Dimitris Avramopoulos non era solo una ‘figurina’ come altre da inserire tra le facce che davano prestigio al board di Fight Impunity. Come l’ex Alto rappresentante Ue per la Politica estera, Federica Mogherini, si è dimesso subito dopo lo scandalo che ha coinvolto la ong e il suo presidente, l’ex europarlamentare di Articolo 1 Antonio Panzeri. Ma a differenza dell’italiana, l’attività dell’ex commissario Ue per le migrazioni all’interno dell’organizzazione prevedeva anche uno stipendio, come rivelato da La Stampa. Il politico greco, si legge, “è stato retribuito per un periodo di un anno a partire dal 1 ottobre 2020”.

L’informazione è contenuta in un documento della Commissione europea che, però, non specifica a quanto ammontasse il compenso che, comunque, era ufficiale, tanto da aver ottenuto l’approvazione di Ursula von der Leyen in persona il 3 febbraio 2021. Alla luce dell’inchiesta della Procura federale belga coordinata da Michael Claise, però, quei soldi fanno riflettere sul ruolo svolto da Avramopoulos, dato che la ong è una delle due, insieme a No Peace Without Justice, che ha visto i propri uffici perquisiti dalle autorità belghe alla ricerca dei soldi inviati da Marocco e Qatar con l’obiettivo di distribuire mazzette tra europarlamentari di ieri e di oggi, assistenti e altri soggetti capaci di influenzare le decisioni all’interno del Parlamento Ue. Accertamenti che saranno ritenuti necessari anche dalla stessa Ue, dato che l’ex commissario è uno dei due nomi, insieme a Luigi Di Maio, in lizza per la nomina, per la quale si attende solo l’ultima parola di mister Pesc, Josep Borrell, come inviato speciale dell’Unione europea nel Golfo Persico.

Perché se la candidatura dell’ex leader di Impegno Civico è ostacolata dal fatto che lo scandalo sulle mazzette in Ue ha travolto in particolar modo rappresentanti italiani, quasi tutti provenienti dal gruppo Socialista del quale fa parte anche il Pd, alleato di Di Maio alle ultime elezioni Politiche italiane, il dubbio che lo stipendio del tutto legittimo di Avramopoulos possa essere stato pagato anche grazie a fondi neri in arrivo da Doha o Rabat rende la sua nomina ancora più spinosa per la Commissione europea.

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