“Regalo di Natale per i deputati: maxi bonus da 5.500 euro per tablet, Airpods, cellulari e pc”. Messa così, la notizia fa venire l’ulcera a tutti. Poi si chiama uno dei tre questori della Camera, magari quello grillino per chiedergli conto, e si scopre che non è proprio così, perché la spesa per ogni deputato alla fine non sale ma scende di circa 300 euro, e che ben altri costi sono stati sventati proprio dall’ufficio di presidenza ora incriminato per il “fattaccio”, a partire da un aumento automatico degli stipendi parlamentari da 30 milioni di euro l’anno, di cui nessuno ha parlato. Partiamo dall’inizio.

Su Repubblica ma anche su altri giornali si racconta che giovedì scorso, giusto un mese prima di Natale, l’ufficio dei Questori di Montecitorio ha licenziato una delibera che ritocca le spese ammesse a rimborso con un “maxi bonus” per comprarsi tablet, smartphone, schermi a 34 pollici, Airpods e a pc e via dicendo. In pratica, le spese per le “dotazioni degli uffici” rispetto alla precedente legislatura aumentano del 120%, passando da 2500 a 5.500 euro. Un privilegio che – si sottolinea da più parti – 400 onorevoli si concedono mentre, fuori del palazzo, cala la scure sul Reddito di cittadinanza e sui sostegni contro il caro benzina, mentre alla sanità si destinano briciole. E via con l’elenco dei “regali” ammissibili. La bile già monta.

Poi si alza il telefono, alla vecchia maniera. “Si sono io” risponde il questore grillino Filippo Scerra che insieme a Paolo Trancassini (Fdi) e Alessandro Benvenuto (Lega) è autore del misfatto. Forse il più indicato da strattonare, visto che è stato eletto nel partito che voleva battersi contro gli sprechi e privilegi della Casta. “No guardi, non mi pento affatto”, risponde. “La verità è opposta a quella che viene descritta perché mancano alcuni dettagli sugli intenti e gli effetti della delibera che abbiamo approvato”. Quali? “In realtà si tratta di una rimodulazione delle voci di spesa, il cui effetto è semmai un risparmio, per quanto modesto, perché si passa da 7.500 euro a circa 7.250. Ma certo non un aumento”. Spiega il questore che nella legislatura precedente ogni deputato aveva a disposizione circa mille euro compresa iva per spese di cancelleria l’anno. “In molti sostenevano che la dotazione delle spese di cancelleria fosse esagerata e che ci fossero state in passato troppe spese superflue sul capitolo”. Così questa voce viene ridotta a 350 euro Iva compresa, per totali 1750 euro a legislatura. “Dunque pur aumentando le dotazioni informatiche a 5.500 euro a legislatura la dotazione complessiva è inferiore a quella della precedente: si passa da 7.500 a 7.250. Proprio perché di un risparmio si tratta, e non di un aumento, non ho fatto battaglie su questo. Mentre su altre questioni più rilevanti ho piantato i pugni sul tavolo”.

Racconta il deputato che un mese fa, in sede di previsione del bilancio triennale, si era materializzata sullo stesso tavolo dei questori la questione, ben più spinosa per le casse dello Stato, degli aumenti automatici degli stipendi parlamentari, quelli previsti per il trattamento economico dei magistrati, la cui rivalutazione di volta in volta viene fatta saltare confermando i tagli introdotti a partire dal 2006. L’ultima volta per effetto della delibera 134 del 19/12/2021, che rimandava la questione a dopo il 2024. Stavolta, sempre in ufficio di Presidenza, si era aperto uno spiraglio. “Si era paventato di posticipare la decisione sul 2025 ai prossimi mesi, ma ho insistito con forza perché fosse presa fin d’ora, escludendo ogni ipotesi di aumento. Non l’ho visto su nessun giornale, anche se sarebbe costato alle casse dello Stato circa 30 milioni. Su quello ho fatto le barricate, non sulla rimodulazione delle spese che non costa un euro in più e anzi porta semmai a un risparmio, per quanto piccolo”.

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