La tariffa della mensa scolastica non è uguale per tutti nel Comune di Siena: se non sei residente nel capoluogo paghi otto euro a pasto, due euro in più di un cittadino senese con un Isee oltre i 52.500,01. L’aumento è scattato dallo scorso mese di maggio e nelle ultime settimane ha scatenato una vera e propria guerra tra le famiglie dei ragazzi, il municipio di piazza del Campo e i sindaci di Monteroni d’Arbia; Monteriggioni; Sovicille; Castel Nuovo Berardenga; Asciano; Gagliole in Chianti; Poggibonsi che hanno studenti che frequentano gli istituti scolastici di Siena.

Da una parte ci sono circa 120 genitori del gruppo “Cara mensa comunale” che chiedono di essere trattati come le altre famiglie con l’applicazione della tariffa in base all’Isee, dall’altra c’è l’assessore all’Istruzione di Siena, Paolo Benini che chiede di “raggiungere un accordo quadro con tutti i Comuni coinvolti” affinché compartecipino alla spese che il capoluogo sostiene per gli utenti “vicini di casa”.

Un braccio di ferro che prosegue da mesi e che martedì ha visto Benini prendere in mano carta e penna per scrivere al Presidente della Provincia David Bussagli (tra l’altro primo cittadino di Poggibonsi) chiedendogli di farsi capofila del suo ragionamento: “Il Comune di Siena – cita la missiva – ha aumentato le tariffe delle mense nelle scuole del Comune in quanto nelle stesse concorrono altre voci legate, per esempio, a utenze e aspetti manutentivi. Siena è disposta a riconsiderare la posizione assunta se i Comuni limitrofi si rendono disponibili ad un confronto che tenga conto di alcuni ed importanti aspetti come il rispetto dei criteri di capienza massima per ogni singolo plesso; e della reale necessità, intendendo per essa indici di natura economica e necessità lavorative, in modo da stabilire un criterio di accesso omogeneo che garantisca maggiormente soggetti con indici di necessità più alti cui applicare le stesse normative dei residenti senesi”.

Parole che non sono piaciute al gruppo delle famiglie coinvolte che al “Fatto Quotidiano.it” spiegano: “La scuola è pubblica e portiamo i nostri figli dove vogliamo in ogni caso il nostro non è un vezzo ma una necessità. Molti di noi lavorano a Siena”.

La vicenda si trascina da mesi. E’ lo stesso assessore Benini a raccontarla al nostro giornale: “Il 15 marzo scorso scrissi una lettera ai sindaci dei comuni limitrofi ponendo la questione ma nessuno mi ha mai risposto. Due mesi dopo abbiamo applicato l’aumento che riguarda non solo il costo in sé della mensa ma i consumi, le utenze e le manutenzioni. Non possiamo far finta di nulla”.

L’assessore porta ad esempio il modello del Comune di Asciano: in quel caso è Siena a dare un contributo annuo di ventidue mila euro, che comprendono il servizio mensa e tutta una serie di servizi per circa quaranta bambini residenti a Siena che frequentano una struttura nel territorio di Asciano. “Può essere una base di partenza per trovare un accordo con tutte le altre amministrazioni”, dice l’assessore.

Resta il fatto che per i genitori non residenti otto euro sono una cifra insopportabile. Alcuni di loro hanno dovuto rinunciare al servizio. In effetti la tariffa risulta essere – rispetto ai dati raccolti nel report dello scorso anno da “Cittadinanzattiva” – la più alta in assoluto: solo Torino era arrivato a 6,60 euro a pasto e Livorno a 6,40. Un aumento che non è stata giustificato nemmeno dal Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Toscana che il 26 settembre scorso scriveva a Benini e al sindaco Luigi De Mossi: “Non appare equo applicare una maggiorazione di due euro unicamente alle famiglie dei non residenti a causa dell’aumento dei costi generali, anche se tale decisione appare motivata dalla mancata compartecipazione dei Comuni di residenza ai costi sostenuti”. Ora il caso torna alla ribalta e passa nelle mani della Provincia. Nel frattempo Benini ha fatto sapere di “concedere la facoltà di portare il pranzo da casa con le specifiche indicazioni previste dal Miur”.

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