E’ una soluzione “alla tedesca” quella adottata dal Consiglio dei ministri per cercare di mantenere operativa la raffineria di Priolo, in Sicilia. L’impianto, che fornisce il 20% dei carburanti utilizzati in Italia, appartiene alla russa Lukoil e con l’entrata in vigore, il prossimo 5 dicembre, dell’embargo europeo sul greggio di Mosca, rischia di rimanere velocemente senza materia prima da raffinare. Scartata l’ipotesi, non percorribile, di chiedere una deroga all’embargo, la società verrà posta sotto amministrazione fiduciaria, come fatto da Berlino per alcuni impianti di Rosneft sul suo territorio. Questo dovrebbe mettere le banche in condizione di riprendere ad erogare credito e assicurare i carichi di greggio della raffineria che potrebbe così tornare a rifornirsi anche su altri mercati e non solo da quello russo. La prima ondata di sanzioni aveva infatti precluso alla raffineria la possibilità di acquistare sul mercato lasciandole come unica possibilità quella di affidarsi ai rifornimenti della casa madre.

Oggi il quotidiano inglese Financial Times ha scritto che Lukoil ha ripreso i colloqui con il gruppo di private equity statunitense Crossbridge Energy Partners per cedere la raffineria. La cessione, riferisce il quotidiano, potrebbe avvenire sulla base di una valutazione di 1-1,5 miliardi di euro ma richiederà la preventiva approvazione del governo italiano. I colloqui erano già iniziati nel corso del 2022 e avevano subito un’accelerazione alla fine dell’estate, quando i manager di Crossbridge avevano condotto una due diligence di 12 giorni nell’impianto. Poi però non se ne era saputo più nulla. L’operazione potrebbe essere finanziata dal grande trader di commodity Vitol. Nel caso in cui le trattative con gli americani non dovessero andare a buon fine, anche il trader Trafigura sarebbe interessato a Priolo. Il Financial Times aggiunge che l’Italia sta valutando la possibilità di acquistare una quota di minoranza nella società svizzera tramite cui Lukoil controlla Isab attraverso l’esercizio del Golden Power (partecipazioni che danno allo Stato un diritto di veto in ragioni dell’importanza strategica di una società).

I destini dello stabilimento di Priolo riguardano anche 10mila famiglie della zona del siracusano. Tremila sono i dipendenti diretti, altri 7mila quelli dell’indotto. “Noi abbiamo paura. Diecimila famiglie dell’area industriale a Priolo hanno paura di non potere pagare i debiti con le banche, di non potere mandare i figli all’università. Da deputato di questa maggioranza, da sindaco di Melilli, da padre di famiglia, da lavoratore in aspettativa della zona industriale le chiedo presidente di attivarsi. Siamo alle porte di un disastro”. Così il parlamentare regionale autonomista del Mpa, Giuseppe Carta, rivolgendosi al governatore Renato Schifani all’Assemblea siciliana.

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