di Maurizio Donini

Le dichiarazioni farneticanti pronunciate da Fazzolari prima, e Crosetto poi, hanno prevedibilmente scatenato i commenti irosi di chi preferisce frequentare i social che i libri di testo, pencolando in eterno tra popolo sovrano e popolo bue. Secondo le asserzioni dei notabili centro-destristi e sostenitori sovranisti di ogni parte, bisognerebbe tornare a porre la banca centrale sotto al servizio dell’esecutivo: qualcuno ha anche portato a sostegno di questa bizzarra ipotesi articoli della Costituzione. Evidentemente non è chiaro il legame tra l’emissione di moneta per finanziare il debito e l’inflazione, una mannaia che colpisce, in particolare, i percettori di reddito fisso, e oggi l’asticella chiama l’11,6%. Se poi si va a disaggregare i dati, si scopre che colpisce in misura più forte i redditi più bassi; il ventile inferiore, che spende tutto in spesa corrente e generi di largo consumo, subisce la tassa occulta dell’inflazione fino al 14,8%, contro un 8,95 per i ventili reddituali più alti.

Cercando di fare chiarezza sui punti fondamentali senza scendere in eccessivi tecnicismi, bisogna innanzitutto comprendere cosa è la ‘moneta’. Un bene che non ha nessun valore in sé, serve semplicemente a fare incontrare domanda e offerta, a evitare che chi vuole vendere grano e comprare pesce sia obbligato a incontrare nello stesso momento chi vuole vendere pesce in cambio di grano. Anche se questa combinazione cosmica avvenisse, si dovrebbe poi stabilire il valore dei due diversi beni: è facile comprendere come la moneta sia a questo punto un semplice strumento atto ad agevolare il commercio, ma privo di valore in quanto tale. Cosa rende la moneta di valore? Alcune proprietà fondamentali: l’accettabilità, il fatto che tante più persone detengano e usino la stessa moneta. La convertibilità, ovvero la certezza che in futuro la stessa possa essere cambiata con altre valute o beni in qualunque parte del mondo. La tenuta nel tempo, accettare una moneta come la lira turca con un tasso di inflazione attuale all’85% vuole dire che i 10 pesci che potete comprare oggi saranno solo 2 domani.

Chi vorrebbe tornare al passato, al 1982, quando Andreatta e Ciampi concordarono il divorzio tra esecutivo e Bankitalia, è bene ricordi che l’istituto centrale era tenuto ad acquistare tutti i titoli emessi dallo stato e non venduti sul mercato. Questo portò all’esplosione della spesa pubblica finanziata con la stampa di cartamoneta (come desiderano oggi i sovranisti) e inflazione al 20%. La maggiore offerta di circolante per finanziare il debito sottrae risorse ai privati, agli investimenti, fa aumentare i tassi e deflagrare l’inflazione che colpisce i redditi, soprattutto dei dipendenti. Se i prezzi sono vischiosi nel breve periodo, come insegna Keynes, i salari lo sono ancora di più, 6 milioni di lavoratori sono senza contratto. Se avessimo le svalutate lirette dovremmo andare a cambiarle con dollari per acquistare petrolio, grano e quant’altro serve al paese; a che prezzo ci sarebbero dati i verdoni è facile da immaginare.

Il Tfue assegna all’Unione Europea la politica monetaria in esclusiva per l’eurozona, ma lascia quella economica agli stati membri, contemplando solo il coordinamento da parte del Consiglio e della Commissione. La governance europea è stata rafforzata in campo economico con il Patto di stabilità e crescita e il Six Pack del 2011, vanno ad aggiungersi a questi strumenti il Fiscal Compact e il tanto discusso Mes. Il Pepp (Pandemic Emergency Purchase Programme) di cui tutti hanno beneficiato per sopravvivere alla pandemia è stato adottato in maniera estremamente veloce dalla Bce proprio per la sua totale autonomia, nel caso contrario tutto sarebbe dovuto passare attraverso il filtro della politica con i conseguenti tempi di latenza.

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