“Le modifiche al reddito di cittadinanza partono da un’idea molto astratta di occupabilità. Dire che se si è occupabili non si ha diritto ad avere un sostegno al reddito, nonostante si sia poveri, non solo è sbagliato, ma anche fuorviante del motivo per cui le persone sono povere. Mi colpisce molto che non si parli almeno del salario minimo e delle politiche di lavoro riguardanti la creazione e l’aumento di posti di lavoro. Si parla solo di lavoratori potenziali che non lavorano per colpa loro, perché questo si suggerisce implicitamente”. Così, ai microfoni di “24 Mattino” (Radio24), la sociologa Chiara Saraceno, già presidente del comitato scientifico di valutazione del reddito di cittadinanza per il governo Draghi, commenta la manovra del governo Meloni e le modifiche sulle regole relative al reddito di cittadinanza.

Saraceno aggiunge: “È tipica di questo governo, ma purtroppo è anche molto diffusa, questa idea secondo cui se un povero è occupabile, non dovrebbe prendere niente perché è colpa sua se non lavora. Certamente è stato un errore quello di proporre il reddito di cittadinanza come una misura di politica attiva del lavoro, mentre dovrebbe essere fondamentalmente una politica di sostegno al reddito di chi è in povertà perché possa avere una vita decente. Dopodiché, è chiaro che per le persone teoricamente in grado di lavorare è importante mettere in campo politiche attive del lavoro, che dovrebbero esserci comunque“.

E spiega: “Subordinare il sostegno al reddito all’essere occupabili è assolutamente sbagliato, non avviene da nessuna parte. In tutti i paesi in cui esiste il reddito minimo da tantissimo tempo, c’è innanzitutto la garanzia del reddito. Poi per chi è in grado di essere occupato ci sono le politiche attive del lavoro, gli incentivi, gli stimoli, anche i controlli e le punizioni. Ma ci sono. Non è che non ti do il reddito perché sei teoricamente occupabile – continua – Anche la proposta della commissione europea sul reddito minimo per i poveri, approvata a settembre e in procinto di arrivare al consiglio dei ministri europei nei prossimi mesi, chiarisce proprio questo: per i poveri ci deve essere la garanzia di un reddito decente senza distinzione per chi è occupabile e chi non è occupabile. Poi per gli occupabili occorre fare delle politiche serie in modo che possano accedere a un lavoro buono”.

La sociologa conclude: “Come viveva questa gente prima del reddito di cittadinanza? Molto male, basta leggere il recente rapporto di Save the children sulla povertà minorile. Queste persone non è che non lavorano, ma spesso si arrabattano con lavoretti in nero o precari. Ci sono anche poveri che lavorano regolarmente, ma non hanno un reddito sufficiente per tenerli fuori dalla povertà e quindi vanno a mangiare alla Caritas. Non hanno cioè una vita dignitosa. Questo è inaccettabile. Se a noi va bene che chi è sfortunato viva male, allora togliamo tutto”.

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