C’è apprensione a Mountain View. Oltre alla crisi del settore tecnologico, che proprio ieri ha portato la capogruppo Alphabet a mandare a casa 12mila lavoratori (il 6% della forza lavoro della società) con una email, il quartiere generale californiano di Google ha un altro motivo per essere preoccupato. Il nuovo grattacapo arriva da San Francisco, circa 64 chilometri a nord del Googleplex, la sede principale della Big Tech amministrata da Sundar Pichai. Qui ha sede la società di ricerca OpenAI che due mesi fa ha presentato il generatore di contenuti ChatGPT. Si tratta di uno dei prodotti di intelligenza artificiale più efficienti mai realizzati. Le sue possibili applicazioni sono moltissime, tanto che gli ospiti del forum economico di Davos stanno dedicando molte attenzioni al chatbot. Tra queste possibili applicazioni ce n’è una che potrebbe soffiare al colosso Google il monopolio nei motori di ricerca.

Il rischio è talmente alto, secondo quanto riportato dal New York Times, che nella sede di Mountain View sono stati richiamati d’urgenza i fondatori Larry Page e Sergey Brin, quasi del tutto assenti nell’azienda dal 2019. Il principale business di Google è in pericolo. La capacità di ChatGPT di creare contenuti a partire da semplici istruzioni, di spiegare in modo chiaro concetti complessi e di superare anche l’analisi dei dati che gli vengono forniti, costruendo una sorta di pensiero originale, minaccia di soppiantare il motore di ricerca più utilizzato al mondo, circa il 90% del mercato globale. Un rischio che l’amministratore delegato Pichai non vuole correre visto che il 60% degli introiti del gruppo ruotano proprio attorno alla pubblicità venduta grazie al motore di ricerca.

Ad aumentare i timori di Google c’è anche la possibilità che sia proprio un competitor come Microsoft ad assicurarsi i servizi di ChatGPT. Secondo alcune indiscrezioni, la società fondata da Bill Gates e Paul Allen starebbe trattando con OpenAI per integrare ChatGPT nel motore di ricerca Bing, sistema che in questo momento copre solo il 3-4% delle quote di mercato. Le indiscrezioni troverebbero conferma anche negli interventi fatti in questi giorni, nel corso del forum di Davos, da Satya Nadella. Il presidente di Microsoft ha manifestato grande entusiasmo per ChatGPT, ammettendo l’interesse della società di Seattle. Nadella, confermando di fatto le indiscrezioni, ha dichiarato che il chatbot verrà usato in Azure, il sistema cloud di Microsoft. Inoltre, ha specificato che l’intenzione è quella di pianificare l’integrazione di ChatGPT per tutti i prodotti Microsoft.

La decisione finale spetta alla OpenAI. Guidata dal Sam Altman, che l’ha anche fondata nel 2015 con Elon Musk – poi uscito dal board nel 2019 – Peter Thiel e Reid Hoffman di LinkedIn, la società di ricerca era nata come impresa filantropica con l’intento di sviluppare un’intelligenza artificiale “dal volto umano”, ma ora promette di assumere un ruolo di rilievo nel mondo del business delle Big Tech.

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