La cosa certa è che (se e) quando sarà eletto speaker della Camera dei rappresentanti, il suo nome sarà affiancato al suo record di flop. Anche alla tredicesima votazione Kevin McCarthy è stato nuovamente sconfitto. Per lui rimane però una consolazione che si tramuta in speranza: il leader repubblicano ottiene, infatti, le preferenze di 14 dei 20 ribelli dell’area estrema del suo partito che in precedenza avevano votato per altri candidati. Per la prima volta (dopo 11 votazioni) supera il numero di preferenze del democratico Jeffries e arriva così a 214 voti: deve ancora convincere almeno 4 colleghi. Per essere eletto, con un quorum di 434 presenti, a McCarthy occorrono, infatti, almeno 218 voti.

A inizio seduta, entrando a Capitol Hill per il quarto giorno consecutivo di votazioni, Kevin McCarthy si era mostrato estremamente ottimista: “Oggi faremo progressi, vi scioccheremo e ce la faremo”, aveva detto ai cronisti. Di contro però, poco dopo, in aula arrivano le parole di uno dei deputati repubblicani ribelli. “McCarthy non ha i voti oggi, non li avrà domani, la prossima settimana, il prossimo mese o il prossimo anno”, ha detto Matt Gaetz, nell’annunciare la candidatura alternativa di Jim Jordan. “Non ci fidiamo di lui“, ha aggiunto Gaetz prendendo la parola in Aula. Si tratta dello stesso deputato che nell’undicesima votazione aveva presentato la candidatura di Donald Trump, che ha poi raccolto un solo voto.

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