Nei suoi 400 anni di storia non era mai successo. La prestigiosa Università di Harvard per la prima volta avrà per presidente una afroamericana. Claudine Gay, figlia di immigrati haitiani, guiderà l’ateneo più antico degli Usa che di recente ha fatto mea culpa per il ruolo che i suoi professori hanno avuto nel perpetuare la piaga della schiavitù. Undottorato in scienze politiche, la Gay era finora la preside della Facoltà di Arti e Scienze: prenderà il posto di Lawrence Bacow che in giugno ha annunciato le dimissioni. Harvard ha già avuto in Drew Faust una presidente donna, mai però una persona afroamericana aveva occupato il ruolo più importante dell’ateneo.
La nomina arriva mentre Harvard si prepara a una importante decisione della Corte Suprema sulla ‘affirmative action‘, la politica delle quote in virtù delle quali minoranze svantaggiate e oggetto di discriminazione ricevono una speciale considerazione nell’accesso alle scuole, un tema su cui la Gay è un’esperta.

Lo scorso aprile la più antica “torre d’avorio” americana aveva chiesto scusa perché tra i suoi leader, professori e funzionari ci furono proprietari di schiavi tra XVII e XVIII secolo, quando la schiavitù era legale in Massachusetts. L’ateneo Ivy Legue aveva pubblicato un rapporto da cui emergono stretti legami con la ricchezza generata dal lavoro di schiavi nel Sud del Paese e nei Caraibi e il suo ruolo importante nella lunga storia del razzismo in America. Il rapporto contraddice qualsiasi nozione che, in virtù della sua collocazione geografica nel New England illuminato, Harvard fosse rimasta immune dalla piaga dello schiavismo e del razzismo. Quello pubblicato è stato un momento fondatamente nell’esame di coscienza dell’ateneo. L’ateneo, fondato nel 1636, si è impegnato a spendere cento milioni di dollari per riparare alle ingiustizie che macchiano il suo passato unendosi ad altre università’ – tra queste Brown, Georgetown e il Seminario Teologico di Princeton ; che oltre a scusarsi per la schiavitù hanno messo a disposizioni risorse finanziarie per fare ammenda.

Tra le scoperte c’è quella che per il primo secolo e mezzo dalla fondazione, schiavi nativi e di origine africana ebbero un ruolo integrale nella comunità di Harvard, il cui primo “schoolmaster”, Nathaniel Eaton, aveva in schiavitù un uomo soprannominato “il Moro” che serviva i primi studenti del college. Altri presidenti, studiosi, funzionari e professori ebbero al loro servizio oltre 70 schiavi fino a quando la schiavitù in Massachusetts fu abolita nel 1783. Harvard fu poi tra gli atenei che diedero ospitalita’ a studiosi di “scienza della razza” e dell’eugenetica tra Ottocento e Novecento, le cui teorie offrirono conforto ai sostenitori della supremazia dei bianchi. “Abbiamo beneficato e in certo senso perpetuato pratiche profondamente immorali”, aveva detto il presidente dell’università Lawrence Bacow in una email al corpo accademico e allo staff: “Abbiamo dunque la responsabilitaà morale di fare quanto è in nostro potere per affrontare gli effetti corrosivi di queste pratiche storiche”.

Foto: Stephanie Mitchell/Harvard Staff Photographer

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