Inferno Urbano, sito d’area anarchica, dal titolo “Hic et nunc”, che si può interpretare come un invito ad alzare il livello di scontro, una vera e propria offensiva: “Per un compagno che stanno torturando e uccidendo nei loro lager – si legge – non abbiamo fatto nulla. Serviranno a poco e niente qualche giorno di scontri con gli sbirri. Serve il “Qui e ora”! Qui e ora si deve aprire un nuovo capitolo della storia degli anarchici in Italia. O si fa l’anarchia o si va tutti a casa!”. Le fibrillazioni di questa galassia sono all’attenzione costante di intelligence e forze di polizia. Le azioni condotte erano annunciate e hanno seguito la tradizionale strategia del doppio livello: quello movimentista con manifestazioni e proteste e quello terroristico, con veri e propri attentati contro target associati alle campagne di lotta, in questo caso per la liberazione di Cospito. Altra caratteristica del mondo anarchico è l’internazionalizzazione delle battaglie: e proprio in Grecia, Germania e Spagna, dove sono state messe nel mirino le sedi diplomatiche italiane, i militanti della “A cerchiata” hanno solidi rapporti con i compagni italiani.

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