IL LATO OSCURO DEI MONDIALI – PUNTATA 8 – Rimet sognava un torneo che avrebbe “unito le nazioni, avvicinando i popoli e rendendo il mondo un solo grande paese”. Non è andata proprio così. Da Francia 1938 a Qatar 2022, la Coppa del Mondo è anche una storia di guerre, omicidi, imbrogli e regimi dittatoriali. Puntata dopo puntata, vi raccontiamo le storie emblematiche degli intrecci tra calcio e potere

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El Gordo de Navidad è il primo premio della lotteria nazionale spagnola, la cui estrazione, programmata per il 22 dicembre, rappresenta una delle grandi tradizioni natalizie della Spagna. Una delle particolarità risiede nella presenza dei bambini del collegio di San Ildefonso di Madrid, che a turno estraggono da una sfera trasparente, chiamata “bombo”, le palline contenenti i numeri e i premi associati, quindi cantano le cifre indicate dalle citate palline. L’idea piacque molto alla Fifa, che decise di organizzare allo stesso modo il sorteggio del tabellone del Mondiale 1982, “la prima esperienza calcistica davvero globale” a detta del presidente Joao Havelange, orgoglioso di aver portato a termine la propria missione di allargare la fase finale della coppa del mondo a 24 squadre. Il sorteggio fu però un tale disastro organizzativo da far affermare a un corrispondente dell’emittente spagnola ABC: “Se la nostra lotteria nazionale fosse stata gestita così, nel paese sarebbe scoppiata una nuova guerra civile”.

In tempi recenti si è parlato molto della scelta di Gianni Infantino di aumentare a 40 il numero delle squadre partecipanti al Mondiale. Criticità, discussioni e modus operandi sono identici a quelli che, oltre quarant’anni fa, seguirono la scelta politica di Havelange, che puntò forte proprio sull’allargamento della coppa del mondo per garantirsi l’elezione, avvenuta nel 1974, a presidente Fifa. Ieri come oggi, un ruolo chiave fu svolto dalle Federazioni dei continenti meno rappresentati, serbatoi di voti che Havelange si premurò di ampliare con cura attraverso una serie infinita di viaggi (solo nel 1974 visitò 83 paesi). Così come identiche furono le perplessità di molti addetti ai lavori sulla perdita di qualità delle prime fasi del torneo ampliato, che nel 1982 ospitava debuttanti quali Nuova Zelanda, Kuwait e Honduras.

Alla faccia dell’evento che doveva unire i popoli, la Fifa si trovò assediata dalle polemiche, molte delle quali diretta conseguenza delle turbolenze della politica mondiale. Francia e Inghilterra, già ai ferri corti per i problemi logistici del progetto di costruzione del Tunnel della Manica, litigarono per l’assegnazione agli inglesi dell’ultimo posto disponibile quale testa di serie. Ai francesi diede man forte il Belgio vice-campione d’Europa in carica, che giudicò priva di alcuna logica sportiva la scelta di premiare una nazionale che da 12 anni non partecipava al Mondiale. C’erano poi le tensioni tra Argentina e Inghilterra per le Isole Falkland/Malvinas, sfociate – a sorteggio avvenuto – in un conflitto. Sul lato africano, il Camerun minacciava il ritiro per la presenza della Nuova Zelanda, che aveva infranto il boicottaggio anti-apartheid disputando un’amichevole contro il Sudafrica. Infine, la Polonia non voleva accoppiamenti contro “l’oppressore sovietico”, mentre il Brasile chiedeva la squalifica di Argentina e Perù per il biscotto (la famigerata “marmelada peruana”) cucinato al Mondiale di quattro anni prima.

L’ultima bomba prima del sorteggio fu sganciata dalla Bild Zeitung, che attaccò il connazionale Hermann Neuberger, vice-presidente della Fifa nonché capo del Comitato Organizzatore, rispolverando un caso avvenuto quattro anni prima in Argentina, quando consentì di visitare il ritiro della nazionale tedesca occidentale a Hans Ulrich Rudel, ex pilota dell’esercito nazista rifugiatosi in Sud America al termine della guerra, mentre vietò l’accesso a Gunter Netzer. L’ex nazionale tedesco, all’epoca inviato come giornalista-opinionista, pagava il trasferimento di qualche anno prima dal Borussia Mönchengladbach al Real Madrid senza aver avvisato la Federcalcio tedesca, “agli occhi di Neuberger”, scriveva la Bild Zeitung, “un crimine ben più grave di quelli commessi da un nazista in fuga”.

La cerimonia del sorteggio di Spagna ’82 ricalcata dalla lotteria nazionale spagnola prevedeva l’estrazione da quattro gigantesche gabbie metalliche girevoli di palloni di plastica Tango in miniatura, ciascuno dei quali conteneva nome e bandiera dei paesi qualificati. Gli incaricati erano i bambini del collegio di San Ildefonso, che avrebbero dovuto raccogliere il bussolotto uscito dall’urna e consegnarlo al tavolo degli ufficiali Fifa dove, oltre ad Havelange e Neuberger, sedeva anche Sepp Blatter, all’epoca segretario generale del massimo ente calcistico. Tra tutte le istanze ricevute, la Fifa decise a tavolino di non accoppiare le squadre sudamericane nei gironi, pertanto nei gruppi con testa di serie Argentina e Brasile avrebbero dovuto finire due squadre europee di terza fascia, Belgio e Scozia, mentre Perù e Cile dovevano essere destinate solo a gruppi con teste di serie europee. Fu l’inizio del disastro, perché gli addetti alle urne si dimenticarono di selezionare i bussolotti da inserire nelle gabbie secondo quanto previsto dalle direttive dall’alto. Il Belgio uscì così nel gruppo dell’Italia e la Scozia con l’Argentina. Blatter, nell’imbarazzo generale e tra i mormorii della sala, fu costretto ad ammettere l’errore. Il tabellone elettronico fu sistemato a tavolino spostando il Belgio con l’Argentina e la Scozia con il Brasile.

Prine Felipe era il bambino addetto a raccogliere il bussolotto uscito dalla gabbia. Ricorda che “prima della trasmissione ci fecero fare delle prove, ma le palline continuavano a incastrarsi nelle gabbie. Neuberger era paonazzo. Dopo l’errore nel sorteggio, si incastrarono di nuovo e dovettero usare dei bastoni per far ripartire il macchinario. Poi una pallina si ruppe, rivelando il contenuto. Ci scappò un sorriso, in mondovisione. Fummo ripresi da Neuberger in diretta tv, ma l’errore non era nostro, si trattava di un problema meccanico. Dopo la trasmissione fu costretto dai vertici della Fifa a venire da noi per scusarsi”. Gli intoppi continuarono anche nell’esecuzione dell’inno nazionale spagnolo, causando l’accumulo di ulteriore ritardo, che la Fifa si rifiutò di ridurre eliminando i cultural breaks, gli spazi dedicati alle danze nazionali dei paesi in competizione. Dietro le quinte, le aziende spagnole che avevano sponsorizzato l’evento minacciarono di denunciare la Fifa se, per ragioni di rispetto dei tempi, fossero stati tagliati gli spot commerciali.

Game for a Laugh fu il titolo del Sun il giorno successivo all’evento farsa. Per il sorteggio di Messico ’86 la Fifa impose che i delegati estraessero direttamente i bussolotti dalle urne. I cultural breaks furono mantenuti. Per molti anni, a gennaio, Prine Felipe e altri ex studenti del San Ildefonso hanno organizzato una rimpatriata per ricordare i loro 15 minuti di fama e “riderci sopra”.

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