“Non l’ho picciato, né legato”. Ha respinto gli addebiti davanti al giudice per le indagini preliminari di Roma l’agente di polizia del commissariato di Primavalle ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sul caso di Hasib Omerovic, il 36enne precipitato dalla finestra il 25 luglio scorso. Andrea Pellegrini, accusato del reato di tortura, nel corso dell’interrogatorio di garanzia oltre a negare di avere picchiato e legato Omerovic ha riferito che quando è caduto dalla finestra il poliziotto più vicino, pur stando in un’altra stanza, era proprio Fabrizio Ferrari, l’agente che ha collaborato con gli inquirenti. Nel corso dell’interrogatorio l’indagato, secondo quanto riferiscono i difensori Eugenio Pini e Remo Pannain, ha negato qualsiasi forma di violenza respingendo le contestazioni che gli vengono mosse.

L’agente ha riferito, sempre secondo la difesa, che gran parte delle dichiarazioni fatte da Fabrizio Ferrari – agente che con la sue affermazioni ha collaborato con gli inquirenti- non corrispondono alla verità. “Ha fermamente negato tutte le azioni che gli sono state contestate, ovvero di non aver mai tirato schiaffi o urlato contro Hasib – spiega Pannain – e anche dopo le domande poste a chiarimento delle sue dichiarazioni ha precisato una cosa ovvia e logica: ‘se io lo dovevo legare il ragazzo non avrei usato il fil di ferro, ma lo avrei ammanettatò”. Pellegrini avrebbe fornito anche un elemento di fatto diverso spiegando che quando Hasib è caduto dalla finestra il poliziotto più vicino, pur stando in un’altra stanza, era proprio Ferrari Oltre a Pellegrini il gip ha ascoltato anche gli altri due agenti indagati e per i quali l’accusa è di falso.

Ha negato le accuse affermando che “l’intervento a Primavalle si è svolto in piena legalità” l’agente Alessandro Sicuranza, accusato di falso in relazione all’annotazione di servizio redatta dopo l’attività svolta in casa di Omerovic. Il poliziotto è stato sentito oggi dal gip e difeso dall’avvocato Marco Casalini, ha spiegato che nel corso della perquisizione sono state osservate “le norme a cautela dei soggetti da identificare” e “dichiarandosi estraneo ai fatti”. Sicuranza inoltre ha spiegato che “non ci sono stati coltelli branditi o polsi legati né sono state commesse torture”. Per lui e per l’altro agente accusato di falso la procura ha sollecitato una misura interdittiva sulla quale il giudice si è riservato di decidere.

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