Le parole e i sospetti espressi per primi da Dino Baggio e Walter Sabatini dopo la morte di Gianluca Vialli hanno aperto uno squarcio sulla questione doping nel calcio, in particolar modo prima che le regole sull’assunzione di farmaci diventassero più rigide. Ne ha parlato anche Florin Raducioiu, ex attaccante rumeno che ha militato nel campionato italiano nella prima metà degli anni Novanta. È di un’epoca leggermente antecedente Lamberto Boranga, ex portiere che ha esordito con la Fiorentina nel 1966-67 e poi ha giocato ad alti livelli per tutti gli anni ’70: “Ai nostri tempi si prendevano in continuazione pasticchine e pasticcone. Ma non sto parlando ancora di anabolizzanti, era il periodo poco prima”, ha raccontato in un’intervista a Open.

Boranga parla della questione doping del calcio nella doppia veste di ex calciatore e medico: mentre giocava studiava anche all’università. E conferma che anche quando giocava il Micoren, farmaco citato in molte testimonianze emerse in questi giorni, “era tra i più usati“. “Si tratta di un analettico respiratorio, in grado appunto di aumentare l’atto respiratorio”, spiega Boranga. Che aggiunge: “Il vero problema è quanto si sceglieva di acquisirne: alcuni giocatori prendevano anche 10 pasticche tutte insieme. Sta lì il punto. Quando giocavo a Brescia ho visto compagni che ne prendevano una valanga. Un utilizzo smodato che può avere effetti nocivi anche dal punto di vista epatico e del pancreas”.

Il racconto di Boranga non è ovviamente un’accusa nei confronti dei suoi ex colleghi: “In molti casi c’è da dire che erano i preparatori atletici il reale problema”. “Si ergevano a medici, aggirandosi nelle squadre quasi come santoni – racconta l’ex portiere – Quando negli anni ’80 sono arrivati gli anabolizzanti è stato peggio. Ho assistito a diverse positività“. Lo stesso meccanismo, prosegue Boranga, “riguardava anche la creatina“. “Poi negli anni ’80, più o meno anche negli anni stessi di Vialli, arrivarono i corticosteroidi, molto usati: un gruppo di ormoni steroidei sintetizzati nella corteccia del surrene, diventati doping soltanto tempo dopo“.

Lo stesso Boranga ammette di aver usato farmaci: “Il Micoren è stato dato anche a me, c’erano poi soluzioni di cortisone e aspirina in vena che ti rimettevano al mondo”. E di aver anche ecceduto in qualche occasione: “Con la pemolina sì, ricordo che dovevo dare un esame in università, nel periodo in cui giocavo ancora. Mi serviva molta concentrazione. Quella volta mi sono bombardato nella maniera più sbagliata”. E l’ex portiere riflette quindi sull’importanza di non eccedere nei dosaggi: “Oggi rispetto alla questione farmaci credo che i calciatori siano più intelligenti, che prendano cose con più consapevolezza e neanche tanto volentieri. A chi ha cominciato da poco dico: prendete vitamine in dosaggi di prescrizione, garantitevi un riposo e una sana alimentazione”. “La tecnica si impara con l’allenamento e non con le medicine”, ha concluso Boranga.

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