Il “botto” di Capodanno, puntuale, è arrivato poco dopo la mezzanotte. Erano passati una ventina di minuti dallo scoccare del nuovo anno quando alcune potenti esplosioni hanno squassato il centro di Kiev. Il primo attacco del 2023, non sarà certo l’ultimo. Stavolta i droni russi hanno anticipato di pochi secondi le sirene di allarme: prima i colpi, secchi, che hanno fatto tremare le finestre di molti appartamenti nella zona della stazione, subito dopo gli inviti alla popolazione a ripararsi nei rifugi. Così com’era finito il 2022 è iniziato l’anno successivo.

D’altronde, che potesse essere un San Silvestro tranquillo non se l’aspettava nessuno, nella capitale. Le quattro ondate di attacchi del 31 dicembre avevano già causato una vittima e diversi feriti, distruggendo un albergo a due passi dallo stadio Olimpico, dove la Nazionale italiana disputò la finale dei campionati europei del 2012, e provocando danni ingentissimi a diversi edifici. In molti, il 31 pomeriggio, hanno trascorso le ore centrali nei rifugi improvvisati della metropolitana, che per un’ora ha fermato le corse e garantito ospitalità alla cittadinanza. E così quel minimo di voglia di festeggiare il Capodanno si è affievolito rapidamente, lasciando spazio ancora una volta all’ansia, al timore, alla paura di un’ulteriore escalation.

Già alle 8 di sera nelle strade di Kiev non c’era più anima viva: qualcuno, di corsa, intento a raggiungere amici e parenti e a rintanarsi con una bottiglia di spumante, ma la gran parte degli abitanti ha preferito chiudersi in casa. Anche perché le autorità hanno mantenuto inalterato il coprifuoco (dalle 23), senza deroghe per il Capodanno, e la metro già dalle 21.30 ha ridotto le corse. Quei pochi ristoranti che sono rimasti aperti hanno chiuso i battenti alle 20. Niente cenone, ovviamente, pochi clienti, scarsi gli affari. L’economia che va a rotoli, e questo è un altro riflesso della guerra.

Anche il traffico automobilistico, da quell’ora, si è completamente azzerato, e con esso i rumori di una capitale che prima della guerra contava 3 milioni di abitanti e che ieri sera appariva completamente deserta, spettrale, lontana parente di una delle città più vitali, giovani, energiche dell’est Europa. E buia: il razionamento dell’energia ha spento in questi giorni quasi tutte le luci stradali e per girare di sera, non solo a Kiev ma anche a Leopoli, è consigliata la torcia. Le buche frequenti possono rappresentare un’insidia pericolosa.

Qualche suonatore improvvisato, fino all’ultimo, ha provato a regalare un po’ di vivacità attorno alla stazione, con una chitarra e pochi astanti ad ascoltarlo. Un paio di senzatetto, ulteriori vittime indifese di questo conflitto che ha tolto ogni possibilità di sussidio e assistenza ai più bisognosi, a bivaccare attorno ai treni, testimonianza ulteriore di un disagio crescente in tutto il Paese. Il Pil, nel 2022, ha avuto un decremento del 35% e a pagarne le spese, come sempre, sono i più poveri.

Del Capodanno più triste della storia ucraina rimane il bollettino di guerra: 45 droni di origine iraniana lanciati dai russi, 13 nelle ultime ore dell’anno vecchio e 32 nel 2023. Buona parte dei quali, se non tutti – secondo il report mattutino di Kiev – abbattuti dalla contraerea. Su uno di questi, riferisce il Kyiv Post, la scritta “Buon Anno”. Macabra ironia di un conflitto che non ha più niente di umano. E resta il messaggio di Zelensky al Paese. Chiaro e diretto, in linea con la comunicazione scelta fin dal 24 febbraio: “Il 2022 ci ha ferito al cuore. Abbiamo pianto tutte le lacrime. 311 giorni. Non sappiamo con certezza cosa ci riserverà il nuovo anno. Voglio augurare a tutti noi una cosa: la vittoria. E questo è l’aspetto principale. Un augurio a tutti gli ucraini. Che quest’anno sia l’anno del ritorno. Il ritorno del nostro popolo. I guerrieri alle loro famiglie. I prigionieri alle loro case. Gli sfollati interni alla loro Ucraina. Restituzione delle nostre terre. E chi è temporaneamente occupato sarà libero per sempre”. La guerra, insomma, non finirà a breve. E nemmeno gli attacchi sulla capitale.

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